
Duro, durissimo intervento di Sergio Mattarella sul tema del sovraffollamento carcerario e del sempre più alto numero di suicidi all’interno delle strutture penitenziarie. Per non parlare della carenza di organici. Parole davvero di ‘fuoco’ che il Presidente della Repubblica ha detto ieri nel giorno in cui il Corpo di polizia penitenziaria celebra il 208° anniversario della propria fondazione, ricevendo al Quirinale una rappresentanza di agenti e ufficiali. Davanti al Capo del Dap e ai vertici della polizia penitenziaria, il Capo dello Stato ha rivolto parole inequivocabili: “Le carceri italiane vivono una situazione di grave e ormai insostenibile sovraffollamento, acuita da anni di gestione emergenziale e dalla cronica carenza di organico”. Mattarella ha aperto il suo intervento ringraziando “con sincera riconoscenza” gli uomini e le donne della polizia penitenziaria per il quotidiano “sacrificio e professionalità” con cui svolgono un compito “non limitato alla vigilanza”, ma esteso al sostegno umano e costituzionale dei detenuti. “Svolgete funzioni in conformità alla Costituzione e che non si esauriscono nella custodia: il vostro impegno riguarda anche il trattamento e la rieducazione, aspetti fondamentali per la dignità della persona e per la sicurezza collettiva”.
Richiamando dati e rilievi sul numero di detenuti oltre la capienza regolamentare, il Presidente ha definito “non più tollerabile” lo stato in cui molte carceri italiane “assomigliano a luoghi di detenzione affollati, con celle sovraffollate e spazi comuni insufficienti”. Molti istituti, ha aggiunto, presentano “condizioni strutturali inadeguate, che richiedono interventi di manutenzione e ristrutturazione da intraprendere con urgenza”. L’elenco delle criticità comprende impianti fatiscenti, bagni guasti, celle umide e carenza di spazi destinati ai momenti di socialità, affettività e progettualità.
Spazi di vita
“Lo spazio detentivo”, ha tenuto a sottolineare Mattarella, “non può essere concepito unicamente come luogo di segregazione, ma deve includere ambienti destinati alla socialità, all’affettività e alla progettualità del trattamento”. Con questo principio, ha richiamato la necessità di ripensare il disegno architettonico e funzionale degli istituti: laboratori di formazione professionale, palestre, aule per il dialogo con il mondo esterno e aree verdi non sono optional, ma strumenti necessari per ridurre il rischio di recidiva e favorire il reinserimento sociale. Una delle pagine più amare del discorso riguarda il tragico fenomeno dell’autolesionismo e dei suicidi in carcere: “È drammatico il numero di suicidi registrati negli istituti e questo dato non dà segni di arresto. Si tratta di una vera e propria emergenza sociale, sulla quale dobbiamo interrogare la coscienza di tutti noi e porvi fine immediatamente”. Il richiamo è diretto: non basta garantire la vigilanza esterna, occorre potenziare i servizi di supporto psicologico, le équipe di sanitari e gli interventi educativi per tutelare chi, spesso fragilissimo, si trova a scontare una pena.
Successivamente il Capo dello Stato ha ammonito contro il rischio che le prigioni diventino “palestre per l’addestramento a chi commette reati. I luoghi di detenzione non devono trasformarsi in fucine del crimine, né in piazze senza speranza, ma devono essere effettivamente rivolti al recupero di chi ha sbagliato”.
Carenza di organico

Altro capitolo critico: la mancanza di personale: “La carenza di organico da tempo è una condizione critica del sistema penitenziario e riguarda non solo il Corpo di polizia penitenziaria, ma tutti gli operatori”. Il Presidente ha richiamato l’esigenza di “nuove e più adeguate professionalità”, a partire dagli educatori, dalle figure sanitarie e dagli operatori socio-psicologici. «In caso contrario il vostro compito sarà inevitabilmente appesantito da un improprio sovraccarico di funzioni che spetterebbero ad altri”. Il discorso del Capo dello Stato non ha risparmiato critiche alle istituzioni deputate a dare risposte concrete: Governo, Parlamento e amministrazioni locali sono chiamati a collaborare in un’azione coordinata: “Le difficoltà che pesano sulle vostre funzioni interpellano altre istituzioni e richiedono scelte politiche coraggiose e progetti organici”.
Proprio in chiusura, il Mattarella ha invitato “a non rimandare oltre i cantieri di manutenzione e ristrutturazione, da programmare e finanziare con urgenza”, e a valutare l’istituzione di “fondi straordinari destinati alla rigenerazione delle strutture carcerarie”. Sul piano giuridico, ha ricordato la possibile revisione degli strumenti di clemenza e l’importanza di misure quali la liberazione anticipata e i circuiti di messa alla prova, “affinché la pena resti proporzionata al reato e al percorso di recupero. Il carcere non deve essere un luogo di disperazione, ma di speranza. Un’istituzione che tutela la sicurezza collettiva e, al tempo stesso, afferma i valori di umanità e di reinserimento sanciti dalla Costituzione”.
Dalle parole ai fatti
Le parole del Capo dello Stato hanno subito suscitato reazioni politiche di diverso tono. Per la Deputata di Azione Daniela Ruffino “Mattarella dice un’unica cosa: il governo si dia una mossa e lavori a un atto indifferibile di clemenza”. Maria Elena Boschi, Presidente dei Deputati di Italia viva, ha parlato di “emergenza simbolo del fallimento del governo” e ha rinnovato la proposta di legge per la liberazione anticipata. Un richiamo ancora più duro arriva da Ilaria Cucchi (Alleanza Verdi–Sinistra) che definisce le carceri “gironi infernali danteschi” e denunciato l’indifferenza del Ministro Nordio. Dalla Sinistra liberale, Riccardo Magi (Più Europa) ha sollecitato la revisione dell’articolo 79 della Costituzione per rendere possibili provvedimenti di clemenza e ricorda le proposte già depositate su liberazione anticipata e case di reinserimento sociale.