Il gabinetto di sicurezza israeliano si è riunito ieri sera per discutere e, secondo fonti interne, approvare un controverso piano voluto dal primo ministro Benjamin Netanyahu: un’occupazione militare totale della Striscia di Gaza, con un’operazione di 4-5 mesi che inizierà dalla conquista di Gaza City. L’obiettivo ufficiale è “smantellare Hamas” e “ripristinare la sicurezza”, ma le opposizioni interne e la comunità internazionale parlano apertamente di catastrofe annunciata. Secondo Channel 12, l’intervento prevede l’evacuazione forzata di circa un milione di civili – metà della popolazione della Striscia – e la costruzione di campi di tende, container abitativi e ospedali da campo. Al centro della strategia, un piano logistico finanziato con un miliardo di dollari, in parte dagli USA, per quadruplicare i centri di distribuzione alimentare. L’obiettivo dichiarato: separare gli aiuti umanitari dai meccanismi di Hamas. Ma Medici Senza Frontiere lancia l’allarme: quei centri sarebbero «trappole mortali», teatro di sparatorie e calche mortali, con almeno 28 vittime e centinaia di feriti in meno di due mesi. Nonostante le obiezioni, Netanyahu sembra aver imposto la propria linea, prevalendo su un esercito fortemente diviso. Il capo di stato maggiore Eyal Zamir ha parlato apertamente del rischio di «un buco nero» in cui Israele potrebbe sprofondare: guerriglia urbana, emergenza umanitaria e ostaggi in pericolo. Parole condivise anche dall’ex capo dell’intelligence militare Amos Yadlin: «Conquistare la Gaza in superficie è possibile, quella sotterranea no. Gli ostaggi verrebbero condannati». Nel frattempo, il dramma umanitario si aggrava. Un ex calciatore palestinese, soprannominato il “Pelé di Gaza”, è morto ieri mentre cercava cibo per la sua famiglia. I bambini vengono feriti o uccisi mentre si mettono in fila ai punti di distribuzione.
Professori Diritto Penale: “A Gaza violato diritto umanitario e internazionale”
«È disumano ridurre alla fame un’intera popolazione», ha ricordato il presidente italiano Sergio Mattarella, citato nel comunicato dei penalisti italiani approvato il 6 agosto dal Consiglio Direttivo dell’Associazione Italiana dei Professori di Diritto Penale (AIPDP) e pubblicato il giorno successivo sul sito ufficiale Sistema Penale. Si tratta di una presa di posizione formale e senza precedenti da parte di oltre 200 docenti universitari italiani, che denunciano le gravi violazioni del diritto internazionale e umanitario nella Striscia di Gaza, richiamando anche le responsabilità penali individuali già al centro di mandati della Corte Penale Internazionale.
Proteste a Tel Aviv
Il piano ha scatenato proteste anche in patria. Ieri sera, mentre il governo si riuniva, migliaia di persone sono scese in piazza a Gerusalemme per chiedere il rilascio degli ostaggi e la fine della guerra. Una madre, Einav Tsangauker, ha accusato Netanyahu di aver «sfruttato il dolore delle famiglie» e fatto fallire consapevolmente l’accordo per la liberazione. Nel porto di Ashkelon, intanto, una flottiglia simbolica con i familiari dei rapiti ha tentato di raggiungere la costa di Gaza, lanciando un drammatico “mayday” al mondo: «Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per salvare i nostri figli». Sul piano politico, inoltre, si apre un nuovo fronte interno. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, leader dell’estrema destra religiosa, ha annunciato uno stanziamento di 800 milioni di euro per l’assistenza umanitaria a Gaza. Una svolta inattesa per chi aveva sempre rifiutato ogni forma di aiuto. «Non è umanitarismo – ha dichiarato – ma una strategia per vincere la guerra». Ma l’opposizione lo accusa di “finanziare il terrorismo” con i soldi dei contribuenti. A peggiorare la posizione del ministro, una foto imbarazzante lo ritrae sorridente davanti a un graffito con la scritta “Morte agli arabi”. Pur avendo preso le distanze, le polemiche non si sono placate.
Critiche internazionali e crisi umanitaria
A livello internazionale, la condanna cresce. L’ONU parla di «scelta catastrofica». Il capo della diplomazia britannica in Israele, Simon Walters, avverte: «Occupare Gaza sarebbe un errore enorme. Non si sconfigge Hamas con i tank, ma offrendo ai cittadini un’alternativa». Dall’Europa, la vicepresidente della Commissione Teresa Ribera ha definito quanto accade a Gaza «molto simile a un genocidio», mentre 1400 funzionari UE hanno firmato una lettera per chiedere un’azione immediata contro l’offensiva israeliana. La Commissione ribadisce che «il numero di camion di aiuti è insufficiente» e denuncia il mancato accesso umanitario. Anche la voce della comunità scientifica si leva con forza. L’Associazione Italiana dei Professori di Diritto Penale ha denunciato ieri «gravi e sistematiche violazioni del diritto internazionale» da parte di Israele, parlando di crimini contro l’umanità e chiedendo l’immediata revoca delle restrizioni agli aiuti. Ricordano che la Corte Penale Internazionale ha emesso mandati d’arresto sia per Netanyahu sia per i leader di Hamas, sottolineando che «nessuno è al di sopra della legge». Cresce anche la protesta nel mondo della cultura. Oltre 200 scrittori inglesi e irlandesi – tra cui Zadie Smith, Irvine Welsh, Hanif Kureishi, Jeanette Winterson – hanno firmato un appello per un boicottaggio totale e immediato contro Israele. Chiedono la fine delle violenze, il ritorno degli ostaggi, l’accesso agli aiuti sotto l’egida dell’ONU e condannano «le politiche genocide del governo Netanyahu». «Non possiamo restare inerti – scrivono – mentre civili e bambini vengono bombardati, uccisi e affamati. I bambini di Gaza sono figli di tutti noi».