La nuova stretta protezionistica degli Stati Uniti preoccupa l’economia italiana. A lanciare l’allarme è Nico Gronchi, Presidente di Confesercenti, che mette in guardia sui potenziali effetti della politica dei dazi introdotta dall’amministrazione americana: “Non si tratta solo di un tema industriale. I dazi, pur colpendo in modo diretto le esportazioni, rischiano di generare ricadute a catena anche sul mercato interno e sull’intero comparto del terziario”. Secondo le simulazioni realizzate da Confesercenti in collaborazione con il CER (Centro Europa Ricerche), l’impatto della nuova fase protezionistica potrebbe tradursi in una perdita di 11,9 miliardi di euro di spesa delle famiglie italiane nei prossimi due anni: -2,1 miliardi nel 2025 e un crollo ben più marcato di -9,8 miliardi nel 2026.
“Un rallentamento della crescita globale legato alle tensioni commerciali – spiega Gronchi – rischia di pesare sull’occupazione e sulla fiducia, influenzando negativamente i consumi interni. Le ricadute non risparmieranno nessun settore del terziario”.
Turismo sotto pressione
Uno dei comparti già in sofferenza è quello turistico. Dopo un inizio d’anno positivo, a giugno si è registrata un’inversione di tendenza nei flussi turistici dagli Stati Uniti, uno dei mercati più rilevanti per il turismo italiano. Secondo le stime di Confesercenti, sono mancati all’appello circa 193 mila visitatori americani rispetto allo stesso mese del 2024. “Le tensioni commerciali e l’incertezza generata da questa politica di annunci stanno già producendo effetti reali – aggiunge Gronchi –. Un calo simile nei flussi turistici internazionali, soprattutto da mercati ad alta capacità di spesa come quello statunitense, rappresenta un segnale d’allarme da non ignorare”.
Confesercenti chiede un intervento deciso da parte delle istituzioni italiane ed europee: “Serve trattare fino all’ultimo momento utile per evitare una guerra commerciale che rischia di danneggiare profondamente l’economia globale, e con essa le famiglie, le imprese e l’occupazione in Italia”.
L’auspicio è che si possa riaprire il dialogo con Washington prima che le tensioni si trasformino in un’escalation di ritorsioni: “Il nostro sistema economico è aperto e interconnesso – conclude Gronchi –. Chiudere i mercati oggi significa mettere a rischio non solo le esportazioni, ma il cuore stesso della crescita italiana”.