Russia e Ucraina hanno proceduto a uno scambio paritario di prigionieri di guerra, liberando 205 soldati per parte, ha reso noto in un comunicato il ministero della Difesa russo. L’operazione è stata realizzata “a seguito di un processo negoziale” e segna un nuovo passo nei tentativi di ridurre il numero di militari detenuti sui due fronti. Secondo il testo diffuso dal ministero, i 205 militari russi rientrati provenivano da strutture di detenzione controllate da Kiev, mentre in cambio sono stati consegnati alle autorità ucraine altrettanti prigionieri delle Forze armate di Kiev. L’annuncio ufficiale sottolinea che il ritorno dei militari ha avuto luogo in un’area di confine, scelta come punto di incontro per entrambe le delegazioni.
Il ministero russo ha ringraziato gli Emirati Arabi Uniti per il ruolo di “mediazione umanitaria” nel facilitare lo scambio, definito “un contributo fondamentale” alle operazioni di rimpatrio dei prigionieri.
Assistenza a soldati
I militari russi liberati si trovano attualmente in Bielorussia, dove ricevono assistenza medica e psicologica prima di essere trasportati in Russia per cure e programmi di riabilitazione. Un portavoce del ministero ha specificato che in questa fase le priorità sono il recupero fisico e il sostegno psicologico dei reduci. Si tratta del quinto scambio di prigionieri effettuato dall’inizio del 2025. Il più recente prima di questo risaliva al 19 aprile, quando Russia e Ucraina avevano già liberato 246 militari per parte, nel maggior scambio avvenuto dall’inizio del conflitto themoscowtimes.com. Nel frattempo, la Russia ha annunciato l’intenzione di osservare un cessate il fuoco unilaterale dal 8 al 10 maggio per celebrare l’80° anniversario della vittoria sul nazifascismo. Ma il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha avvertito che “in caso di attacchi da parte delle forze ucraine durante questo periodo, sarà data immediatamente una risposta adeguata”.
L’iniziativa per una tregua di tre giorni, annunciata da Vladimir Putin il 28 aprile per coincidere con le celebrazioni della ‘Giornata della vittoria’ dell’Unione Sovietica, non ha ancora ottenuto un’accoglienza ufficiale da parte di Kiev, che ha chiesto un cessate il fuoco di almeno 30 giorni per garantire un effettivo processo negoziale.