Migliaia di persone si sono riversate oggi nelle strade della capitale per celebrare il primo anniversario della caduta di Sheikh Hasina, ex premier del Bangladesh, fuggita in elicottero verso l’India dopo 15 anni di governo autoritario. La giornata, ribattezzata “Uprising Day”, è stata dichiarata festa nazionale dal governo provvisorio guidato dal premio Nobel Muhammad Yunus. La folla ha invaso Manik Mia Avenue, davanti al Parlamento, tra canti, tamburi e palloncini colorati liberati in cielo alle 14:25, ora esatta della fuga di Hasina. Ma dietro la festa, resta il ricordo delle 1.400 vittime delle proteste del luglio 2024, represse nel sangue dalle forze di sicurezza. Nel pomeriggio, Yunus ha letto la Dichiarazione di Luglio, un documento in 28 punti che definisce il regime di Hasina “fascista” e promette una nuova era di giustizia, diritti umani e trasparenza. “Il nostro obiettivo è costruire una democrazia libera dalla corruzione e dalla paura,” ha dichiarato il leader davanti a familiari delle vittime e rappresentanti della società civile. La caduta di Hasina fu innescata da un movimento studentesco, nato per protestare contro le quote nei concorsi pubblici, ma presto trasformatosi in una rivolta nazionale contro arresti arbitrari, torture e brogli elettorali. L’uccisione dello studente Abu Sayeed a Rangpur e del giovane attivista Wasim a Chittagong furono le scintille che incendiarono il Paese. Nonostante le promesse, il cammino verso il rinnovamento resta incerto. L’economia è in affanno, con un PIL in rallentamento e un’inflazione al 9%. Le elezioni generali, previste per fine anno, saranno il vero banco di prova per il nuovo corso. Oggi, tra le bandiere e le lacrime, il Bangladesh ricorda il prezzo della libertà. E guarda avanti, con speranza e cautela.