Dopo 25 anni di servizio e 464 giorni trascorsi nello spazio, l’astronauta Barry “Butch” Wilmore ha annunciato il suo ritiro dalla NASA, meno di cinque mesi dopo il rientro sulla Terra da una missione che ha segnato un punto critico nella storia dell’esplorazione spaziale americana. Wilmore, 62 anni, era uno dei due astronauti coinvolti nel volo di collaudo della navetta Starliner della Boeing, partito nel giugno 2024 con l’obiettivo di testare il nuovo “taxi spaziale” per la Stazione Spaziale Internazionale (ISS). La missione, prevista inizialmente per una decina di giorni, si è trasformata in un’odissea di diversi mesi a causa di gravi problemi tecnici che hanno impedito il rientro programmato. Bloccati sulla ISS insieme alla collega Sunita Williams, Wilmore è diventato protagonista involontario di un acceso dibattito politico tra l’amministrazione Trump e quella Biden, con accuse incrociate sulla gestione del programma spaziale e sulla sicurezza dei voli commerciali. Il rientro è avvenuto solo a marzo 2025, grazie all’intervento della capsula Crew Dragon di SpaceX, che ha riportato i due astronauti sulla Terra in una missione di recupero straordinaria. Wilmore ha poi deciso di lasciare l’agenzia spaziale, chiudendo una carriera iniziata nel 2000, quando fu selezionato come astronauta dopo aver servito come pilota collaudatore nella Marina statunitense. Nel corso della sua carriera, Wilmore ha partecipato a tre missioni spaziali e ha effettuato cinque passeggiate extraveicolari, accumulando oltre 32 ore fuori dalla ISS. Il suo ritiro segna la fine di un’epoca per la NASA, ma anche l’inizio di una riflessione profonda sul futuro dei voli spaziali commerciali e sulla gestione delle emergenze in orbita.
