Un tribunale turco ha annullato il congresso provinciale del Partito Popolare Repubblicano (CHP) di Istanbul, ordinando la rimozione del leader locale Özgür Çelik e di altri 195 membri della direzione. La decisione, giunta il 2 settembre, ha scatenato un’ondata di tensione politica e finanziaria, con la Borsa di Istanbul che ha perso il 4% e la lira turca tornata sotto pressione. La sentenza, motivata da presunte irregolarità procedurali nel congresso del 2023, rischia di compromettere la tenuta dell’opposizione in vista delle prossime elezioni municipali. Il CHP, già sotto attacco da mesi, aveva visto il suo volto più noto — il sindaco di Istanbul Ekrem İmamoğlu — arrestato a marzo con accuse di corruzione e sostegno a organizzazioni ritenute terroristiche dal governo. La rimozione di Çelik, figura chiave nella macchina elettorale del CHP, è stata interpretata da molti osservatori come un ulteriore segnale della stretta autoritaria del presidente Recep Tayyip Erdoğan. Il processo sulla legittimità del congresso, che riprenderà il 15 settembre, potrebbe portare anche alla destituzione del leader nazionale del partito, Özgür Özel. La reazione dei mercati è stata immediata: il rendimento dei titoli di Stato a due anni è balzato al 39,78%, mentre i credit default swap sono saliti di 9 punti base. La banca centrale turca è intervenuta per sostenere la valuta, già indebolita da mesi di instabilità politica e inflazione galoppante. Il CHP ha denunciato la decisione come “una manovra politica mascherata da giustizia”, mentre diverse ONG internazionali parlano di “erosione sistematica dello stato di diritto”. In un clima di crescente polarizzazione, la democrazia turca appare sempre più fragile. E Istanbul, cuore pulsante dell’opposizione, rischia di perdere la sua voce.
Turchia, terremoto politico a Istanbul: tribunale estromette il leader dell’opposizione per irregolarità nel congresso
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