L’appello, per ora caduto nel vuoto, in un’informativa urgente al Senato sul caso della Global Sumud Flotilla in viaggio verso Gaza, del ministro della Difesa, Guido Crosetto. “Il ministero degli Esteri, in stretto coordinamento con la Difesa, ha già offerto una soluzione concreta per consentire l’arrivo degli aiuti umanitari, e ha assicurato la presenza in prossimita’ dell’area di una nave militare, pronta a fornire assistenza e soccorso. Resta tuttavia indispensabile che la flottiglia non tenti di forzare il blocco: esporre vite umane a rischi in acque nelle quali non sarebbe possibile intervenire in soccorso non avrebbe alcun senso e comporterebbe pericoli inutili”, dichiara il Ministro Crosetto.
“Come ho ribadito alle Camere, repetita iuvant, sia l’Ambasciata che lo Stato Maggiore della Difesa israeliano erano stati informati prima”, evidenzia il ministro, “e sono costanti i contatti per monitorare ogni possibile problematica. Così come ogni azione e decisione e’ coordinata con il ministero degli Esteri”.
Flotilla no agli aiuti lasciati a Cipro
La delegazione italiana del Global mouvement to Gaza, a nome del comitato direttivo della Global Sumud Flotilla comunica alle “autorità italiane di non accettare la proposta ricevuta ieri su una possibile deviazione degli aiuti in direzione Cipro, per poi farli arrivare a Gaza con il coinvolgimento del patriarcato latino di Gerusalemme”. “La nostra missione – sottolineano – rimane fedele al suo obiettivo originario di rompere l’assedio illegale e consegnare gli aiuti umanitari alla popolazione assediata di Gaza, vittima di genocidio e pulizia etnica. Qualsiasi attacco o ostruzione alla missione costituirebbe una grave violazione del diritto internazionale”.
“Continuiamo a chiedere al Governo una risposta netta, severa e seria, in linea con il diritto internazionale”. Perentoria la risposta della ambasciata israeliana. “Israele non consentirà alle imbarcazioni di entrare in una zona di combattimento attiva e non permetterà alcuna violazione del legittimo blocco navale”.
L’Ue, 50 milioni euro per Gaza
La Commissione europea ha stanziato altri 50 milioni di euro in assistenza umanitaria per rispondere alla catastrofica situazione umanitaria a Gaza e per far fronte alle crescenti esigenze umanitarie in Cisgiordania. Ciò porta l’aiuto umanitario di emergenza totale dell’Ue nel 2025 a 220 milioni di euro a Gaza e in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est, e a oltre 550 milioni di euro dal 2023. “La prima carestia in assoluto è stata confermata a Gaza e il massiccio sfollamento forzato causato dall’offensiva militare in corso a Gaza City sta lasciando le famiglie alla disperata ricerca di cibo, riparo, assistenza sanitaria e protezione”.
ProPal nuove manifestazioni
Il coordinamento Torino per Gaza ha annunciato, attraverso i social, un corteo che sabato dal capoluogo piemontese raggiungerà l’aeroporto ‘Sandro Pertini‘ di Caselle, dopo l’occupazione dei binari della stazione ferroviaria di Porta Susa. “Dopo le ultime giornate di mobilitazione, abbiamo davvero dimostrato di scendere in piazza con una determinazione e una coscienza diversi al grido di bloccare tutto – dicono – per questo sabato scenderemo in piazza e tutti insieme raggiungeremo l’aeroporto di Caselle, luogo strategico è fondamentale per la città di Torino”.
Netanyahu: dirò all’Onu la verità di Israele
“Vado con mia moglie all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e a Washington. All’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dico la nostra verità”, lo ha annunciato il primo ministro israeliano Netanyahu, “quella dei cittadini di Israele, la verità dei soldati dell’IDF, la verità del nostro Paese. Denuncerò quei leader che, invece di denunciare gli assassini, gli stupratori e i massacratori di bambini, vogliono dare loro uno Stato nel cuore della Terra d’Israele. Questo non accadrà”.
Abu Mazen all’Onu
La guerra di Israele a Gaza “sarà ricordato come uno dei capitoli più orribili del XX edel XXI secolo”: lo ha detto il leader dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, in video collegamento all’Assemblea Generale dell’Onu dopo che l’amministrazione Trump gli ha negato il visto.
“Da due anni quasi la gente palestinese a Gaza sta vivendo un genocidio fatto di uccisioni e fame. Una guerra dove gli occupanti israeliani compiono crimini contro l’umanità, documentati e monitorati”. Gli attacchi di Hamas del 7ottobre in Israele “non rappresentano il popolo palestinese”, ha proseguito. Hamas non dovrebbe avere alcun ruolo in un futuro governo palestinese. “Siamo grati agli Stati che hanno riconosciuto lo Stato palestinese” e “ringraziamo coloro che hanno protestato a sostegno del diritto del popolo palestinese”. “Non vogliamo uno stato” palestinese “armato”, ma moderno e democratico”.
“Abbiamo fatto tutti gli sforzi possibili per costruire le istituzioni di uno Stato palestinese moderno che viva fianco a fianco con Israele in pace e sicurezza”, ha aggiunto, “ma Israele non ha rispettato gli accordi”. Abu Mazen ha aggiunto che i palestinesi hanno “riconosciuto il diritto di Israele a esistere nel 1988 e nel 1993 e continuiamo a riconoscerlo”.