mercoledì, 25 Giugno, 2025
Attualità

Meloni al Senato: “Io la penso come i Romani, si vis pacem, para bellum”

Schlein contesta l’appello bellico con un invito: “Se vogliamo la pace, prepariamo la pace”. Poi il Premier va a colazione con i ministri al Quirinale da Mattarella in vista del Consiglio europeo

Diciamocelo subito: quella di ieri in Senato può essere tranquillamente bollata come una seduta infuocata, dedicata alle comunicazioni in vista del Consiglio europeo di Bruxelles durante la quale Giorgia Meloni ha difeso con forza la strategia italiana di rafforzamento della difesa nazionale. Lo ha fatto con una frase latina: ‘Si vis pacem, para bellum’, ossia ‘se vuoi la pace, prepara la guerra’. Una massima resa celebre dallo scrittore militare Flavio Vegezio nel IV secolo d.C., che secondo il governo di Centrodestra rimane ancora oggi la chiave per garantire la stabilità internazionale. Nel suo intervento di repliche, il Presidente del Consiglio ha posto al centro la necessità di investimenti crescenti nella Difesa, arrivati a superare il 2 % del Pil (con l’obiettivo, già sottoscritto dall’Italia nel 2014, di adeguarsi agli impegni Nato). “La pace è deterrenza: se si hanno sistemi di sicurezza e di difesa solidi si possono più facilmente evitare conflitti”, ha ribadito il Premier. “I nostri valori non si difendono da soli: servono forze armate adeguate, condizione essenziale non soltanto per garantire, ma per costruire la pace”.
L’argomentazione si inserisce in un dibattito europeo sul prossimo Bilancio Ue e sulle politiche comuni di Difesa, con Meloni pronta a spingere per una “colonna europea” nell’ambito Nato, ma sempre “senza costruire una difesa parallela. È ovvio che bisogna saper cooperare di più a livello europeo, valorizzando le risorse comuni senza duplicare strutture”.

Lo scontro con Schlein

Elly Schlein, Segretaria del Partito democratico
Elly Schlein, Segretaria del Partito democratico

Immediata la reazione dell’opposizione, in particolare della Segretaria del Partito democratico Elly Schlein, che ha contestato il richiamo alla “preparazione della guerra”. “A Meloni vorrei dire che rispetto a duemila anni fa, il mondo ha fatto passi avanti nella risoluzione pacifica delle controversie”, ha spiegato. “Preparare la guerra è il contrario di ciò che serve e vuole l’Italia. Il Paese deve impegnarsi per costruire la pace attraverso il dialogo e il multilateralismo, come sancito dalla Costituzione che ripudia la guerra”. A innescare ulteriori scintille, le parole rivolte dal Primo Ministro al gruppo del Movimento 5 Stelle: “Io vorrei tanto essere Giuseppe Conte, invece sono Giorgia Meloni. Nella vita non si può sempre essere fortunati”. Un evidente stoccata al leader pentastellato, che aveva negato di aver sottoscritto l’impegno del 2% per la Difesa: “Una firma è una firma”, ha detto Meloni, riaffermando il proprio sostegno a quell’accordo.
Conte, però, non si è scomposto più di tanto. Intervenendo nel corso della trasmissione televisiva ‘L’aria che tira’, ha ricordato di non aver messo in discussione l’impegno complessivo di spesa militare, ma di aver bilanciato le risorse in favore di sanità e scuola: “Con i miei governi siamo passati dall’1,2 % all’1,4 % del Pil, investendo 12 miliardi nella sanità e 8,5 miliardi nella scuola. Ho detto a Trump: non posso affamare la mia popolazione per la spesa militare”. Una narrazione alternativa, sulle “priorità interne”, che non cancella però la firma del 2014 e l’aumento progressivo della spesa quinquennale.

Tra Consiglio europeo e vertice Nato

Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio
Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio

Il focus di Meloni, comunque, non è stato solo italiano. Nel suo discorso in Aula ha toccato anche i dossier internazionali più urgenti a partire da Gaza: “L’Italia ha lavorato al cessate il fuoco, coinvolgendo gli attori arabi per due popoli e due Stati». La proposta di Roma, ricordiamo, punta a un negoziato allargato nella regione, spingendo su un coinvolgimento più diretto dell’Unione araba. Altro tema toccato, quello della sicurezza degli italiani all’estero: “Non risultano nostri connazionali coinvolti in Qatar. Le ambasciate organizzeranno incontri mirati con gli italiani presenti nei Paesi a rischio”. Sull’ordine mondiale si è detta contraria a letture semplicistiche: “Non è colpa del nazionalismo di indebolire l’Europa: l’abbiamo fatto da soli. Credo nel multilateralismo, ma se l’Europa vuol contare deve fare i conti con i suoi errori”. Sono chiaramente posizioni che saranno sul tavolo del Consiglio europeo, dove Meloni guida la delegazione italiana insieme al Ministro Tajani, a Pichetto Fratin per l’Ambiente e l’Energia, a Giorgetti per l’Economia, e all’intero vertice di governo.

Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni con Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni con Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

Colazione al Quirinale

È tradizione, alla vigilia del summit Ue, un incontro al Quirinale col Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante la ‘colazione di lavoro’. Ieri, dopo le parole in Senato, Meloni è stata accolta dal Capo dello Stato insieme a Tajani, al Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, a Giorgetti, a Pichetto Fratin, al Ministro per gli Affari Europei Tommaso Foti e al Sottosegretario Alfredo Mantovano.
Ieri intanto, nel pomeriggio, Meloni è arrivata a L’Aja per il vertice della Nato. Primo impegno ufficiale, prendere parte alla cena offerta dal Re e dalla Regina del Regno dei Paesi Bassi ai capi di Stato e di governo della Nato.

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