Il soft power dietro le storie d’amore turche

Il successo globale delle fiction turche, basato su produzioni di qualità a basso costo, trame avvincenti, potenza narrativa e una distribuzione studiata, risponde a una precisa politica espansionistica dell’influenza di un Paese che punta a conquistare le democrazie occidentali
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La Turchia nonostante abbia ottenuto lo status di paese candidato a entrare nella Unione europea nel 1999 e abbia avviato i negoziati di adesione nel 2005, questi sono attualmente in fase di stallo a causa del regresso in materia di democrazia, Stato di diritto e diritti fondamentali in Turchia. La Turchia rimane un partner strategico per l’UE in aree come la migrazione e il commercio, ma la sua adesione non è stata possibile a causa di divergenze politiche e del mancato rispetto dei criteri di adesione. E’ possibile che dietro l’affermazione globale delle fiction turche, le cosiddette dizi film, ci sia un preciso progetto di avvicinare il pubblico occidentale agli usi e costumi di un Paese che altrimenti potrebbe apparire troppo distante dai valori condivisi dalle moderne democrazie.

Grazie a una strategia coerente la Turchia è oggi il terzo Paese esportatore mondiale di contenuti televisivi, dopo USA e UK e questo incredibile sviluppo dell’audiovisivo sembrerebbe essere parte di un progetto culturale e politico che mira a rafforzare la propria influenza globale attraverso un soft power culturale. Oltre alla narrazione, le serie offrono al pubblico un’immersione nella cultura turca, tra tradizioni, costumi e una geografia che spazia dalle coste del Mar Egeo ai vicoli antichi di Istanbul, fino a paesaggi rurali e incantati. Queste ambientazioni diventano, di episodio in episodio, parte integrante della narrazione, regalando allo spettatore una finestra su un mondo vicino e al tempo stesso lontano.

Come le serie televisive dalla Turchia hanno conquistato il mondo

Questa popolarità non è casuale, ma frutto di una combinazione di elementi che rendono queste serie irresistibili e accessibili a un vasto pubblico. Una delle principali ragioni del successo delle fiction turche è la capacità di raccontare storie universali, che parlano di amore, famiglia, tradizione e riscatto sociale. Le trame sono spesso ricche di colpi di scena, passioni travolgenti, conflitti familiari e densità emotiva, elementi capaci di tenere lo spettatore incollato allo schermo episodio dopo episodio. Le location delle fiction turche, tra le luci di Istanbul, le coste del Bosforo, i villaggi tradizionali e i paesaggi mozzafiato, aggiungono un fascino esotico che incuriosisce chi desidera scoprire una cultura diversa dalla propria. I costumi, la musica e le atmosfere contribuiscono a rendere le storie ancora più affascinanti e immersive.

Inoltre, negli ultimi anni, le case di produzione turche hanno investito molto nella qualità tecnica delle serie, dalla fotografia alla colonna sonora, dalla regia ai costumi, tutto è curato nei minimi dettagli. Questo livello di professionalità permette alle fiction turche di competere con le produzioni internazionali più affermate, anche per i costi che restano più bassi della concorrenza italiana o americana. E che, nonostante i costi contenuti, ottengono ascolti altissimi.

Le serie turche, poi, non si limitano solo a intrattenere, affrontando spesso anche tematiche di grande attualità, come la condizione femminile, l’amicizia, i legami familiari e le sfide della società moderna, favorendo la riflessione e il dialogo tra culture diverse. In altre parole, le “dizi” rappresentano oggi molto più che una semplice evasione. Sono finestre emozionanti su storie universali, interpretate da personaggi autentici e immerse in scenari da sogno. Un successo trasversale, che ha saputo cogliere i desideri di un pubblico globale in cerca di emozioni vere e nuove prospettive. Secondo l’analisi di Fox Networks Group Italy, le produzioni turche si distinguono per la qualità visiva e narrativa, con storie che parlano al cuore soprattutto di un pubblico femminile over 25. Inoltre, studi accademici confermano che le “dizi” sfruttano archi emotivi forti, racconti ricchi di suspense e passione, in grado di instaurare un legame profondo con gli spettatori.

Strategie di soft power nella distribuzione

Le piattaforme di streaming e le reti televisive internazionali hanno contribuito a diffondere le fiction turche in tutto il mondo, grazie a doppiaggi e sottotitoli in numerose lingue. La facilità di accesso ha ampliato il pubblico, trasformando la moda in un vero e proprio fenomeno globale. Le case di produzione turche lavorano anche molto con distributori privati, che, per quanto riguarda il nostro Paese, trovano in Mediaset un partner più flessibile rispetto alla RAI, che ha procedure di appalto più lente e criteri più rigidi. Netflix e Disney+ hanno, poi, aggiunto titoli turchi, ma con un taglio più internazionale e meno “melodrammatico”, quindi rivolto a un pubblico diverso.

Una storia che parte da lontano

Il fenomeno ha preso piede in Italia già a partire dal 2016, quando Cherry Season – La stagione del cuore ha fatto il suo debutto su Canale 5, attirando un vasto pubblico. Da lì, il successo non si è più fermato. Titoli come Bitter Sweet – Ingredienti d’amore (2019) hanno trasformato Can Yaman in un vero sex symbol per le telespettatrici italiane. Serie come Terra Amara (titolo originale Bir Zamanlar Çukurova) hanno fatto registrare in Italia ascolti record: in prima serata ha superato eventi speciali e addirittura trasmissioni con la partecipazione del Papa, sintonizzando milioni di spettatori. In generale, Endless Love, La rosa della vendetta e Tradimento, continuano a essere titoli forti nei palinsesti Mediaset. Nel frattempo, Netflix ha ampliato l’offerta con titoli più audaci e orientati a un target diverso, come Io sono Farah, Mezarlık, Kubra, capaci di mescolare generi, temi sociali e melodramma con forte impatto emotivo.

Cristina Calzecchi Onesti

Cristina Calzecchi Onesti

Giornalista ed esperta di comunicazione aziendale. Dopo esperienze in tutta la comunicazione, dagli uffici stampa alle Relazioni esterne, ai Rapporti istituzionali, per quasi dieci è stata assistente parlamentare, portavoce e spin doctor alla Camera e al Senato. Da sempre si occupa di politica, sociale, diritti civili e ambiente.

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