La Generazione Z del Perù è scesa in piazza. Centinaia di giovani hanno invaso le strade di Lima per protestare contro il governo della presidente Dina Boluarte, in quella che è stata definita la “terza marcia del risveglio peruviano”. A guidare la mobilitazione, studenti, collettivi civili e autotrasportatori, uniti da un sentimento comune: sfiducia nelle istituzioni e rabbia per una crisi che sembra non avere fine. Le rivendicazioni sono molteplici: dalla riforma pensionistica che obbliga i giovani a versare contributi a fondi privati, alla crescente insicurezza legata alla criminalità organizzata, passando per la corruzione dilagante e la repressione delle proteste. “Non è solo una marcia, è un grido generazionale,” ha dichiarato una manifestante di 22 anni. “Ci hanno tolto il futuro, ora chiediamo risposte.” La protesta, inizialmente pacifica, è degenerata in scontri violenti con le forze dell’ordine. Secondo fonti locali, almeno 30 persone sono rimaste ferite, tra cui nove giornalisti. La polizia ha risposto con gas lacrimogeni, proiettili di gomma e arresti. Alcuni manifestanti hanno lanciato pietre e molotov, mentre altri hanno tentato di superare le barriere verso il Congresso. Il gradimento della presidente Boluarte è ai minimi storici: secondo i sondaggi, solo il 2,5% dei peruviani approva il suo operato. Il suo mandato scade nel luglio 2026, ma la pressione sociale cresce di settimana in settimana. Intanto, la Generazione Z continua a organizzarsi, sfruttando piattaforme digitali e reti civiche per coordinare nuove mobilitazioni. Il Perù vive una stagione di fermento giovanile che potrebbe ridefinire il suo futuro politico. E mentre le strade di Lima si riempiono di slogan e lacrimogeni, una nuova generazione reclama il diritto di essere ascoltata.
Perù, la Generazione Z contro Boluarte: scontri e rivendicazioni a Lima
