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Usa aprono a attacchi in profondità. Ue: scudo aereo con Kiev, Mosca richiama 135mila coscritti

Kellogg: “Trump ha detto sì al lungo raggio”. Cremlino: i Tomahawk americani non sono la panacea. Consiglio Europeo al lavoro per aggirare il veto ungherese all'adesione ucraina
martedì, 30 Settembre 2025
2 minuti di lettura

Gli Stati Uniti alzano l’asticella del sostegno militare a Kiev. Ieri Keith Kellogg, inviato speciale di Donald Trump per l’Ucraina, ha dichiarato a Fox News che il presidente ha autorizzato la capacità di colpire “in profondità” obiettivi in Russia: “Non esistono santuari”. Il vice-presidente JD Vance ha confermato che Washington sta valutando la richiesta europea di fornire a Kiev missili da crociera Tomahawk con gittata fino a 2.500 km, dossier su cui — ha precisato — la decisione finale spetterà a Trump. Mosca replica con freddezza. Il portavoce Dmitry Peskov afferma che “i Tomahawk non sono una panacea in grado di cambiare il fronte” e pone interrogativi sul controllo d’impiego: chi li lancia, chi assegna i target, fino a che punto entrerebbero in gioco i militari Usa? Il Cremlino parla inoltre di “pausa” nei contatti negoziali per la “riluttanza” di Kiev a proseguire il dialogo. Sullo sfondo, Dmitrij Medvedev insiste: l’Europa sarebbe “vulnerabile e divisa” e “non può permettersi una guerra con la Russia”.

Droni e sconfinamenti

La tensione cresce anche nei cieli del Nord. Dopo le molteplici segnalazioni di droni in Danimarca e lo sconfinamento in Polonia, Stoccolma alza il tono: per il premier Ulf Kristersson i velivoli atterrati in territorio polacco “erano russi”. Copenaghen conferma voli di caccia su Bornholm per una missione di “preparazione al respingimento”, mentre viene segnalato un altro drone su Bardufoss. Da Berlino, il ministro degli Esteri Johann Wadephul parla di “provocazioni per testare la determinazione Nato” e rilancia il Triangolo di Weimar come architrave della coesione europea. Varsavia avverte: i prossimi intrusi saranno abbattuti. La Nato intanto intensifica la sorveglianza nel Baltico e rafforza la difesa aerea danese in vista dei vertici a Copenaghen. L’operazione Eastern Sentry vede nuovi assetti alleati, ma pone anche un dilemma: trasferire sistemi in Europa nord-orientale rischia di sottrarli alla difesa ucraina. Il Segretario generale Mark Rutte invoca decisione “ma con valutazione proporzionata della minaccia”. Le regole d’ingaggio restano classificate: il comandante supremo in Europa, gen. Alexus Grynkewich, dovrà bilanciare rapidità e rischio d’escalation. Gli esperti mettono in guardia: reagire troppo svela procedure e tempi di risposta, reagire troppo poco alimenta ulteriori violazioni; “aprire il fuoco è davvero l’ultima spiaggia”, avverte l’ex pilota francese Pierre-Henri Chuet.

Coesione con Kiev

Sul versante politico-militare prosegue il coordinamento tra Kiev e i partner europei. Al termine del vertice a Varsavia con Francia, Germania e Polonia, il ministro ucraino Andrii Sybiha riferisce che “la linea tiene, con contrattacchi locali e catture significative”, e chiede pressione aumentata su Mosca: sanzioni coordinate, utilizzo dei beni russi congelati, rafforzamento della difesa. In agenda anche le “garanzie di sicurezza” e la “rapida adesione all’Ue”, che per Kiev è parte integrante del dispositivo di protezione. In parallelo, Volodymyr Zelensky rilancia l’idea di uno scudo aereo congiunto Ucraina-Europa.

Bruxelles studia come aggirare il veto ungherese

A Bruxelles prende corpo il dibattito su come aggirare il veto ungherese nell’apertura dei capitoli negoziali: la Commissione indica che per alcune fasi intermedie dell’allargamento si potrebbe valutare il ricorso alla maggioranza qualificata, mantenendo l’unanimità sulla chiusura dei capitoli e sulla decisione finale. Il presidente del Consiglio europeo è al lavoro su consultazioni esplorative. Da Minsk, Alexander Lukashenko bolla come “sconsiderate” le ipotesi occidentali di abbattere aerei russi che violino lo spazio aereo dell’Alleanza: “Provateci su Kaliningrad e la risposta sarà immediata”. A Budapest, Viktor Orbán respinge come “sciocchezze” i sospetti ucraini su droni ungheresi e nega che l’Ungheria sia una minaccia: “I nemici arrivano da Est”.

Putin richiama 135mila coscritti

Mentre le cancellerie discutono, il Cremlino consolida la macchina bellica: ieri Vladimir Putin ha firmato il decreto di leva autunnale per 135mila cittadini tra 18 e 30 anni (1 ottobre-31 dicembre), con contestuale congedo per chi ha completato la ferma. Un segnale di continuità dello sforzo di mobilitazione, mentre la guerra entra in una fase in cui la profondità strategica — dallo spazio aereo alla gittata dei missili — diventa la nuova linea del fronte.

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