mercoledì, 23 Luglio, 2025
Attualità

Fine vita, tre italiani su quattro favorevoli alla legge: il 75% chiede tutele per chi soffre

Il tema del fine vita torna al centro dell’agenda pubblica e politica italiana, spinto da nuovi casi concreti e da un’opinione pubblica sempre più sensibile e consapevole. A rilanciarlo, in questi giorni, è la notizia della morte di Laura Santi, giornalista perugina che ha avuto accesso al suicidio medicalmente assistito secondo le procedure stabilite dalla sentenza della Corte costituzionale e in assenza di una legge nazionale. Il dibattito si è intensificato anche in seguito all’approvazione da parte della Regione Toscana di una legge che definisce le modalità per accedere alla pratica, mentre altre amministrazioni regionali stanno discutendo proposte simili. In questo scenario, un sondaggio realizzato da Only Numbers il 3 e 4 luglio 2025 fotografa con chiarezza il clima dell’opinione pubblica: il 75% degli italiani si dice favorevole a una legge che legalizzi il suicidio medicalmente assistito. La ricerca, condotta con metodologia CATI/CAWI su un campione rappresentativo di 1.000 maggiorenni, mostra un sostegno ampio e trasversale alla regolamentazione della pratica, soprattutto in presenza di malattie gravi, disabilità irreversibili e sofferenze insopportabili. A condizione, naturalmente, che vi sia il consenso esplicito del paziente.
Non si tratta di un’opinione basata sull’ignoranza del tema: quasi la totalità dei cittadini italiani afferma di sapere cosa sia l’eutanasia, segno di una consapevolezza ormai consolidata. Questo livello di conoscenza si traduce anche in un appoggio concreto alla modifica legislativa. Circa tre quarti degli intervistati approvano l’ipotesi di riforma dell’articolo 580 del Codice Penale, che renderebbe non punibile chi agevola il suicidio assistito nei casi previsti dalla giurisprudenza costituzionale.

Urgenza sociale

L’indagine di Only Numbers non fotografa solo l’esistenza di un consenso, ma anche una crescente urgenza sociale. In assenza di una legge nazionale, infatti, si moltiplicano le disparità territoriali: in alcune regioni i pazienti possono contare su procedure formalizzate e tempistiche certe, in altre l’accesso è più complicato, frammentato o addirittura inesistente. Una situazione che rischia di alimentare disuguaglianze e incertezze, proprio in momenti in cui la tutela della dignità della persona dovrebbe essere garantita su tutto il territorio nazionale. Il dato che emerge dal sondaggio si aggiunge a un contesto politico ancora incerto. Nonostante la spinta di alcune forze parlamentari e le richieste provenienti dal mondo civile e associativo, il Parlamento non ha ancora approvato una legge organica sul tema. La sentenza della Corte costituzionale n. 242 del 2019, che ha depenalizzato in alcuni casi specifici l’aiuto al suicidio, ha colmato solo in parte il vuoto normativo e continua a rappresentare l’unico riferimento concreto per chi intende avviare il percorso.
Nel frattempo, il 75% degli italiani chiede con chiarezza una legge, perché – come mostrano i numeri – la questione del fine vita è entrata stabilmente nella coscienza collettiva. E per molti cittadini, non è più solo un tema etico o giuridico: è una questione di civiltà.

 

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Conto corrente per tutti: la Camera approva all’unanimità la legge contro l’esclusione bancaria

Maurizio Piccinino

Fondazioni e Casse di risparmio, imprese e Terzo settore: patto per lo sviluppo sostenibile in Africa

Ettore Di Bartolomeo

Giustizia, il Senato approva la riforma. Ed è scontro sul ruolo dei magistrati

Stefano Ghionni

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.