Dal prossimo gennaio, tutti i lavoratori nel Regno Unito dovranno essere registrati attraverso un sistema di identificazione digitale obbligatoria. Lo ha annunciato il Ministero dell’Interno britannico, presentando il nuovo programma “WorkID”, pensato per semplificare i controlli occupazionali, ridurre il lavoro nero e rafforzare la sicurezza nazionale. Il sistema prevede l’assegnazione di un codice digitale univoco a ogni lavoratore, collegato a dati biometrici e documenti ufficiali. L’identificazione sarà necessaria per accedere a contratti, buste paga, benefit pubblici e persino per aprire conti bancari legati all’attività professionale. Le aziende saranno tenute a verificare la validità del WorkID prima di assumere o rinnovare rapporti di lavoro. “È una svolta epocale per il mercato del lavoro britannico,” ha dichiarato il ministro per la Sicurezza Digitale, Sir Malcolm Reeves. “Con questo sistema, tuteliamo i diritti dei lavoratori onesti e contrastiamo l’economia sommersa.” Le reazioni non si sono fatte attendere. Le associazioni sindacali temono un eccesso di sorveglianza e possibili discriminazioni nei confronti di lavoratori stranieri o precari. Alcuni esperti di privacy sollevano dubbi sulla gestione dei dati sensibili, chiedendo garanzie sull’accesso e sulla conservazione delle informazioni. Il governo ha assicurato che il sistema sarà conforme al GDPR e che i dati saranno gestiti da un ente indipendente. Intanto, le grandi aziende si preparano all’adeguamento, mentre i piccoli imprenditori chiedono incentivi per affrontare la transizione. Con WorkID, la Gran Bretagna punta a diventare leader europeo nella digitalizzazione del lavoro. Ma il confine tra efficienza e controllo resta sottile.
