lunedì, 9 Giugno, 2025
Attualità

La democrazia alla ricerca di nuovi equilibri: la cibernetica e le informazioni fuori dal controllo degli Stati

In clima prevacanziero la ‘querelle’ tra il presidente Trump e lo stravagante Elon Musk assume toni tra il colorito ed il folkloristico.

Tutto ciò, se non fosse in gioco l’equilibrio politico degli Stati Uniti, potrebbe apparire una divertente commedia ma, in realtà, ad un’osservazione meno predisposta al clima vacanziero, nasconde preoccupanti toni tragici e induce a diverse riflessioni sul ruolo degli Stati e della politica rispetto alla vera essenza della democrazia rapportata all’economia.

Fa inoltre riflettere che sia venuta in evidenza la concentrazione delle informazioni e il know how di intelligenza artificiale, mondo cyber e comunicazione globale, nelle mani di soggetti o élites che operano in ambito globale scavalcando la sovranità degli Stati.

Entità che hanno la capacità di influenzare la Nazione sotto il profilo economico, tecnologico e nella captazione del consenso, con l’incognita che possano decidere, in via di ipotesi, di svolgere perfino attività eversive rispetto al loro proprio Stato.

La riflessione si sposta quindi su un piano diverso e generale che attiene alla lettura del mondo in cui viviamo oggi, in occidente.

I coloriti litigi, che avvengono in maniera un po’ spudorata alla luce del sole e diffusi dai mezzi di comunicazione di massa, ci fanno comprendere e auspicare che le tecnologie , le informazioni e i know how delle industrie che operano in regime di libera concorrenza ed alla ricerca del profitto, debbano, a garanzia della corretta democrazia, essere sottoposti alla stretta vigilanza degli Stati e della politica, intesa nel suo senso più nobile, cioè quello di garantire un pacifico, corretto ed equilibrato, sviluppo delle società.

Quando ciò non accade, sotto i nostri occhi vediamo una schizofrenia, un pericoloso tiro alla fune per il potere che rischia di non appartenere più al popolo – come la democrazia professa e da cui la parola ha origine – ma ad élites che per ottenere i propri scopi sono pronte a manipolare la ricerca del consenso attraverso artificiosi quanto efficaci algoritmi che orientano l’elettorato, con ciò condizionando la società.

Quello che accade oggi negli Stati Uniti é un segnale sul quale é necessario riflettere.

Passata l’epoca delle ideologie (cfr. guerra fredda) oggi la tendenza globale è di far incarnare il potere da CAPI, PERSONE, alle quali gli elettori conferiscono l’incarico di trovare soluzioni.

Ma come garantire l’onesto confronto, la serena ed empatica discussione, come De Gasperi intese appellare il nostro giornale, finalizzata a scelte mature e inclusive e che portino ad un’equa distribuzione della ricchezza tra le persone ed i popoli?

Insomma la politica, intesa nel suo significato più profondo, deve garantire una serie di fondamentali per i popoli, come ricerca del bene comune con la prevalenza dell’interesse collettivo e poter esercitare il più’ prezioso dei beni immateriali che possiede l’uomo: LA LIBERTÀ, nelle sue varie espressioni, di parola, di pensiero, di circolazione, di intrapresa e simili.

Insomma.. sembrerebbe che la globalizzazione sia al capolinea. La sua idea che il mercato senza troppe regole fosse il mezzo con cui affermare la democrazia volgerebbe al tramonto.

Oltretutto la logica tesa al puro profitto genera l’effetto perverso che più ci si arricchisce più si hanno possibilità di incremento della ricchezza, emarginando e generando povertà in altri ambiti.

Si amplierebbe insomma la forbice tra pochi che concentrano nelle proprie mani la ricchezza e la moltitudine che si impoverisce. Le soluzioni antiche, sperimentate nella storia e valori immanenti dell’uomo, sono le stesse e non risiedono in una continua crescita ad ogni costo, ma nella politica e nella democrazia esercitata attraverso la libertà di scelta ed il rispetto della pari dignità di chi meno può.

Tutto sommato appare quindi sano, salutare e corretto, che la “querelle” avvenga avanti agli occhi delle telecamere e agli occhi del mondo, con la fiduciosa speranza che ciò porti a prendere coscienza dell’importanza della supremazia dei valori democratici rispetto agli sterili dati dell’economia: insomma la primazia della filosofia in quanto capace di progresso morale (qualità) e materiale (quantità) rispetto alla matematica che cristallizzando e certificando ciò che esiste, offre solo risposte quantitative .

Il fondatore del nostro giornale aveva senz’altro maturate queste riflessioni, proteso com’era verso una ideale, e quasi religiosa, ricerca di pace e di generale prosperità per la Patria.

Patria intesa come nazione, poi continente, poi come umanità. Il nostro, modesto, umile, semplice, visionario e a tratti poetico, gigante della Repubblica Italiana, ancora oggi, a 71 anni dalla scomparsa, ci manca moltissimo.

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