Incertezza, prudenza, desiderio di normalità. Tre parole chiave per descrivere lo stato d’animo delle famiglie italiane in questa prima parte del 2025. Un Paese ancora sospeso tra il bisogno di ritrovare stabilità e la consapevolezza di un mondo in continua trasformazione. Un contesto globale complesso, segnato da guerre, ritorno dei dazi, tensioni geopolitiche e uno scenario economico internazionale poco rassicurante. Nel mezzo, l’Italia. Con una crescita occupazionale ai massimi storici, una dinamica inflattiva sotto controllo e un reddito disponibile in aumento, il Paese mostra segnali di tenuta. Ma, come mette in evidenza l’indagine ‘Outlook Italia 2025’ condotta da Confcommercio-Censis, i fondamentali economici solidi non bastano a dissipare le paure di famiglie ancora segnate da tre anni difficili: pandemia, caro-vita e instabilità.
Nel 2024, il 43,3% delle famiglie ha aumentato i propri consumi, a fronte di una riduzione del risparmio nel 51,8% dei casi. Un cambiamento netto nelle abitudini, frutto della voglia di ripartenza ma anche del peso delle spese obbligate: bollette, tasse, spese condominiali rappresentano il freno principale (56,3%), seguiti dalla riduzione dei redditi (25%) e dalla necessità di trattenere risorse per eventuali imprevisti (18,7%).
Disuguaglianze persistenti
Una situazione che accentua la contraddizione di fondo: desiderio di tornare a vivere, viaggiare, comprare; timore di non farcela domani. Il dato sui consumi, positivo nella forma, nasconde un indebolimento della capacità di accantonare risorse, con un effetto strutturale sul tenore di vita medio. Il quadro sociale resta segnato da forti disuguaglianze. Solo il 12% delle famiglie a basso reddito ha registrato un incremento delle proprie entrate, contro il 24,9% delle famiglie benestanti. Anche le disponibilità economiche complessive risultano in netto peggioramento per il 47,1% dei nuclei familiari meno abbienti. Il divario tra fasce sociali diverse si amplia, con una crescente polarizzazione tra chi può permettersi consumi discrezionali e chi fatica a sostenere anche le spese essenziali.
Nonostante il clima di cautela, emergono segnali di ripresa sul fronte della propensione all’acquisto. Rispetto al 2024, l’indagine registra un aumento netto delle intenzioni di spesa: +10,9 punti per gli elettrodomestici, +9,1% per i prodotti tecnologici, +5,6 per i mobili, +4,3 per le autovetture, +3,8 per le ristrutturazioni domestiche. Una gerarchia chiara: tecnologia (33,6%), elettrodomestici (31,2%), interventi sulla casa (25,4%) e arredamento (24,1%).
Le vacanze termometro sociale
Sul fronte immobiliare, invece, resta alta la prudenza: solo il 6,2% degli italiani intende acquistare una casa e appena il 4,4% pensa a una seconda abitazione o a un immobile per le vacanze. Numeri che confermano un atteggiamento ancora improntato alla cautela, in un settore che continua a scontare l’incertezza sul fronte dei mutui e delle politiche fiscali. Un altro indicatore di fiducia si ritrova nel comparto turistico. Il 37,7% delle famiglie ha già pianificato le vacanze estive, in aumento rispetto al 26,2% del 2024. Si tratta del dato più elevato dal 2019, accompagnato da una diminuzione degli indecisi (28,6%) e di chi ha escluso la partenza (33,6%).
Ma le differenze territoriali e reddituali restano significative: il 41,8% delle famiglie a basso reddito e il 38,8% di quelle residenti al Sud non potrà permettersi alcuna vacanza. La ragione principale riguarda la mancanza di risorse economiche (53,5%), seguita da problemi di salute e dai costi stagionali, spesso proibitivi.
Fiducia in affanno
Chi partirà, lo farà in larga parte in Italia (76%), con un budget invariato nel 68,1% dei casi, ridotto nel 22,8% e aumentato solo per il 9%. Le strutture preferite: hotel (41,7%), bed & breakfast e agriturismi (37,7%), seconde case (14,8%). Il clima di fiducia mostra segnali di erosione. Il 46,5% degli italiani si dice ottimista sul futuro familiare, ma solo il 25,4% conserva fiducia nel futuro del Paese. Il saldo tra ottimisti e pessimisti, seppur positivo, scende dai 27,5 punti del 2023 ai 10,8 del 2025.
Le preoccupazioni principali restano concrete: malattia (49,2%) e mancanza di risorse economiche (47,2%). Una fotografia che colpisce in modo particolare le famiglie del Mezzogiorno e quelle con redditi più bassi.
L’aspettativa più diffusa riguarda la conservazione del tenore di vita (67,4%), un obiettivo più difensivo che ambizioso. Solo il 9,7% degli italiani prevede un aumento del reddito entro fine anno, mentre la maggioranza (65,6%) si aspetta una situazione stabile. Un quarto delle famiglie, però, teme una ulteriore contrazione delle proprie entrate.
Così Sangalli
Dunque, le famiglie italiane resistono, reagiscono, ma non dimenticano l’incertezza. A descrivere questo equilibrio è stato proprio Carlo Sangalli, Presidente di Confcommercio, che ha commentato i dati dell’indagine: “Le famiglie italiane mostrano grande resilienza”, ha detto Sangalli, anche se ciò non basta: “Ricostruire la fiducia è la vera priorità. Senza un quadro di maggiore stabilità e senza una riduzione delle tasse, la ripartenza dei consumi rischia di restare parziale, frammentata, incerta. Solo così si può dare nuovo slancio all’economia, attraverso consumi e investimenti”.