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Hamas accetta la tregua proposta da Egitto e Qatar, Israele rilancia minacce di invasione

Gaza, oltre 62 mila morti. Smotrich dice ‘no’ alla tregua parziale. Netanyahu al premier dell'Australia: "È un debole"
mercoledì, 20 Agosto 2025
2 minuti di lettura

Hamas ha annunciato ieri di aver accettato l’ultima proposta di cessate il fuoco mediata da Egitto e Qatar, affermando di aver messo al primo posto “l’interesse nazionale”. Israele, però, non ha ancora dato risposta e dal governo arrivano segnali di fermezza: il premier Benyamin Netanyahu continua a legare qualsiasi accordo alla liberazione degli ostaggi e alcuni ministri chiedono di proseguire l’offensiva su Gaza. Secondo le autorità palestinesi, dall’inizio della guerra nell’ottobre 2023 i morti nella Striscia hanno superato quota 62.000. Solo all’alba di ieri, nuovi raid israeliani hanno ucciso 21 persone, tra cui diversi bambini. Taher al Nunu, portavoce di Hamas, ha dichiarato che il movimento ha accettato una proposta che contiene “garanzie statunitensi” e che, se attuata da entrambe le parti, potrebbe “alleviare le sofferenze umanitarie e proteggere i civili”. Il documento, preparato congiuntamente da Egitto e Qatar, è stato consegnato a Israele. Dal Cairo, un alto funzionario dei servizi di informazione ha confermato che “la palla è ora nel campo israeliano”. La scelta di Hamas di accettare la tregua apre uno spiraglio di pace, ma le condizioni poste da Israele e le divisioni interne al governo rischiano di bloccare ogni progresso. Sul terreno, intanto, la popolazione di Gaza continua a pagare il prezzo più alto, tra bombardamenti, fame e assenza di prospettive.

Raid su Gaza e bilancio delle vittime

Mentre i negoziati proseguivano, la Striscia è stata ancora teatro di bombardamenti. A Khan Younis sei persone sono state uccise in un attacco a tende di sfollati, mentre altre dieci hanno perso la vita a Deir el-Balah. Due civili sono stati colpiti a morte mentre attendevano aiuti a Beit Lahiya. Secondo l’agenzia palestinese Wafa, oltre cinquanta feriti sono stati registrati in poche ore.

Tensioni politiche in Israele

La prospettiva di una tregua divide il governo israeliano. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha escluso la possibilità di un cessate il fuoco parziale, sostenendo che Hamas starebbe cercando di guadagnare tempo per evitare la sconfitta totale. “Non possiamo concedere al nemico un’ancora di salvezza”, ha scritto sui social. Netanyahu, dal canto suo, ha ribadito che nessun accordo sarà possibile senza il rilascio degli ostaggi. E, sul piano diplomatico, non ha risparmiato critiche: il premier ha definito il capo del governo australiano Anthony Albanese “un politico debole”, dopo la decisione di Canberra di riconoscere lo Stato palestinese.

Le proteste degli israeliani

Nel frattempo, a Tel Aviv sono riprese le manifestazioni di attivisti e parenti degli ostaggi. Un tratto dell’autostrada Ayalon è stato bloccato per chiedere un accordo che riporti a casa i prigionieri. “Conquistare Gaza significa sacrificare gli ostaggi e i soldati”, hanno gridato i manifestanti. La polizia ha interrotto il sit-in, minacciando sanzioni contro alcuni attivisti e un fotografo del quotidiano Haaretz. Anche sul fronte interno la tensione resta altissima: oltre due milioni di israeliani hanno partecipato allo sciopero generale indetto contro il governo, con decine di arresti durante gli scontri con la polizia.

Onu: situazione “oltre il catastrofico”

Secondo il coordinatore israeliano delle attività governative (Cogat), ieri sono entrati a Gaza circa 370 camion di aiuti, mentre altri 180 pallet di cibo sono stati paracadutati da vari Paesi, tra cui Italia, Francia e Giordania. Nonostante questo flusso, le Nazioni Unite avvertono che la crisi umanitaria resta fuori controllo. “Gaza è oltre il catastrofico”, ha dichiarato il portavoce dell’ONU Stephane Dujarric. Le cucine comunitarie, che ad aprile servivano oltre un milione di pasti al giorno, oggi riescono a prepararne meno della metà. La fame continua a uccidere, anche tra i bambini. Le Nazioni Unite hanno ricordato che il 2024 è stato l’anno più sanguinoso di sempre per chi lavora negli aiuti: 383 operatori umanitari uccisi, di cui 181 solo a Gaza. Una “vergognosa accusa di apatia internazionale”, secondo il responsabile ONU Tom Fletcher. Quest’anno, fino al 14 agosto, già 265 operatori hanno perso la vita.

Libano e tensioni diplomatiche

Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha iniziato a discutere la bozza francese per prorogare fino al 2026 il mandato della forza di pace in Libano (Unifil), con l’obiettivo di un ritiro graduale. Stati Uniti e Israele avrebbero espresso contrarietà. Il voto è previsto per il 25 agosto. Intanto, dall’isola di Cipro è partita una nave con 1.200 tonnellate di cibo diretto al porto israeliano di Ashdod per Gaza, mentre il Marocco ha annunciato l’invio via aerea di ulteriori 100 tonnellate di aiuti, destinati soprattutto a bambini e neonati.

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