Per la prima volta dall’inizio del conflitto, le Forze di difesa israeliane hanno emesso un ordine di evacuazione obbligatorio per tutti i residenti di Gaza City. La decisione arriva dopo la distruzione di diversi grattacieli ritenuti basi operative di Hamas e all’indomani dell’uccisione di quattro soldati israeliani in un attacco del movimento islamista. Secondo le stime dell’esercito, nella città rimangono circa 900.000 persone, nonostante i precedenti avvertimenti abbiano spinto molti a lasciare l’area. Tra i civili sarebbero presenti anche otto-dieci ostaggi israeliani ancora vivi. L’esercito ha ordinato di abbandonare immediatamente Gaza City attraverso il corridoio di Al-Rashid, in direzione sud verso le cosiddette “zone umanitarie”.
“L’esercito è determinato a sconfiggere Hamas e opererà con forza a Gaza City, proprio come ha fatto nel resto della Striscia”, si legge nel messaggio distribuito alla popolazione. “Rimanere nell’area è estremamente pericoloso”, recita il volantino, che indicava anche un numero di telefono per segnalare eventuali checkpoint di Hamas o tentativi di impedire l’evacuazione.
La posizione di Israele
Sul fronte diplomatico il Ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar, in visita a Zagabria, ha affermato che “Israele è interessato a porre fine alla guerra nella Striscia di Gaza sulla base della proposta del presidente americano Donald Trump e in conformità con i principi stabiliti dal Consiglio di Sicurezza”. È la prima dichiarazione pubblica di un esponente del governo di Tel Aviv sulla nuova iniziativa statunitense, che prevede anche il rilascio di tutti gli ostaggi. Ma secondo il quotidiano libanese ‘Al-Akhbar’, la proposta americana non sarebbe stata ancora discussa in modo concreto dai mediatori, Qatar ed Egitto, che la considerano al momento impraticabile e priva di garanzie reali. Le due capitali continuano a esercitare pressioni su Washington affinché avvii negoziati più strutturati e, soprattutto, spinga Israele a interrompere le operazioni militari su Gaza City.
Hamas accusa Netanyahu
Da parte palestinese Mahmoud Mardawi, alto funzionario di Hamas all’estero, ha dichiarato ad Al-Jazeera: “In linea di principio, c’è una proposta che noi e tutte le fazioni palestinesi abbiamo già accettato. È stata presentata alla presenza di Egitto e Qatar”. Secondo Mardawi, l’ostacolo principale resterebbe il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu: “Dal 18 agosto a oggi non ha risposto alla proposta. Non si tratta di una nuova iniziativa, ma di un accordo che Israele aveva già discusso a Doha, salvo poi ritirarsi. Netanyahu non è più interessato ai negoziati: è lui l’ostacolo”.