Mentre il bilancio complessivo delle vittime palestinesi dall’inizio della guerra, oltre 21 mesi fa, è salito a 61.430, migliaia di israeliani sono scesi in strada ieri per protestare contro il piano del governo sull’occupazione di Gaza. La contestazione arriva quando il premier Benjamin Netanyahu, in una conferenza stampa con la stampa internazionale a Gerusalemme, ha ribadito che né Hamas né l’Autorità nazionale palestinese governeranno la Striscia dopo la guerra. “Il nostro obiettivo non è occupare Gaza ma liberarla da Hamas”, ha detto, annunciando corridoi sicuri per la distribuzione degli aiuti, più punti gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation e un aumento dei lanci aerei di viveri. Netanyahu ha ribadito che “la guerra può finire domani se Hamas depone le armi e libera tutti gli ostaggi rimasti”. Ha presentato un piano in cinque punti che prevede la smilitarizzazione di Gaza, la responsabilità della sicurezza in mano a Israele, la creazione di un’amministrazione civile non israeliana e la fine immediata della guerra in cambio della liberazione degli ostaggi. Il premier ha sottolineato che l’operazione avrà “tempi brevi” e che l’obiettivo dichiarato è “lo smantellamento di Hamas”, aggiungendo che nella Striscia restano “migliaia di terroristi armati pronti a ripetere la ferocia del 7 ottobre 2023”. Mostrando foto di bambini israeliani ostaggio di Hamas, ha accusato i media di aver falsamente attribuito a Israele la responsabilità della malnutrizione a Gaza e di diffondere menzogne basate su statistiche e affermazioni di Hamas. “Le uniche persone deliberatamente lasciate morire di fame sono gli ostaggi”, ha dichiarato, ventilando un’azione legale contro il New York Times.
Opposizione, estrema destra e sciopero
Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, esponente dell’ultradestra, ha denunciato una “inversione di rotta” del premier e minacciato di far cadere il governo, accusandolo di cedere alla debolezza per ottenere solo un accordo parziale sugli ostaggi. Il ministro per la Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir ha chiesto di “far cadere l’Anp” e di puntare alla “colonizzazione totale” di Gaza. Il leader dei democratici israeliani, Yair Golan, ha lanciato un appello a uno sciopero generale domenica prossima, insieme a famiglie di ostaggi ed ex soldati, per fermare il piano e chiedere elezioni anticipate. “La minaccia esistenziale per Israele non è Hamas, ma il governo stesso”, ha dichiarato.
La condanna internazionale
Il segretario generale dell’Onu António Guterres ha avvertito del rischio di una “pericolosa escalation” con conseguenze peggiori per milioni di palestinesi. Nove Paesi, tra cui l’Italia, si sono detti contrari al piano di occupazione. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, in un’intervista al Messaggero, ha definito l’operazione un possibile “Vietnam per Israele” e ha ribadito la necessità di una missione Onu a guida araba per riunificare lo Stato palestinese, escludendo Hamas e dialogando solo con l’Anp. Ha ricordato che l’Italia non vende armi a Israele dal 7 ottobre 2023 e ha annunciato nuove iniziative umanitarie, tra cui l’arrivo in Italia di 50 palestinesi, in gran parte bambini, per cure ospedaliere.
Le accuse di Bonelli
Angelo Bonelli (AVS) ha smentito Tajani, sostenendo che l’Italia continui a fornire assistenza militare a Israele e a esportare materiali dual use. Ha denunciato l’invio di 6.000 tonnellate di nitrato di ammonio e forniture di trizio, accusando il governo Meloni di sostenere militarmente “chi oggi sta sterminando il popolo palestinese” e di rifiutarsi di revocare l’accordo militare bilaterale.