Emozionato, diretto, autentico. Così Gennaro Gattuso si è presentato ufficialmente come nuovo Commissario tecnico della Nazionale italiana di calcio. Una nomina che segna un cambio di passo, non solo tecnico ma anche umano: “Questo è un sogno che si avvera. Spero di essere all’altezza. So che il compito non è facile, ma nella vita non c’è nulla di facile”, ha esordito l’ex campione del mondo 2006, oggi chiamato a rilanciare una Nazionale reduce da anni di delusioni mondiali. “Il nostro obiettivo è riportare l’Italia ai Mondiali – ha detto – perché è lì che dobbiamo stare. Per farlo, bisogna ritrovare entusiasmo, creare una famiglia, una squadra unita che giochi con orgoglio, senza paura o timori”. Un messaggio forte e chiaro, che punta a ridare identità e spirito a un gruppo che, nonostante il talento, ha faticato a trovare continuità negli ultimi anni.
Gattuso respinge gli stereotipi che lo vogliono solo come uomo di “cuore e grinta”: “Chi mi conosce sa che non è solo questo. Mi piace comandare il gioco, stare nella metà campo avversaria, stressare le linee di passaggio degli avversari. Non è una questione di modulo, 3 o 4 dietro conta poco. Conta l’identità, sapere cosa vogliamo fare e come far male agli altri”.
Spirito di sacrificio
Per l’ex allenatore di Napoli e Milan, il punto di partenza è la psicologia del gruppo: “C’è da lavorare, da parlare con i giocatori, entrare nella loro testa. Sento dire da anni che non c’è talento, ma io penso il contrario: i giocatori ci sono, vanno solo messi nelle condizioni giuste per esprimersi”. Gattuso ha poi sottolineato la necessità di riscoprire il piacere del ritiro: “Stare 7-8 giorni chiusi in un albergo non è il massimo, ma bisogna viverlo con il gusto di allenarsi, di stare insieme. La Nazionale dev’essere un orgoglio, non una fatica”. E lancia un messaggio chiaro a chi pensa di potersi sottrarre: “Ho chiesto a Buffon e Gravina che chi è convocato deve restare a Coverciano. Anche chi ha qualche dolorino. Se vogliamo essere credibili, dobbiamo esserlo davvero. Ai miei tempi si stringevano i denti”.
Un principio che vale anche per la gestione del gruppo: “Quando giochi 50-60 partite l’anno, qualche fastidio ce l’hai sempre. Ma si va oltre, si stringono i denti, si lotta. È questo lo spirito che voglio”.
Dediche e modelli
Durante la conferenza, Gattuso ha voluto dedicare due pensieri speciali. Il primo, professionale: «” Gigi Riccio, il mio vice. Lavoriamo insieme da anni, abbiamo litigato tanto, ma ci vogliamo bene. È lui che mi ha sopportato in tutti questi anni”. Il secondo, affettivo: «A papà e mamma. È stata una grande emozione vedere la loro emozione per la mia nomina. Loro hanno vissuto il mio sogno insieme a me”. Tra i riferimenti, non manca un omaggio al suo predecessore Luciano Spalletti: “L’ho sentito. Per me è un maestro, ha lasciato un segno. E io voglio continuare a costruire su quel solco, magari cambiando qualcosa, ma con la stessa serietà”.
Nel corso della conferenza stampa, il nuovo Ct non ha dimenticato le sue radici: “Che messaggio voglio dare alla Calabria? Nessuna lezione. Non sono così importante da darne. Ma dico solo che è una terra meravigliosa. Da bambino chiudevo gli occhi durante l’inno e sentivo la voce di mia madre dal balcone. Sono cresciuto lì, tra le partite infinite sotto casa. Spero che i giovani seguano la strada giusta, quella dello studio e dell’onestà. Basta parlare sempre in negativo della nostra regione”.
Una nuova era azzurra
Gattuso ha accettato l’incarico senza esitazione: “Abbiamo una squadra forte, non ho avuto dubbi nemmeno per un istante. Ci sono motivazioni altissime, una nuova sfida davanti e un gruppo di giocatori che può fare molto di più§”. E ha aggiunto: “Lavorerò per creare la giusta alchimia, come fece Lippi. Perché il talento da solo non basta, serve spirito, sacrificio e unione”. Dopo l’Europeo mancato e l’ennesima assenza dal Mondiale, la missione è chiara: far tornare l’Italia ai vertici del calcio internazionale. E Gattuso promette che ci metterà tutto sé stesso, come ha sempre fatto in campo: “Non sono venuto qui a fare il compitino. Sono qui per dare tutto, per costruire qualcosa che resti. Insieme. Come una vera squadra”.