venerdì, 6 Giugno, 2025
Attualità

Il Generale Fabrizio Parrulli: “Così difendiamo la natura dell’Italia dai crimini ambientali e dalle frodi agroalimentari”

Il Comandante del CUFAA illustra le azioni dell’Arma: tecnologia, prevenzione e cooperazione internazionale per contrastare incendi, traffico malavitoso dei rifiuti e agropirateria

Generale Fabrizio Parrulli, quale indirizzo segue oggi il Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri nel proteggere il patrimonio naturale del nostro Paese?

Il CUFAA rappresenta una forza di polizia ambientale che non ha eguali in ambito europeo e internazionale in termini di complessità, capillarità e funzioni esercitate.

Questo non solo ci rende orgogliosi ma anche responsabili di una azione istituzionale pragmatica ed efficace, in favore della nostra generazione e di quelle future, come oggi sancisce espressamente la Costituzione.

La nostra opera si fonda su un approccio olistico e interforze per la protezione dell’ambiente e della filiera agroalimentare. È infatti necessario attuare una tutela ambientale integrata, multilivello e multidisciplinare.

La protezione e valorizzazione della biodiversità – con una particolare sensibilità per foreste, aree protette e parchi naturali – il contrasto ai crimini ambientali – con una specifica attenzione alla criminalità organizzata e transnazionale – la difesa del capitale naturale – anche in una ottica di resilienza ai cambiamenti climatici e al dissesto idrogeologico – la sicurezza della filiera agroalimentare – sia in termini di sicurezza degli alimenti, sia con riferimento alla lotta alle frodi e al corretto utilizzo dei fondi pubblici – rappresentano tutte declinazioni di un’unica strategia di intervento, per garantire la salubrità dell’ambiente e la sicurezza e prosperità delle comunità.

Innovazione tecnologica, specialità, aderenza al territorio, complementarietà, internazionalità, sono i fattori cardine che definiscono il nostro indirizzo di azione.

Quali sono le principali sfide che affrontate a livello nazionale nel campo della tutela ambientale?

Le sfide sono molteplici e complesse. Il crimine ambientale rappresenta sicuramente un rilevante pericolo sia per la conservazione del patrimonio naturale che per la salute e la sicurezza dei cittadini. Il traffico e la gestione illecita di rifiuti, gli inquinamenti, gli sversamenti, gli incendi boschivi, le violazioni dei vincoli idrogeologici, sono minacce prioritarie che ci impegnano quotidianamente e ai vari livelli.

Vi sono poi pericoli di origine naturale, che possono causare ingenti danni sia da un punto di vista ambientale che economico. Si pensi ai fenomeni meteorologici spesso estremi, ai batteri patogeni, alle malattie virali, che affrontiamo, soprattutto in termini di contenimento e monitoraggio, in collaborazione con altre autorità, enti scientifici, università e centri di ricerca.

Rilevanti sono anche gli obiettivi di valorizzazione e conservazione del patrimonio naturale, floristico e faunistico, che attuiamo attraverso attività di analisi, ricerca, sviluppo, con specifiche competenze scientifiche nei 3 Centri Nazionali di Biodiversità, o anche nell’allevamento di razze equine autoctone, che svolgiamo nei 7 centri di selezione equestre, da noi gestiti.

Ancora, siamo impegnati in attività di manutenzione e gestione delle riserve naturali statali, in interventi di selvicoltura, in controlli della fauna selvatica, in monitoraggi del patrimonio boschivo.

Abbiamo compiti di vigilanza e controllo dell’attuazione delle convenzioni internazionali in materia ambientale, nel commercio internazionale e della detenzione di esemplari di fauna e flora minacciata da estinzioni, il che ci porta a confrontarci sistematicamente in ambito internazionale.

Infine, ma non per importanza, si riconosce la sfida dell’educazione e della divulgazione ambientale, che perseguiamo quotidianamente con eventi pubblici, stand espositivi, conferenze, visite didattiche guidate, incontri nelle scuole. È una sfida importante per contribuire a far crescere una cittadinanza consapevole e responsabile, anche sulle tematiche ambientali.

Le funzioni e con esse le sfide che la legge ci assegna sono quindi plurime, e richiedono un approccio specialistico e multidisciplinare

In che modo il Comando contribuisce alla protezione del Made in Italy agroalimentare?

L’Arma dei Carabinieri ha sempre manifestato una grande attenzione per la tutela del comparto agroalimentare italiano, rafforzata dall’unione con il Corpo Forestale dello Stato. Il Made in Italy agroalimentare, fattore di ricchezza storica, culturale ed economica nonché asset strategico in termini di PIL, è molto attrattivo tanto che è sistematicamente oggetto di falsificazioni, frodi e contraffazioni.

Con il nostro Comando per la Tutela Agroalimentare abbiamo specifiche competenze e funzioni, supportate dalle quotidiane attività sul territorio dei capillari Nuclei forestali.

Il CUFAA esprime un elevato livello di specializzazione e competenza nel settore dei controlli sulla produzione e commercializzazione dei prodotti agroalimentari, grazie agli ordinari strumenti ispettivi ma anche mettendo in campo le più avanzate tecniche di analisi predittiva dei fenomeni criminali e lo sviluppo di complesse indagini di polizia giudiziaria. Attività funzionali, in particolare, a contrastare il diffuso fenomeno dell’agropirateria.

Nel settore dei controlli, i Carabinieri sfruttano importanti database e applicativi, che consentono di effettuare preventive anamnesi aziendali per orientare i controlli ed identificare dati specifici, al fine di verificare la corretta rivendicazione delle denominazioni di origine tutelate o eventualmente individuare possibili condotte fraudolente.

Tutto ciò è reso possibile grazie a militari e strutture specializzate, procedure e strumentazioni innovative, attività investigative complementari con le altre specialità dell’Arma e una costante collaborazione anche con altri enti, come l’Agenzia delle Dogane, l’Agenzia delle Entrate, il CREA, l’ISMEA, l’AGEA e l’ICQRF.

Ovviamente, per un intervento efficace, è necessaria una cornice legislativa adeguata alle esigenze contemporanee e future, in un commercio globale sempre più interconnesso. In proposito, di recente, il Consiglio dei Ministri su proposta dell’On. Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, ha approvato un disegno di legge che introduce nuove disposizioni sanzionatorie in materia di agricoltura e pesca, con il fine di rafforzare l’azione di contrasto alle frodi alimentari. L’iter di approvazione in Parlamento potrà sicuramente essere momento di incontro e di dibattito, per favorire l’individuazione di sistemi sempre più efficaci per il contrasto dei fenomeni che danneggiano il patrimonio agroalimentare italiano.

Il traffico illecito di rifiuti rappresenta ancora una minaccia?

Il crimine ambientale, con particolare riferimento alle ingerenze criminali nel ciclo dei rifiuti, rappresenta un fenomeno illegale in costante espansione, adottando logiche e schemi dinamici, moderni, transnazionali, specializzati e trasversali.

Rappresenta una criminalità sia diffusa, nel caso di condotte occasionali e mono-soggettive, che organizzata, quando si esplica in maniera sistemica e articolata, a livello ultra-provinciale o transnazionale. Nei casi più complessi e pericolosi, è una criminalità che si radica in numerosi settori economici e sociali ed agisce attraverso soggetti imprenditoriali strutturati e deviati, appoggiandosi a reti collusive e corruttive. Essi si avvalgono di consulenze e prestazioni di figure ad elevata professionalità, anche per celare le attività illegali.

Le numerose risorse economiche messe a disposizione per la transizione ecologica, specialmente in Europa, e più in generale la c.d. Green Economy, sono fattori di forte attrattività per la criminalità organizzata anche di matrice mafiosa, garantendo un elevato guadagno a fronte di costi sostenibili.

Una importante criticità nell’ambito dei rifiuti, richiamata di recente anche dall’On. Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, è la carenza impiantistica in gran parte dell’Italia centrale e meridionale, il che incide sulla necessità di esportazione, aumentando i fenomeni delinquenziali connessi.

È quindi un settore che rappresenta ancora una minaccia, a cui continuare a dedicarsi con determinazione e impegno, con una visione che deve essere sovranazionale.

In che modo il Comando contribuisce al contrasto del fenomeno degli incendi boschivi?

Gli incendi boschivi rappresentano un fenomeno ambientale importante nel nostro Paese, distruggendo annualmente ettari di patrimonio naturale, soprattutto nel Meridione. Una problematica già seguita con attenzione ai vari livelli, con una costante collaborazione interforze e inter-istituzionale.

Nell’ambito, il CUFAA svolge un ruolo centrale, sebbene non svolga lotta attiva, di spegnimento delle fiamme. Per espressa previsione normativa, i Carabinieri si occupano di prevenzione e repressione delle violazioni in materia di incendi e del monitoraggio del territorio, con raccolta, elaborazione, archiviazione e diffusione dei dati, anche relativamente alle aree percorse dal fuoco. Il Nucleo Informativo Antincendio Boschivo(N.I.A.B.), svolge attività di analisi criminale avvalendosi di una rete di referenti su tutto il territorio nazionale e fornendo supporto tecnico- scientifico – operativo ai reparti. Il Nucleo impiega strumenti e tecnologie innovative, per individuare le aree di insorgenza del fuoco, perimetrare le aree boschive, nonché nella repertazione, nei rilievi e nell’adozione di efficaci protocolli operativi, post-incendio e di addestramento.

Sulla base delle analisi svolte, nel periodo estivo viene programmato un servizio di rinforzo operativo, tramite l’invio di pattuglie di Carabinieri Forestali sul territorio. Nell’eventuale necessità di accertamenti urgenti su aree percorse dal fuoco di particolare rilevanza, è allestito un dispositivo di Task Force, suddiviso in squadre di pronto impiego, in grado di intervenire in 12-24 ore, sull’intero territorio nazionale.

Molto importante è l’attività di alimentazione del catasto incendi delle aree percorse dal fuoco, ormai informatizzato e in modalità open source. Esso consente l’immediata e provvisoria applicazione dei vincoli di riutilizzo dei terreni, previsti dalla legge, in attesa delle misure applicate dalle autorità locali.

È quindi una struttura all’avanguardia, in continuo sviluppo, che fornisce un contributo essenziale al contrasto degli incendi, rappresentando un punto di riferimento anche a livello internazionale.

In cosa consiste il servizio Meteomont? Come contribuisce alla sicurezza degli alpinisti e degli operatori in montagna?

Il Servizio Meteomont è un servizio di eccellenza dell’Arma dei Carabinieri, finalizzato al monitoraggio meteonivometrico, l’allertamento e la gestione dei dati sulle valanghe, in supporto della Protezione Civile.

Il Centro Nazionale Meteomont, incardinato nel Comando Tutela Forestale e Parchi, attraverso le proprie articolazioni periferiche che comprendono, tra l’altro, 10 Centri Settore Meteomont, oltre 150 Stazioni Meteo – nivologiche, 640 militari specializzati tra Osservatori meteonivometrici, Esperti valanghe e Previsori valanghe, ha come compito il costante monitoraggio delle condizioni meteo-nivologiche in ambiente montano sul territorio nazionale. Quotidianamente viene elaborato e pubblicato, per ogni settore montano, il Bollettino di previsione del pericolo valanghe, strumento fondamentale per la sicurezza in montagna, in particolare in ambiente non antropizzato.

Il grado di pericolo valanghe indicato nel Bollettino, così come le indicazioni in esso contenute, mirano a informare i fruitori della montagna innevata sui potenziali pericoli legati alla stabilità del manto nevoso.

I Bollettini, liberamente consultabili sul sito meteomont.carabinieri.it e scaricabili dall’app. meteomont, sono il prodotto finale dell’attività quotidiana di personale altamente qualificato e costantemente aggiornato che, con professionalità e competenza, effettua osservazioni quotidiane, specifici test in ambiente alpinistico, raccoglie dati meteo nivologici, analizza ed elabora le informazioni acquisite.

Quale ruolo giocano le tecnologie, nelle attività operative del vostro Comando?

La tecnologia è e sarà sempre più un fattore fondamentale nella nostra azione. Rappresenta ormai una realtà quotidiana nel contrasto al crimine ambientale e nelle attività di monitoraggio, analisi, rilevazioni qualitative e quantitative delle risorse naturali.

Abbiamo oggi la possibilità di avvalerci delle nuove tecnologie fornite dai satelliti in orbita, dai droni, da elicotteri implementanti di specifica strumentazione, sensori a terra, dall’intelligenza artificiale e dall’internet delle cose (internet of thing), che supportano e fortificano l’azione degli operatori, specializzati e capillari in tutto il territorio, nella prevenzione e nella repressione.

Uno specifico valore aggiunto per il monitoraggio e il controllo ambientale riveste il Progetto “Smart Forest Monitoring” che il Comando sta sviluppando insieme ad altri Enti, anche con i fondi del PNRR. Un sistema che si basa sull’osservazione della terra da sistemi satellitari, velivoli, droni, sensori, che permetterà di individuare tempestivamente e mappare rapidamente eventuali anomalie e disturbi sul terreno, sia di origine antropica che naturale. Tali anomalie verranno identificate e interpretate tramite specifici algoritmi, per orientare e rendere più efficaci ed efficienti i controlli sul campo. Tale avanzato sistema di monitoraggio ambientale potrà essere applicato sia al pilastro della tutela forestale, sia agroalimentare che ambientale, rendendo sempre più incisivo e a tutto campo il nostro intervento.

Come viene formato il personale forestale oggi? Vi sono percorsi specifici anche per giovani interessati a questo ambito?

Il Carabiniere forestale oggi deve avere una formazione specialistica e in continuo aggiornamento. Le tematiche affrontate in servizio sono complesse e in continua evoluzione. Al Carabiniere forestale, di qualunque grado, viene fornita a tale scopo una formazione ulteriore. Dopo il corso di base alle scuole Allievi e alla scuola Marescialli, a cui si accede tramite gli ordinari concorsi pubblici, i militari devono seguire un corso di specializzazione alla Scuola Forestale Carabinieri di Cittaducale, della durata di oltre 6 mesi per i marescialli e di oltre 4 mesi per gli allievi Carabinieri. Per gli ufficiali forestali la formazione è ancora più approfondita. Devono svolgere un corso di specializzazione di 2 anni alla Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma, a cui possono accedere, previo concorso pubblico, solo coloro che sono già laureati, specialmente in materie tecnico-scientifiche. Oltre agli aspetti tecnico-scientifici, durante il corso agli ufficiali forestali vengono impartite nozioni sugli aspetti militari e tecnico-professionali, oltre che di formazione attitudinale per il comando e la guida di uomini e donne.

Le materie insegnate durante i corsi di specializzazione appartengono a due grandi blocchi: materie tecnico- scientifico (come ecologia, botanica, selvicoltura) e giuridico-normative, dove si approfondisce la normativa di settore (come incendi boschivi, dissesto idrogeologico, inquinamenti, frodi agroalimentari).

Chi ha passione per la natura e per l’ambiente, può valutare questa professione specializzante e stimolante, indossando l’uniforme dell’Arma dei Carabinieri, così da poter fornire il proprio concreto contributo per la sicurezza dei cittadini e la salubrità dell’ambiente.

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