Lisbona piange una delle sue icone. Nel tardo pomeriggio di mercoledì 3 settembre, la storica funicolare ‘Gloria’, simbolo della capitale portoghese e monumento nazionale dal 2002, è deragliata lungo Rua da Glória, schiantandosi contro un edificio. Il bilancio è drammatico: almeno 15 morti e 18 feriti, tra cui una cittadina italiana, una ricercatrice originaria dell’Aquila, ricoverata con lesioni non gravi. Il figlio, che viaggiava con lei, è miracolosamente illeso. Secondo le prime ricostruzioni, il disastro sarebbe stato causato dal cedimento di un cavo o da un guasto al sistema frenante. Il convoglio, che collega la parte bassa della città al Bairro Alto, ha perso il controllo nel tratto più ripido, trasformandosi in una trappola di lamiere e detriti. Le operazioni di soccorso sono durate ore, con vigili del fuoco e protezione civile impegnati a estrarre i passeggeri dalle carcasse accartocciate. Il presidente Marcelo Rebelo de Sousa ha espresso “profondo cordoglio” alle famiglie delle vittime, mentre il premier Luis Montenegro ha proclamato il lutto nazionale. Dall’Italia, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato: “Desidero esprimere sincero cordoglio e vicinanza al Portogallo, alle famiglie delle vittime e ai feriti coinvolti”. L’incidente ha riacceso il dibattito sulla manutenzione del trasporto pubblico: solo pochi giorni fa era stata annullata una gara d’appalto per l’Elevador da Glória, per mancanza di fondi. I sindacati avevano già denunciato la necessità di interventi urgenti. Ora, Lisbona si interroga sulle responsabilità di una tragedia che ha colpito il cuore della città e dell’Europa.
