Con 78 voti favorevoli, 35 contrari e 14 astensioni, il Seimas – il parlamento lituano – ha confermato ieri Inga Ruginiene come prima ministra, segnando una nuova fase per il Paese baltico. Sindacalista di lungo corso e già ministra della Sicurezza Sociale, Ruginiene prende le redini del governo dopo le dimissioni di Gintautas Paluckas, travolto da un’inchiesta per corruzione che ha scosso la precedente coalizione. La leader socialdemocratica, 44 anni, sarà la terza donna a guidare l’esecutivo lituano, dopo Kazimiera Prunskiene e Ingrida Simonyte. La sua nomina arriva in un clima politico teso: mentre il presidente Gitanas Nauseda formalizzava l’incarico, circa duemila manifestanti si radunavano a Vilnius per contestare la nuova coalizione, criticando la presenza del partito populista Amanecer del Nemunas, accusato di posizioni antisemite e filorusse. Il nuovo governo poggia su un’inedita alleanza tra il Partito Socialdemocratico, la Lega dei Verdi e dei Contadini e il movimento Alba sul Nemunas. Ruginiene ha promesso un programma centrato su equità sociale, difesa nazionale e sostegno all’Ucraina, ma dovrà presentarlo entro 15 giorni per ottenere l’approvazione definitiva del Seimas. Nonostante le critiche sull’inesperienza politica, la premier ha ricevuto parole di apertura anche dall’opposizione. “L’energia può trasformarsi in ambizione”, ha dichiarato Laurynas Kasciunas, ex ministro della Difesa. Ruginiene, dal canto suo, ha esordito con un appello all’unità: “Il mio sogno è ritrovarmi qui, alla fine del mandato, e poter dire che insieme abbiamo fatto qualcosa di importante”. La Lituania volta pagina. Ma il cammino del nuovo esecutivo si preannuncia tutt’altro che semplice.
