A poco più di un mese dalla fine della guerra lampo con Israele, l’Iran ha dato il via alla sua prima esercitazione militare navale, segnando un ritorno muscolare sulla scena geopolitica. L’operazione, battezzata “Sustainable Power 1404”, si è svolta il 21 agosto nelle acque strategiche del Golfo di Oman e dell’Oceano Indiano, coinvolgendo unità navali regolari e sistemi missilistici avanzati. Le immagini diffuse dalla televisione di Stato mostrano la fregata IRIS Sabalan e la nave IRIS Ganaveh lanciare missili da crociera Nasir e Qadir contro obiettivi in mare, colpendoli con precisione chirurgica. Un messaggio chiaro, diretto non solo a Tel Aviv, ma anche agli alleati occidentali: Teheran è ancora in grado di proiettare forza. La guerra di 12 giorni, scoppiata a giugno, ha lasciato ferite profonde. L’Iran ha subito perdite significative, sia in termini di uomini che di infrastrutture militari. Ma la rapidità con cui ha rialzato la testa, organizzando un’esercitazione su larga scala, suggerisce una strategia di resilienza e deterrenza. Secondo analisti regionali, l’obiettivo è duplice: ricompattare l’opinione pubblica interna e riaffermare il ruolo dell’Iran come potenza navale nel quadrante mediorientale. Non a caso, l’esercitazione è stata accompagnata da dichiarazioni ufficiali che parlano di “capacità sostenibili” e “difesa degli interessi nazionali”. In un contesto internazionale sempre più instabile, dove le alleanze si ridefiniscono e le tensioni si moltiplicano, l’Iran sceglie il mare per riaffermare la propria sovranità. E lo fa con una dimostrazione di forza che, al di là della retorica, lascia intendere che il dopo-guerra è già iniziato. E sarà tutt’altro che silenzioso.
