L’Australia ha concesso asilo politico a Jimmy Sham, ex parlamentare e figura di spicco del movimento pro-democrazia di Hong Kong, liberato lo scorso maggio dopo oltre quattro anni di detenzione. La decisione, annunciata dal Ministero dell’Immigrazione australiano, rappresenta un gesto simbolico e diplomatico di grande rilievo, destinato a irritare Pechino e a riaccendere il dibattito internazionale sui diritti civili nella regione semiautonoma cinese. Sham, noto anche per il suo attivismo LGBTQ+, era stato arrestato nel 2021 insieme ad altri 46 attivisti nell’ambito della repressione seguita alle proteste di massa del 2019. Condannato per “cospirazione a fini di sovversione” ai sensi della controversa legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino, ha scontato la pena in condizioni durissime. La sua liberazione, avvenuta in un clima di crescente pressione internazionale, ha coinciso con il rilascio di altri ex parlamentari democratici, tra cui Claudia Mo e Jeremy Tam. L’asilo concesso da Canberra è stato motivato dalla “fondamentale necessità di proteggere chi rischia persecuzioni per le proprie opinioni politiche”, come ha dichiarato il ministro Andrew Giles. La Cina ha reagito con fermezza, accusando l’Australia di “interferenze negli affari interni” e minacciando ripercussioni diplomatiche. Per Sham, l’arrivo in Australia segna l’inizio di una nuova vita, ma anche la continuazione della sua battaglia per la democrazia. “Non smetterò di parlare per chi non può farlo”, ha dichiarato in un’intervista rilasciata a Sydney. Il suo caso diventa così emblema di una lotta che, seppur repressa, continua a cercare voce oltre confine.
