Hamas avrebbe chiesto più tempo per esaminare nel dettaglio il piano di pace proposto dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump per porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza, in corso da quasi due anni. Lo riporta la tv saudita Al-Arabiya, citando fonti vicine al movimento palestinese. Secondo quanto riferito, il gruppo armato palestinese sta valutando attentamente la proposta americana, che prevede un cessate il fuoco immediato, uno scambio di prigionieri tra Hamas e Israele, il ritiro graduale delle forze israeliane da Gaza, il disarmo del movimento islamista e la creazione di un governo di transizione sotto guida internazionale.
Ieri, Muhammad Nazal, membro dell’Ufficio Politico di Hamas, ha dichiarato che il gruppo ha “delle osservazioni” sul piano di Trump e che renderà pubblica la sua posizione “molto presto”.
L’ultimatum della Casa Bianca
Martedì Trump ha concesso a Hamas un ultimatum di tre o quattro giorni per accettare la proposta. Il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha già dato il proprio assenso, mentre da Gaza non è ancora arrivata una risposta ufficiale. Washington considera l’iniziativa una delle ultime occasioni per sbloccare una situazione che ha già causato decine di migliaia di vittime e una crisi umanitaria senza precedenti.
Il ruolo del Cairo
Un ruolo centrale nella mediazione è svolto dall’Egitto, tradizionalmente interlocutore privilegiato tra Israele e Hamas. Il Ministro degli Esteri egiziano, Badr Abdel Aati, intervenendo all’Istituto Francese per le Relazioni Internazionali di Parigi, ha spiegato che il Cairo sta collaborando con Qatar e Turchia per convincere Hamas ad accettare il piano di Trump, avvertendo che un rifiuto rischierebbe di portare a una nuova escalation militare. “È evidente che Hamas deve deporre le armi. Non si deve dare a Israele alcuna scusa per continuare il suo attacco su Gaza”, ha detto Abdel Aati. “Quello che sta accadendo va ben oltre il 7 ottobre. Non si tratta più di vendetta, ma di una continua pulizia etnica e genocidio. Basta così”.