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Mosca ringrazia Trump ma accusa l’Europa, Kiev promette “attacchi in profondità”

Putin al vertice dell'Organizzazione della Cooperazione di Shanghai evoca un nuovo ordine mondiale. Trump: improbabile incontro Putin-Zelensky, forse a tre
lunedì, 1 Settembre 2025
2 minuti di lettura

Sul dossier ucraino, la diplomazia si frammenta mentre sul terreno la guerra corre. Ieri il Cremlino ha ribadito di essere “grato per gli sforzi di Trump”, ma ha accusato il “partito europeo della guerra” di ostacolare un’intesa: “Siamo pronti a una soluzione politico-diplomatica, ma da Kiev non vediamo reciprocità”, ha detto il portavoce Dmitrij Peskov, confermando che le operazioni militari continueranno finché non ci saranno segnali concreti.

Al vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, aperto ieri a Tianjin con Xi, Putin e Modi, il presidente russo ha evocato un “nuovo ordine mondiale” alternativo all’Occidente. Da Washington, Donald Trump ha giudicato “improbabile” un faccia a faccia Putin-Zelensky, più plausibile “un trilaterale”. In un’intervista ha usato l’analogia di “due bambini nel parco giochi” che devono “spingersi per un po’” prima di smettere: una tregua, insomma, non sarebbe a portata di mano. Secondo Axios, alti funzionari statunitensi accusano alcuni leader europei di sostenere pubblicamente l’iniziativa americana per la pace e di boicottarla in privato, rallentando gli esiti del vertice dell’Alaska.

Una lettura che trova eco nel messaggio dell’inviato del Cremlino per la cooperazione economica, Kirill Dmitriev: “Anche Washington ora vede che i leader Ue, avanzando richieste impossibili, trascinano il conflitto”. Intanto il Telegraph riferisce che Trump avrebbe proposto agli alleati l’impiego di compagnie militari private Usa per rafforzare le fortificazioni ucraine come garanzia di sicurezza, evitando il dispiegamento diretto dell’esercito americano, con il supporto di contingenti europei in una zona cuscinetto. Sul piano della narrativa, la portavoce russa Maria Zakharova ha insinuato un possibile collegamento tra l’omicidio dell’ex presidente del Parlamento ucraino Andriy Parubiy e i sommozzatori sospettati dell’attacco al Nord Stream. Un’accusa senza prove pubbliche, che alimenta il clima di sospetto incrociato.

Il fronte: droni, energia e linee di contatto

Nella regione russa di Belgorod, il governatore ha denunciato ieri tre civili feriti in attacchi di droni ucraini. Mosca sostiene di aver abbattuto 112 velivoli senza pilota in 24 ore e di aver colpito infrastrutture portuali “a uso militare” in Ucraina. Da Kiev arriva la versione speculare: lo Stato maggiore respinge le cifre vantate dal generale Gerasimov sulle conquiste territoriali russe (“offensiva estiva finita in nulla”) e rilancia con Volodymyr Zelensky: “Sono pianificati nuovi attacchi in profondità”.

Il presidente ucraino indica Pokrovsk come il punto di maggior pressione russa. Sul terreno, il bollettino registra 182 scontri in un giorno lungo la linea del fronte. In Donetsk si contano morti e feriti tra i civili; a Zaporizhzhia, 391 attacchi in 24 ore hanno colpito 16 insediamenti. A sud, la regione di Odessa è stata bersaglio di un massiccio raid notturno con danni alle infrastrutture energetiche: oltre 25-29 mila utenze senza elettricità tra Chornomorsk e dintorni, con ripristini in corso grazie ai generatori.

Kiev rivendica, in contropiede, attacchi a due raffinerie russe, a Krasnodar e Syzran, con esplosioni e incendi segnalati. Sull’asse nord-est, fonti ucraine indicano la liberazione del villaggio di Myrne, vicino a Kupyansk, punto che consentiva alle forze russe di controllare una via d’accesso alla città. Il portavoce del Gruppo operativo-strategico Dnipro parla di “avanzata ulteriore” in quell’area.

Variabile Corea del Nord

Nel mosaico geopolitico, Pyongyang ha reso noto che la decisione d’inviare soldati a sostegno di Mosca risale al 28 agosto 2024, dopo l’incursione ucraina a Kursk. Alla vigilia di una visita di Kim Jong-un a Pechino – con possibile incontro con Putin – l’annuncio mira a capitalizzare il contributo militare in chiave di concessioni diplomatiche ed economiche. Stime dell’intelligence sudcoreana parlano di circa 15 mila nordcoreani dispiegati, con perdite significative.

Quadro d’insieme: tra diplomazia dai toni duri e guerra di logoramento, le parti irrigidiscono posture e narrativa. Se gli Usa cercano una cornice politica – anche “non ortodossa” – per disinnescare il conflitto, Mosca e Kiev moltiplicano i segnali di forza: da una parte raid e abbattimenti record, dall’altra promesse di “attacchi in profondità” e difesa dei nodi logistici. Il vertice SCO offre visibilità a un fronte alternativo all’Occidente; l’Europa, accusata da più lati, resta l’arbitro implicito di ogni equilibrio possibile.

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