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Viktor Orbàn, Primo Ministro dell'Ungheria, Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti

Guerra in Ucraina, oleodotto russo colpito. Trump spinge Orbán a cedere sul veto all’Ue

Presidente USA: "Zelensky non è innocente, ma senza accordo sarà guerra economica a Putin"
giovedì, 28 Agosto 2025
2 minuti di lettura

La guerra in Ucraina continua a generare ripercussioni militari, energetiche e diplomatiche. Secondo fonti dell’intelligence ucraina citate da diversi media, una “potente esplosione” ha colpito l’oleodotto Ryazan-Mosca, principale fonte di approvvigionamento di carburante per la capitale russa. L’incidente, avvenuto a Bozhatkovo, a circa 180 chilometri da Mosca, ha costretto a sospendere a tempo indeterminato le forniture. Transneft, l’operatore statale, utilizza quella linea anche per rifornire l’esercito. Sul piano politico, Politico Europe rivela che Donald Trump avrebbe convinto il premier ungherese Viktor Orbán a ritirare il veto all’ingresso dell’Ucraina nell’Ue, un passo ritenuto strategico da Kiev. Budapest si era detta disponibile solo all’adesione della Moldavia. Il Cremlino ha reagito con freddezza, definendo “negativo” il dibattito europeo sull’invio di peacekeeper in Ucraina. Intanto il Wall Street Journal ha svelato contatti segreti tra ExxonMobil e Rosneft per un possibile ritorno del colosso Usa in Russia. Gli incontri, guidati dal vicepresidente Neil Chapman, si sarebbero intensificati dopo l’insediamento di Trump. L’ipotesi di riattivare il progetto Sakhalin, sospeso dal 2022, segnerebbe un clamoroso riavvicinamento economico tra Washington e Mosca, nonostante le sanzioni. Sul terreno, continuano i bombardamenti russi. A Kherson, colpi di artiglieria hanno ucciso un’anziana di 81 anni e due lavoratori agricoli, mentre droni hanno ferito altri civili. Nell’oblast di Dnipropetrovsk, i distretti di Nikopol e Synelnyk sono stati colpiti da decine di attacchi: un edificio di cinque piani è stato danneggiato, ma non si registrano vittime. Lo Stato Maggiore ucraino ha contato 173 scontri armati in 24 ore, con 64 raid aerei e quasi 3.900 droni kamikaze lanciati da Mosca.

Zelensky: “Pressione reale su Mosca”

In un messaggio pubblicato su X, il presidente Volodymyr Zelensky ha denunciato “segnali negativi” da parte della Russia riguardo ai negoziati, ribadendo la necessità di “passi concreti” per una vera diplomazia. Ha anche riferito di 100mila famiglie rimaste senza elettricità dopo attacchi contro infrastrutture civili nelle regioni di Poltava, Sumy e Chernihiv. “I russi non reagiscono alle richieste internazionali: servono nuove misure di pressione”, ha affermato.

Usa, dazi al 50% contro l’India

Sul fronte economico, sono entrati in vigore i dazi americani al 50% su diversi prodotti indiani, come punizione per gli acquisti di petrolio russo da parte di Nuova Delhi. Trump, che ha già imposto tariffe record a livello globale, ha avvertito che nuovi dazi fino al 100% potrebbero colpire anche il settore elettronico. Gli esportatori indiani temono conseguenze pesanti per occupazione e crescita, stimata ora sotto il 6%.

La Germania valuta il ritorno alla leva

Berlino ha presentato un disegno di legge per introdurre un servizio militare volontario di sei mesi, con l’obiettivo di rafforzare la Bundeswehr e aumentare i riservisti. Il ministro della Difesa Boris Pistorius punta a portare le forze armate da 180mila a 260mila effettivi entro il 2030. Se i numeri non saranno raggiunti, potrebbe tornare la coscrizione obbligatoria.

Mosca lascia il trattato contro la tortura

Il governo russo ha annunciato l’intenzione di recedere dalla Convenzione del Consiglio d’Europa contro la tortura, definita da Kiev “una tacita ammissione di colpa” per i crimini commessi nei territori occupati. L’Onu e diversi Paesi occidentali hanno già denunciato casi sistematici di torture e sparizioni forzate.

Diplomazia in Moldova

Una delegazione ucraina guidata da Andriy Yermak e Rustem Umerov sarà negli Usa per incontrare l’inviato Steve Witkoff e discutere le garanzie di sicurezza. Intanto i leader europei Emmanuel Macron, Friedrich Merz e Donald Tusk si sono recati in Moldova per esprimere sostegno alla presidente Maia Sandu, denunciando le interferenze russe in vista delle elezioni di settembre.

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