Al meeting di Rimini il Presidente emerito Draghi è intervenuto per tracciare un punto di situazione sull’Europa. Pochi possono vantare di conoscere i meccanismi europei come Mario Draghi e il suo punto di vista non può essere non commentato con delle riflessioni dal nostro giornale, il cui fondatore, Alcide De Gasperi, insieme al francese Robert Schuman ed al tedesco Konrad Adenauer, dopo la seconda guerra mondiale, diedero vita con spirito visionario, tenace volontà e poetica lungimirante tensione verso la fratellanza dei popoli, alle premesse per la costituzione di una patria europea.
La ferrea, rigorosa, pragmatica e realistica analisi sull’Europa del 2025 dell’autorevolissimo e pregevolissimo italiano Mario Draghi non può che trovare consensi unanimi come fosse la declinazione di un’espressione matematica.
Senza però nulla togliere al valore “certificativo” dell’analisi espressa dal Presidente Draghi, eccezionale risorsa della nostra nazione, il senso comune di ciascuno di noi, trasversalmente tra i vari orientamenti politici nazionali, ha trovato il coraggio vincendo il pudore, di condividere la lettura della situazione attuale dell’Europa nel panorama geopolitico in via di formazione.
Europa gigante economico e del welfare
Un passaggio cruciale, a parere di chi scrive, è nell’affermazione che appare evidente che alla rilevanza economica dell’Europa non corrisponde pari influenza geopolitica. L’economia europea, se considerata unendo i prodotti interni lordi di tutte le nazioni che ne fanno parte, si collocherebbe come seconda potenza economica tra Stati Uniti e Cina.
Il nostro Welfare è il più strutturato, democratico ed efficace al mondo, condividiamo valori di democrazia, tolleranza e civiltà, i cittadini sono consapevoli di queste conquiste e non vogliono rinunciarci ma, argutamente, il Presidente ha affermato che manca la capacità di difenderli. L’organizzazione politica europea, strutturatasi sul precedente equilibrio mondiale, stenta ad adeguarsi al nuovo quadro geopolitico.
L’Europa come necessità per competere nel panorama mondiale
L’Europa fino al 1945 ebbe la tendenza alla litigiosità tra gli Stati scivolando in ben due conflitti mondiali a causa di culture, etnie, lingue, tradizioni ed interessi economici contrastanti.
A parere di chi scrive la non perfetta identità di scopi, benché siano stati fatti progressi notevoli, non è del tutto cessata, ma come ha testualmente detto Draghi “E’ insostenibile argomentare che staremmo meglio senza di essa (Europa)”.
Al di fuori di fisiologiche percentuali di euroscettici, l’Italia ha sempre manifestato concretamente apertura, entusiasmo, dialogo, sacrificio degli interessi nazionali (si pensi all’entrata in vigore della moneta unica che ha oggettivamente premiato la Germania). L’Italia ha sempre partecipato lealmente al dibattito ed alla costruzione delle attuali Istituzioni europee. Troppo spesso noi Italiani abbiamo avuto ingiustificati “sensi di colpa” verso la propensione all’integrazione. Con realismo spesso abbiamo constatato che lo scettiscismo e la difesa miope di propri interessi nazionali provenivano piuttosto da altri Stati europei.
Operare per la creazione di politica estera e difesa comune
L’illuminante chiara ed esaustiva analisi del Presidente Draghi ha circoscritto e definito il problema tanto correttamente che la soluzione è pressoché consequenziale e in linea con quanto già approvato nel secondo pilastro del trattato di Maastricht del 1992: è tempo di realizzare politica estera e difesa comune.
L’elezione del Presidente Trump negli Stati Uniti, nostro storico alleato, ha dato un impulso improcrastinabile e necessario a questa indifferibile esigenza, mettendoci di fronte a scelte politiche, economiche e militari, difficili da compiere senza l’unità europea e l’aiuto degli USA.
Politica USA come stimolo per compattare la politica europea
L’attuale indirizzo politico degli USA deve essere quindi colto come un’opportunità per far evolvere l’Unione Europea. Gli Stati Uniti, con metodi e sistemi diversi e meno traumatici, dopo la seconda guerra mondiale, attraverso il piano “Marshall”, cercarono di stemperare la litigiosità europea aprendo le premesse per avere un’economia comune. Oggi è necessario compiere l’ulteriore passo relativamente alla difesa ed alla politica estera.
Dialogo tra gli statisti
Per concludere ci riagganciamo alla figura di De Gasperi, il “Cavour della Repubblica Italiana” e uno dei padri fondatori della “nostra Patria Europa”. Auspichiamo che nuovi statisti del suo calibro, come di Schuman e di Adenauer, portino avanti il meraviglioso progetto di fratellanza europea. Certamente il loro era un sogno più difficile da realizzare e ce l’hanno fatta, oggi i nuovi politici hanno la strada spianata… ed è l’unica percorribile…