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Dazi, Fed e immigrazione: Washington sotto pressione tra Corte Suprema e moniti istituzionali

lunedì, 8 Settembre 2025
1 minuto di lettura

Il fronte economico americano si infiamma mentre la Corte Suprema si prepara a esaminare il ricorso dell’amministrazione Trump contro la sentenza d’appello che ha dichiarato illegittimi i dazi “reciproci” imposti negli ultimi mesi. Il segretario al Tesoro Scott Bessent ha lanciato l’allarme: “Se la Corte li boccia, rischiamo di dover rimborsare centinaia di miliardi di dollari. Sarebbe devastante per il Tesoro”. La posta in gioco è altissima. Secondo le stime del Congressional Budget Office, le entrate derivanti dai dazi potrebbero ridurre il deficit federale di 4 trilioni di dollari in dieci anni. Ma se la Corte confermasse l’illegittimità delle tariffe, il governo potrebbe essere costretto a restituire fino a 1 trilione di dollari agli importatori. Bessent ha ammesso che “ci sono altre strade percorribili”, ma ha anche riconosciuto che ciò “sminuirebbe la posizione negoziale del presidente Trump”. Sul fronte monetario, il direttore del National Economic Council Kevin Hassett – considerato tra i candidati alla guida della Federal Reserve – ha ribadito la necessità di mantenere l’indipendenza della banca centrale. “La Fed deve essere pienamente autonoma, anche da Trump,” ha dichiarato a CBS News, sottolineando che l’ingerenza politica nella politica monetaria è “una ricetta per l’inflazione e la miseria dei consumatori”. Intanto, Washington ha lanciato un monito sulla gestione dei lavoratori immigrati, dopo il controverso raid dell’ICE nello stabilimento Hyundai-LG in Georgia, dove sono stati arrestati 475 dipendenti sudcoreani. L’episodio ha sollevato critiche internazionali e timori di ritorsioni diplomatiche, mentre la Casa Bianca difende l’operazione come parte della strategia per favorire l’occupazione americana. Con la Corte Suprema chiamata a decidere, la Fed sotto pressione e le tensioni migratorie in aumento, gli equilibri economici e istituzionali degli Stati Uniti sembrano più fragili che mai.

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