A Sidoarjo, nella parte orientale dell’isola di Giava, il silenzio è rotto solo dai rumori dei soccorritori e dalle grida che filtrano dalle macerie. Lunedì pomeriggio, il collegio islamico Al Khoziny è collassato mentre decine di studenti, tra i 12 e i 17 anni, erano riuniti in preghiera. Tre ragazzi sono morti, almeno 91 risultano ancora intrappolati. Le operazioni di salvataggio sono una corsa contro il tempo. Secondo le autorità indonesiane, il crollo è stato causato da lavori abusivi: due piani aggiunti illegalmente sopra la sala di preghiera hanno ceduto sotto il peso del cemento appena colato. Le studentesse, che si trovavano in un’altra ala dell’edificio, sono rimaste illese. I soccorritori, oltre 300, hanno individuato sei sopravvissuti e stanno cercando di raggiungerli con cibo, acqua e ossigeno attraverso le fessure. Ma la struttura è instabile, e l’uso di macchinari pesanti è stato sospeso per evitare ulteriori cedimenti. Le famiglie si sono radunate attorno all’edificio e negli ospedali, in attesa di notizie. Alcuni genitori hanno raccontato di aver ricevuto messaggi dai figli intrappolati, altri si affidano al passaparola dei soccorritori. “Sentiamo pianti e grida,” ha dichiarato Nanang Sigit, capo dell’agenzia di soccorso di Surabaya. “Ma dobbiamo procedere con estrema cautela.” Il governo ha promesso un’indagine approfondita e il presidente Joko Widodo ha espresso cordoglio alle famiglie delle vittime. Intanto, la comunità locale si mobilita con donazioni e supporto logistico. Ma ogni ora che passa rende più fragile la speranza. E sotto le macerie, il tempo non perdona.
