Gentile Onorevole Mulè, Presidente Fava, Direttore Vittimberga, Autorità, Gentili Ospiti, è con grande senso di responsabilità che oggi accogliamo la presentazione del XXIV Rapporto Annuale dell’INPS. Questo documento ci permette di riflettere sull’anno appena trascorso, sulle tendenze socio-economiche che hanno caratterizzato il nostro sistema e sulle potenzialità che meritano di essere esplorate, ma soprattutto ci invita a tracciare un percorso per il futuro del nostro welfare, un elemento identitario della nostra comunità nazionale.
L’INPS, come ente previdenziale e assistenziale – il più grande d’Europa – rappresenta molto più di un’amministrazione pubblica. È un tassello fondamentale della nostra visione strategica, un attore chiave nelle politiche elaborate, promosse e coordinate dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. La relazione del Presidente Fava ci mostra un Istituto che, grazie alla sua Tecnostruttura, sta dimostrando la propria capacità di adattarsi e rispondere con prontezza alle sfide imposte dalla trasformazione demografica, dall’innovazione tecnologica e dalla crescente frammentazione sociale. Non si tratta più solo di erogare prestazioni, ma di diventare parte attiva in un sistema di attivazione delle comunità.
Riconosciamo e valorizziamo questa dinamica. L’INPS agisce in autonomia, seguendo le linee guida del Ministero, e ciò consente di tradurre una visione comune in progetti condivisi, alimentando un modello di welfare che protegga e renda le persone “abili a…” costruire il proprio futuro, individuando spazi di progettualità personale, familiare e comunitaria.
In questo senso, mi permetto di introdurre un tema che non è direttamente toccato dal Rapporto, ma che è parallelo a questo: la partecipazione dei lavoratori, ispirata all’articolo 46 della nostra Costituzione, che ha finalmente trovato una sua attuazione normativa. Credo fermamente che il protagonismo dei lavoratori sia fondamentale nella gestione delle aziende pubbliche, rappresentando un modo efficace per rispondere adeguatamente alle esigenze dei territori.
Questa nuova prassi, che gioca un ruolo centrale nel disegno di welfare per il lavoro che sta costruendo l’Esecutivo di cui mi onoro di far parte, mira a combattere la desertificazione sociale, creando un contesto virtuoso che favorisca il benessere collettivo. Sono convinta che l’attuazione dell’Articolo 46 darà nuova linfa anche all’Articolo 36, relativo alla giusta retribuzione, non in una visione dirigista e rigida, ma in un’ottica flessibile pronta a cogliere opportunità minimizzando i rischi. I dati del Rapporto sulle dinamiche salariali definiscono i primi passi di questa traiettoria.
Per raggiungere questi obiettivi, è necessario un cambiamento di paradigma: il lavoro deve diventare la prima Politica Industriale. Ogni giorno in Italia nascono nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato, contribuendo così a un aumento dell’occupazione. Grazie alle scelte del nostro Governo e alla concretezza del premier Meloni, il numero degli occupati ha toccato livelli record e il tasso di disoccupazione è diminuito. Questo rispecchia un circolo virtuoso che si riflette anche nelle entrate tributarie e contributive e nella crescita del PIL. È importante ricordare che l’Istituto, grazie al SIISL e al SFL, sta svolgendo un nuovo prezioso ruolo anche sul fronte delle politiche attive.
Tuttavia, non basta creare posti di lavoro; è fondamentale valorizzarli attraverso un aumento della produttività. Questo richiede misure chiare ed efficaci, come la detassazione degli aumenti contrattuali e dei premi di produttività, oltre a ulteriori sostegni per le madri lavoratrici.
Le politiche esistenti, come i fondi per le nuove competenze e i programmi di formazione continua, devono essere potenziate ulteriormente. Solo unendo formazione, innovazione e welfare contrattuale sarà possibile generare un valore aggiunto per l’occupazione.
Vorrei anche sottolineare, per la mia storia personale, di cui vado fiera, l’importanza del ruolo degli intermediari e degli stakeholder. La corretta individuazione dei portatori di interessi legittimi, la loro categorizzazione e segmentazione, e la capacità di costruire e mantenere relazioni positive con loro sono essenziali. Queste relazioni non solo influenzano la qualità e l’efficienza dei servizi offerti, ma sono anche determinanti per il benessere delle persone e, più in generale, del Paese. In questo senso, l’INPS deve lavorare per costruire un modello di welfare capace di adattarsi alle esigenze specifiche degli utenti, aprendo più canali possibili e rendendo l’accessibilità il proprio mantra.
Il nostro obiettivo è chiaro: trasformare l’attuale slancio occupazionale in un motore di crescita sostenibile per il welfare nazionale e, allo stesso tempo, rendere il welfare più puntuale e giusto, non solo nel riconoscere i bisogni, ma soprattutto nel finalizzare le risorse. È giunto il momento di investire in iniziative che consolidino il lavoro come fonte di reddito e catalizzatore per una rivoluzione industriale italiana. La vera sfida per il sistema-Paese è quella di trasformare il “più lavoro” in “più Italia”, assicurando così un futuro sostenibile per le nuove generazioni.
Siamo consapevoli della complessità dello scenario attuale, caratterizzato da dinamiche geopolitiche, demografiche e socio-economiche in continua evoluzione. Tuttavia, come certificato dal Rapporto e dal Rendiconto INPS e dai dati ISTAT, le ricette messe in campo stanno dando i frutti sperati. Le nostre strategie occupazionali e di welfare hanno già prodotto risultati tangibili, trasformando il panorama lavorativo nazionale. È fondamentale continuare a comunicare questi successi e garantire trasparenza nei processi, affinché ogni cittadino possa comprendere il valore delle politiche messe in atto. L’impegno per un’Italia più giusta e prospera deve essere un obiettivo condiviso, consapevoli del ruolo cruciale del lavoro come pilastro sociale ed economico del nostro Paese.
Un grazie di cuore ai 25.000 uomini e donne della comunità INPS per il loro impegno in questa direzione.