Il progresso e la tecnologia hanno rivoluzionato le nostre vite in maniera ormai irreversibile. Se, ad esempio, nel bel mezzo di una conversazione qualcuno esclamasse: “Non c’è campo”, nessuno dei presenti penserebbe ai problemi dell’agricoltura, all’erosione dei terreni, ecc. Il pensiero di tutti, con l’aggiunta di improperi e maledizioni, andrebbe ai responsabili (o presunti tali) della scarsa copertura del segnale che, di fatto, ci condannerebbe all’isolamento totale ed all’impossibilità di essere connessi per motivi di lavoro o anche solo a scopo ludico.
In Italia sono oltre 1200 i comuni nei quali si registrano difficoltà nella ricezione del segnale di rete, e dove con almeno uno o più operatori non è possibile effettuare telefonate, inviare messaggi di testo o connettersi ad internet mediante uno smartphone.
Ma c’è di più. Sono 5 milioni i cittadini italiani che non riescono ad accedere ai canali di servizio televisivo pubblico, nonostante il canone Rai sia stato implementato con il pagamento delle utenze, di fatto facendo pagare a quei cittadini un servizio di cui non possono usufruire. Senza contare che in numerosi i comuni la velocità di connessione alla rete internet è totalmente inadeguata per far fronte alle sopravvenute necessità di connettività e di lavoro da remoto, o di banale accesso a moderni servizi per privati o della pubblica amministrazione. Nell’ormai lontano 2015 il Governo presieduto da Matteo Renzi ha predisposto il piano banda ultra larga (Bul) per colmare il divario digitale che divide le aree periferiche da quelle centrali in tutta Italia. A cinque anni distanza nulla è cambiato: la situazione di divario digitale persiste, colpendo in modo determinante più di 1000 comuni italiani.
La domanda, come direbbe Lubrano, sorge spontanea: ma non si era detto che l’innovazione e la digitalizzazione sono le condizioni di base per essere competitivi adesso e nel futuro?
Vorremmo sapere se il governo in carica è in grado ed intende impegnarsi in questo campo per colmare il gap cui si è fatto cenno, in modo da utilizzare gli strumenti disponibili, come il piano Bul (l’estensione della cd. “banda larga”), per raggiungere tutte le abitazioni sul territorio nazionale, inclusi i rifugi alpini, attraverso segnali su fibra o wireless.
Ci rivolgiamo al premier Giuseppe Conte con l’auspicio che a brevissimo possa avviare un piano di attuazione dell’agenda digitale per le zone montane, rurali e interne del Paese in accordo con Uncem le associazioni degli enti locali, quelle datoriali e le organizzazioni di rappresentanza delle imprese.