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Gaza, l’invasione è iniziata: Israele annuncia il controllo della periferia

Richiamati 60mila riservisti e iniziata la colonia E1 che spacca la Cisgiordania. Guterres: azione contro soluzione 2 Stati. Ue: viola il diritto.
venerdì, 22 Agosto 2025
2 minuti di lettura

L’esercito israeliano ha avviato ieri la prima fase dell’operazione terrestre contro Gaza City. Il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf), generale Effie Defrin, ha dichiarato che le truppe “controllano già la periferia” della città. L’annuncio è arrivato poche ore dopo che il premier Benjamin Netanyahu aveva ordinato di accelerare la conquista delle ultime roccaforti di Hamas nell’enclave. Per sostenere l’offensiva, il governo ha approvato l’invio di circa 60.000 lettere di coscrizione, con altri 20.000 richiami previsti entro fine mese. L’Idf ha inoltre riferito di aver informato ospedali e organizzazioni umanitarie nel nord della Striscia di prepararsi a evacuazioni di civili verso sud.Secondo il ministero della Sanità locale, nelle ultime 24 ore almeno 70 palestinesi sono rimasti uccisi e 356 feriti, tra cui 18 persone colpite nei pressi di punti di distribuzione degli aiuti. Un raid notturno contro una scuola ad al-Shati, utilizzata come rifugio per sfollati, ha provocato cinque morti e dieci feriti. Almeno cinque vittime si registrano anche a Khan Younis, nel sud della Striscia, in seguito a un attacco con drone israeliano.Hamas ha accusato Israele di ignorare i tentativi di mediazione egiziani e qatarioti, ricordando di aver accettato l’ultima proposta di tregua: 60 giorni di cessate il fuoco e la liberazione di dieci ostaggi. In un comunicato, il movimento ha denunciato che Netanyahu rappresenta “il vero ostacolo a qualsiasi accordo” e ha chiesto ai mediatori internazionali di “esercitare la massima pressione su Israele per fermare la guerra di sterminio contro il popolo palestinese”.

L’Onu: rischio di nuove sofferenze e sfollamenti

Le Nazioni Unite hanno condannato l’avvio delle operazioni israeliane. “A Gaza City ci sono civili e personale umanitario”, ha affermato il portavoce Stephane Dujarric, sottolineando che un attacco su vasta scala “creerà solo ulteriori spostamenti di popolazione già ripetutamente sfollata dall’inizio del conflitto”.Il segretario generale Antonio Guterres ha ribadito l’appello a un cessate il fuoco immediato e al rilascio degli ostaggi, avvertendo che un’offensiva totale “inevitabilmente provocherebbe morte e distruzione di massa”.

La polemica sul piano E1

Sul piano politico, la tensione si è aggravata con la decisione di Tel Aviv di approvare il progetto di costruzione di oltre 3.400 unità abitative nell’area nota come E1, tra Gerusalemme e l’insediamento di Ma’ale Adumim. Il progetto, congelato per oltre vent’anni, divide di fatto la Cisgiordania in due tronconi, ostacolando la prospettiva di uno Stato palestinese contiguo. “Si tratta di una violazione del diritto internazionale e di una minaccia esistenziale alla soluzione dei due Stati”, ha dichiarato Guterres, invitando Israele a revocare immediatamente la decisione. L’Unione Europea ha ribadito la stessa posizione, mentre il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha definito il piano “inaccettabile”.

Onu critica Usa sulle sanzioni alla Corte Penale Internazionale

Il conflitto ha sollevato nuove fratture anche sul piano giudiziario internazionale. Washington ha imposto sanzioni a due giudici e due viceprocuratori della Corte Penale Internazionale, accusati di aver autorizzato le indagini che hanno portato all’incriminazione di Netanyahu e dell’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. L’Onu ha espresso “profonda preoccupazione”, denunciando che tali misure “minano l’indipendenza giudiziaria e il funzionamento della giustizia internazionale”.

Usa, licenziato portavoce critico sulla linea di Washington

Negli Stati Uniti, il Dipartimento di Stato ha licenziato Shahed Ghoreishi, senior press officer per gli affari israeliani e palestinesi. Ghoreishi aveva firmato un comunicato in cui si affermava che Washington “non sostiene lo sfollamento forzato dei palestinesi da Gaza”. Secondo fonti citate dal Washington Post, alti funzionari avrebbero censurato la dichiarazione, provocandone la rimozione dall’incarico.

Pressioni sul governo israeliano per la libertà di stampa

Intanto, 17 senatori americani – 16 democratici più l’indipendente Bernie Sanders – hanno chiesto al segretario di Stato Marco Rubio di sollecitare Israele a garantire accesso e protezione ai giornalisti a Gaza. “Vietare e censurare i media o minacciare i reporter è inaccettabile”, hanno scritto i parlamentari, ricordando l’uccisione recente di sei giornalisti, tra cui il corrispondente di Al Jazeera Anas al-Sharif. Il presidente Trump, interpellato nello Studio Ovale, ha dichiarato: “Sarei felice se i giornalisti andassero a Gaza. È pericoloso, ma lo accoglierei con favore”.

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