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Gaza, 37 morti nei raid israeliani. L’appello dei rabbini: “Il futuro dipende dalla chiarezza morale”

sabato, 23 Agosto 2025
1 minuto di lettura

Una nuova giornata di sangue nella Striscia di Gaza. Secondo quanto riportato dall’agenzia palestinese Wafa nove civili sono rimasti uccisi negli attacchi israeliani che hanno colpito una casa nel quartiere di Al-Sabra, una tenda di sfollati a Khan Yunis e un gruppo di persone in attesa di aiuti nel nord dell’enclave. Fonti mediche parlano in totale di 37 morti dall’alba di oggi. Tra le vittime ci sono anche quattro bambini, colpiti da un raid aereo nel sud di Khan Yunis, come riferito da Al Jazeera citando l’ospedale del Kuwait. I piccoli sarebbero stati sorpresi mentre cercavano riparo nelle tende allestite per gli sfollati.

L’appello dei rabbini e delle guide religiose

La tragedia quotidiana della popolazione civile ha trovato eco in un appello diffuso da 80 rabbini ortodossi internazionali, che hanno preso posizione sulla crisi umanitaria di Gaza. Il testo, ricevuto in Italia dal Consiglio delle Guide Religiose della Coreis, è stato definito “un richiamo coraggioso e coerente” in nome della responsabilità etica delle fedi. “La crisi umanitaria che si sta consumando a Gaza è una delle più gravi della storia recente”, scrivono i firmatari, ricordando che il conflitto è iniziato con il “terribile attacco terroristico di Hamas contro Israele il 7 ottobre 2023”, ma che questo non può esonerare Tel Aviv dal suo dovere di proteggere la popolazione civile.
Il documento denuncia la strategia dei blocchi umanitari, che in più occasioni hanno impedito l’ingresso di cibo e medicinali, facendo temere “lo spettro di una carestia”. Si sottolinea inoltre come “la giustificata rabbia verso Hamas” sia stata trasformata da alcuni estremisti “in un sospetto generalizzato verso l’intera popolazione di Gaza, compresi i bambini, bollati come futuri terroristi”.

La voce delle comunità religiose in Italia

Le guide religiose musulmane della Coreis hanno accolto l’appello dei rabbini con parole di sostegno: “Convergere oggi, insieme all’invito di Papa Leone XIV alla preghiera e al digiuno per la pace, significa assumere una responsabilità comune. Preghiamo per la sopravvivenza delle famiglie palestinesi a Gerusalemme e Gaza e per il rilascio incondizionato degli ostaggi israeliani. Chiediamo che i terroristi vengano disarmati senza mai sterminare militarmente la dignità e la vita di qualsiasi popolo”.

Critiche alla linea del governo Netanyahu

Nel testo dei rabbini si legge anche una critica all’assenza di una “chiara visione postbellica” da parte del premier israeliano Benjamin Netanyahu, che avrebbe lasciato spazio alle posizioni più radicali della coalizione, incluse proposte come l’“esilio volontario” dei palestinesi da Gaza o la rinuncia alla liberazione degli ostaggi pur di inseguire una “vittoria totale”. Il messaggio finale richiama i valori fondanti dell’ebraismo: “Il futuro di Israele dipende non solo dalla sua forza militare, ma anche dalla sua chiarezza morale. Facciamo sentire la nostra voce a favore della giustizia, della rettitudine e della pace per tutti i popoli, anche e soprattutto nei momenti più difficili”.

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