Il futuro dello stabilimento siderurgico di Taranto, ex Ilva, resta una delle sfide industriali e ambientali più delicate per l’Italia. Lo ha ribadito con fermezza il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, nel corso dell’incontro con i sindacati convocato dal governo per affrontare una crisi che “va gestita come una calamità naturale”. “Il percorso dell’ex Ilva è sempre stato particolarmente complicato”, ha detto Mantovano, ripercorrendo le difficoltà nate dalla gestione con il socio privato, la cui eredità “pesante” ha lasciato in sospeso soprattutto il tema della sicurezza degli impianti. “Dopo l’estromissione del socio privato, il governo ha dovuto far fronte a continue sorprese e alla costante necessità di reperire fonti finanziarie”, ha spiegato, ricordando anche i numerosi interventi legislativi e i confronti serrati con le istituzioni europee.
Mantovano ha posto l’accento sul senso di responsabilità dell’esecutivo: “Non ci consideriamo parti contrapposte, anche se siamo seduti su lati opposti del tavolo. Le vostre preoccupazioni sono le nostre. Siamo preoccupati, ma non rassegnati, e non rifuggiamo le responsabilità”, ha assicurato ai rappresentanti dei lavoratori.
“Taranto sia il simbolo dell’acciaio verde”
Il piano del governo non è solo di contenimento, ma guarda anche alla ricostruzione, come ha sottolineato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, durante il question time alla Camera. “Ho già condiviso con il presidente della Regione Puglia la necessità di un accordo di programma per la piena decarbonizzazione del sito di Taranto, come già fatto a Piombino e Terni”, ha affermato. Ma l’iniziativa si scontra con nuovi ostacoli: “La decisione della Procura mette a rischio il processo di riconversione ambientale, alterando il quadro economico per le aziende partecipanti alla gara e avendo conseguenze pesanti sull’occupazione e sull’indotto”, ha spiegato Urso. Per questo, ha aggiunto, è stato necessario rivedere il piano di transizione e ricorrere alla cassa integrazione.
Urso ha precisato che non è ancora stata autorizzata la ripresa delle attività all’altoforno 1, e comunque “il colaggio dei fusi risulterebbe oggi impossibile”. La strategia del governo punta su un rilancio basato su tre forni elettrici, un investimento in chiave di sostenibilità: “Vogliamo che l’Italia diventi il primo paese europeo a produrre solo acciaio green, leader nella tutela dell’ambiente e della salute”.
Tre condizioni per rilanciare Taranto
Per realizzare questa visione, il ministro ha indicato tre condizioni imprescindibili: rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale in tempi brevi, che garantisca sostenibilità economica e ambientale, autorizzazione per la nave rigassificatrice, essenziale per alimentare i nuovi forni elettrici, mantenimento della continuità produttiva, per evitare il collasso industriale dello stabilimento.
“Serve piena e leale collaborazione istituzionale”, ha ammonito Urso, riferendosi implicitamente alle recenti tensioni con alcuni enti locali e alla necessità di un allineamento tra autorità giudiziaria, governo e amministrazioni regionali.