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“No Kings Day”, migliaia a New York contro l’uomo solo al comando

lunedì, 16 Giugno 2025
2 minuti di lettura



NEW YORK (ITALPRESS) – Il 14 giugno 2025, le strade di Manhattan hanno vibrato al ritmo della protesta: cori, tamburi, cartelli e le voci di decine di migliaia di manifestanti – si parla da un minimo di 50 mila fino a 200 mila – che nonostante la pioggia insistente hanno marciato per il No Kings Day. In coincidenza con il compleanno di Donald Trump e il 250º anniversario dell’esercito americano, la protesta è stata insieme una celebrazione della resistenza democratica e un monito su una nazione sull’orlo dell’autoritarismo. I manifestanti si sono radunati a Bryant Park, hanno marciato lungo la Fifth Avenue e riempito Foley Square, sventolando cartelli fatti a mano e gridando slogan che richiamavano i valori fondanti del paese. Il coro che si è ripetuto più volte: “The people united will never be defeated” – Il popolo unito non sarà mai sconfitto. “È un principio molto semplice”, ha spiegato un manifestante. “Crediamo nella democrazia rappresentativa e che i nostri rappresentanti siano servitori pubblici. Noi non siamo i loro sudditi. È scritto nei documenti fondanti di questo paese.” Per molti, la manifestazione è stata un tentativo di riaffermare l’idea stessa di democrazia. “Ecco che aspetto ha la democrazia!”, gridavano le folle in un call-and-response tra i grattacieli. Un altro manifestante ha aggiunto: “Significa difendere la nostra democrazia, oggi brutalmente sotto attacco da parte di Donald Trump e del suo regime corrotto.” Tra i simboli più creativi, un gruppo arrivato dal Texas con “Tex-Mex tacos” come dichiarazione politica. “I miliardari di Wall Street hanno iniziato a chiamare Trump ‘Taco’ perché fa sempre marcia indietro,” ha raccontato uno di loro. “Parla tanto, ma non porta mai a termine nulla, dalle tariffe al piano sanitario. Per questo oggi vedete così tanti tacos in giro.” Una giovane manifestante ha mostrato il suo cartello dipinto a mano: “Invece del Terzo Reich, è il Turd Reich”. L’atmosfera era di grande serietà. “Il nostro è un governo del popolo, per il popolo”, ha detto una donna. “Nessuno ha il diritto – costituzionalmente o meno – di governare da solo. Ogni voto dovrebbe contare”. Un altro ha sottolineato che questa giornata rappresenta un punto di svolta: “È l’inizio di qualcosa di nuovo. Alziamo la voce contro il governo e non permetteremo più che ci usino per i loro interessi. Questo è il significato del No Kings Day”. Colpiva la varietà dei partecipanti: studenti, veterani, immigrati, anziani – un’ampia rappresentanza di un paese ancora incerto sul proprio futuro politico. Una donna a Foley Square ha dichiarato con forza: “Trump non è un re. Siamo una democrazia e lo saremo sempre”. Un manifestante ha collegato direttamente media e radicalizzazione politica: “Fox News, Facebook – potevano fermare tutto. Hanno lasciato che i demoni uscissero dall’inferno”. Un altro ha aggiunto: “I Democratici devono togliersi i guanti. Basta con i termini accademici: la situazione è fottutamente grave”. I cori “Hey hey, ho ho, Donald Trump has got to go!” si ripetevano lungo il percorso. Ma non era solo Trump nel mirino, bensì l’intero sistema che secondo i presenti ha permesso la sua ascesa. “Ci sono per i bambini,” ha detto un uomo. “Oggi significa opporsi alla separazione delle famiglie – nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nelle chiese. È tutto incostituzionale. Quelli al potere stanno approfittando di noi”. Un’altra voce, con tono calmo ma deciso: “Nessun re vuol dire lottare per i diritti del popolo. Che la libertà risuoni”. Sotto la celebrazione si sentiva chiaramente una convinzione incrollabile: la democrazia americana non è garantita, va difesa. Dai passi lungo la Fifth Avenue fino ai discorsi appassionati a Foley Square, il No Kings Day non è stato solo una protesta. È stato un avvertimento, una riaffermazione, e forse l’inizio di un movimento civico duraturo.
x09/mgg/gsl (video e interviste di Stefano Vaccara)

Redazione

“La Discussione” è una testata giornalistica italiana fondata nel 1953 da Alcide De Gasperi, uno dei padri fondatori dell’Italia moderna e leader di spicco nella storia politica del nostro paese.

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