lunedì, 23 Giugno, 2025
Società

Meloni apre la via diplomatica per fermare l’escalation in Medioriente

Vertice d’urgenza con Tajani, Salvini e i vertici dei servizi. La Farnesina organizza rientri e il Viminale intensifica la vigilanza sui siti sensibili. E il Premier sente al telefono Mattarella

L’Italia cerca una via diplomatica nella gravissima crisi mediorientale scoppiata dopo l’attacco degli Stati Uniti ai siti nucleari iraniani. A guidare la linea, che si può definire prudenziale, è Giorgia Meloni che nella mattinata di ieri ha convocato un vertice d’urgenza con i ministri più coinvolti, i Vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini e i vertici dell’intelligence. Obiettivo: monitorare l’evoluzione della situazione e riaffermare l’impegno italiano per aprire un canale di dialogo tra le parti in conflitto: “La crisi è al centro dell’attenzione dell’esecutivo in tutti i suoi risvolti, dalla situazione dei connazionali nella regione agli effetti economici e di sicurezza. L’Italia continuerà a impegnarsi per portare al tavolo negoziale le parti”, ha scritto il Presidente del Consiglio su X.
La riunione, tenutasi in videoconferenza, ha visto la partecipazione anche dei ministri dell’Interno, Difesa, Economia e dei Sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari. Fonti di Palazzo Chigi riferiscono che sono state valutate le conseguenze strategiche degli attacchi, con l’attenzione massima alla protezione degli italiani presenti nella regione. La Farnesina, in stretto contatto con le ambasciate, sta organizzando il rientro di chi desidera lasciare le aree a rischio.

Contatti internazionali

Dopo la riunione di governo Meloni ha intensificato i contatti internazionali. Nel corso della giornata il Premier ha parlato con il Presidente di turno del G7 e Primo Ministro canadese Mark Carney, il Cancelliere tedesco Friedrich Merz, il Presidente francese Emmanuel Macron e il Primo Ministro britannico Keir Starmer. Sul fronte regionale ha poi dialogato con il Principe ereditario saudita e Primo Ministro Mohammad bin Salman, il Presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohamed bin Zayed Al Nahyan e l’Emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani. Secondo una nota di Palazzo Chigi, in tutti gli scambi è stata condivisa la “massima rilevanza alla necessità di lavorare per una rapida ripresa dei negoziati tra le parti, al fine di evitare un ulteriore allargamento del conflitto e di giungere a una soluzione politica della crisi”. Inoltre Meloni ha anche chiamato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per fare il punto della situazione.

Vertice al Viminale

Si è tenuto sempre ieri al Viminale, ma nel pomeriggio, il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, con la partecipazione delle principali forze dell’ordine, delle agenzie di intelligence e delle strutture specializzate in cybersicurezza. L’incontro è stato preceduto da una riunione, tenutasi in mattinata, del Comitato di analisi strategica antiterrorismo, organismo tecnico composto da esperti delle forze di polizia e dei servizi di intelligence.
Durante il vertice ‘Casa’ sono stati illustrati gli esiti delle attività investigative, con un focus sulle dinamiche emerse in relazione alla crisi in Medioriente e al deterioramento del quadro geopolitico internazionale. Sulla base di tali elementi, sono state definite le nuove direttrici operative necessarie a prevenire e gestire potenziali ricadute sulla sicurezza nazionale.
“All’esito del Comitato nazionale, su impulso del Ministro Piantedosi, sono state potenziate le attività di prevenzione e analisi dei rischi per la sicurezza interna, con particolare attenzione alle misure di contrasto al terrorismo”, si legge nella nota diffusa dal Viminale.
In particolare, il ministero sottolinea che l’Italia mantiene un livello di vigilanza molto elevato sui siti ritenuti sensibili: attualmente oltre 29.000 aree e infrastrutture sul territorio nazionale sono sottoposte a sorveglianza, di cui oltre 10.000 classificate come infrastrutture critiche. Fra queste, circa 1.000 risultano collegate a interessi statunitensi e israeliani, destinatarie di specifici protocolli di tutela. Le misure deliberative includono un rafforzamento del coordinamento tra polizia, carabinieri, guardia di finanza e unità specializzate antiterrorismo, nonché un potenziamento delle difese informatiche contro possibili azioni di natura cibernetica. Il Viminale conferma che il monitoraggio delle minacce proseguirà senza soluzione di continuità, con esercitazioni congiunte e uno scambio costante di informazioni fra le agenzie coinvolte.

“Nessuna base italiana coinvolta”

Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha assicurato che nessuna base italiana è stata coinvolta nelle operazioni e ha spiegato senza tanti fronzoli che non ci sono segnali di un coinvolgimento diretto dell’Italia. Ma ha ammesso che “i rischi ci sono, soprattutto per la presenza di obiettivi americani e israeliani nel territorio”. Ha poi aggiunto che l’intelligence e tutte le forze dell’ordine sono in stato di massima allerta, anche sul fronte della sicurezza cibernetica. Il titolare della Farnesina ha anche annunciato il rientro di alcuni militari italiani dalla base di Baghdad e l’attivazione di un ponte aereo per il rimpatrio di civili da Tel Aviv, Gerusalemme e Teheran: “La nostra priorità è la sicurezza dei connazionali”, ha sottolineato il leader forzista, confermando l’innalzamento delle misure di protezione per i contingenti italiani all’estero.
Il Ministro della Difesa Guido Crosetto ha invece annunciato l’avvio di “misure preventive per rafforzare la sicurezza dei contingenti italiani all’estero”, precisando che i nostri militari non sono coinvolti nelle operazioni militari in Medioriente né rappresentano obiettivi diretti di possibili ritorsioni iraniane. In via cautelativa, ha spiegato Crosetto, alcuni assetti sono stati ricollocati lontano da infrastrutture o basi statunitensi per ridurre il rischio di danni collaterali, mentre il livello di allerta operativa è stato innalzato in tutte le installazioni italiane, con protocolli di protezione del personale e di continuità operativa già aggiornati e pronti a ogni scenario.
Il Ministro ha richiamato la fase particolarmente delicata delle prossime 48-72 ore, durante le quali non si possono escludere “azioni ritorsive da parte dell’Iran”, anche con attacchi asimmetrici o blocchi strategici sullo Stretto di Hormuz. Pur non partecipando direttamente al conflitto, l’Italia condivide l’esigenza di impedire all’Iran di acquisire un’arma nucleare, “punto di non ritorno” per la stabilità regionale e globale.
Crosetto ha poi sottolineato la linea di rigore comunicativo del ministero: “Non è il tempo di commenti o previsioni azzardate, ma di monitoraggio, prevenzione e analisi responsabile. La nostra trasparenza si tradurrà in bollettini ufficiali, tecnici e scarni, aggiornati tempestivamente”.

Schlein e le opposizioni: “Serve chiarezza in Aula”

Sul fronte politico interno cresce la pressione delle opposizioni. La Segretaria del Pd Elly Schlein ha avuto un lungo colloquio con Meloni, chiedendo “chiarezza sulla posizione italiana” e ricordando che l’unica via possibile è quella diplomatica: “Non possiamo partecipare a operazioni militari né concedere l’uso del nostro territorio per sostenere un’escalation che va fermata”, ha affermato Schlein, chiedendo che Meloni riferisca in Aula. Dura anche la posizione di Giuseppe Conte: “Trump ha scelto la guerra. Meloni mette la testa sotto la sabbia. Così l’Italia è ai margini della diplomazia internazionale”. Bonelli (AVS) accusa: “Non si può parlare di pace mentre piovono bombe”. Anche Riccardo Magi (+Europa) chiede un confronto parlamentare urgente. Fratoianni (SI): “Governo telecomandato da Washington”.

Von der Leyen, Merz e Starmer

Nel contesto europeo le voci si uniscono all’appello per la de-escalation. La Presidente della Commissione Ue Ursula von derLeyen ha ribadito che “l’unica via è il tavolo dei negoziati“. Anche il Cancelliere tedesco Friedrich Merz e il Premier britannico Keir Starmer hanno sottolineato la necessità di una soluzione diplomatica e condannato ogni tentativo di proliferazione nucleare da parte dell’Iran. A Bruxelles, l’Alto Rappresentante Ue Kaja Kallas ha convocato per oggi una riunione straordinaria dei ministri degli Esteri.
Insomma, la diplomazia europea si muove, ma la situazione resta fluida e pericolosa. L’Italia, dal canto suo, rilancia il proprio ruolo di mediazione: “Siamo pronti a ospitare un vertice tra Usa e Iran a Roma”, ha rivelato Tajani. Ma le prossime ore saranno decisive per capire se la politica riuscirà a fermare le armi.

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