L’agenzia di rating Fitch ha ufficialmente declassato il merito creditizio della Francia, portandolo da “AA-” ad “A+” con outlook stabile. Una decisione che scuote i mercati e mette sotto pressione il governo di Sébastien Lecornu, alle prese con una crisi politica interna e un debito pubblico in costante crescita. Secondo Fitch, il downgrade riflette “l’elevato indebitamento e la frammentazione del sistema politico”, due fattori che limitano la capacità del Paese di attuare un risanamento fiscale credibile. Il debito francese, già al 113,2% del PIL nel 2024, è destinato a salire fino al 121% entro il 2027. Un livello che pone la Francia tra i Paesi più indebitati dell’area euro, superando persino l’Italia in alcuni indicatori di rischio. La sconfitta del governo alla mozione di fiducia dello scorso luglio ha evidenziato la crescente polarizzazione politica. Dal 2024, la Francia ha visto alternarsi tre esecutivi, rendendo difficile l’approvazione di riforme strutturali e misure di contenimento del deficit. Fitch ritiene improbabile che Parigi riesca a riportare il disavanzo sotto il 3% del PIL entro il 2029, come previsto dalle regole europee. Il ministro uscente dell’Economia, Eric Lombard, ha “preso atto” della decisione, sottolineando però la solidità dell’economia francese e la resilienza del sistema bancario. Il nuovo premier Lecornu ha avviato consultazioni con le forze parlamentari per definire una legge finanziaria che possa rassicurare gli investitori e rilanciare la credibilità del Paese. Il declassamento avrà conseguenze concrete: aumenterà il costo del debito, già salito al 4,43% per i titoli trentennali, e potrebbe ridurre l’appeal della Francia sui mercati internazionali. In un contesto globale incerto, Parigi dovrà dimostrare di saper invertire la rotta, prima che la fiducia si eroda definitivamente.
