lunedì, 5 Maggio, 2025
Economia

Cnpr forum: gli scenari della previdenza e della finanza sotto i ‘colpi’ dei dazi

Monteverde (Isnec): “Avviare politica fiscale a sostegno dell’azione sociale delle Casse”. Santomauro (Cnpr): “Enti pensionistici fondamentali per sostenere economia del Paese”

“Le Casse di previdenza svolgono un ruolo essenziale nel garantire pensioni dignitose ai propri iscritti. Tuttavia, questa funzione è fortemente condizionata dal peso fiscale, poiché gli istituti pensionistici professionali sono soggetti al pagamento di imposte sui rendimenti degli investimenti, come se fossero enti economici. Sosteniamo, infatti, sia l’Ires che l’imposta sostitutiva per i redditi di capitale esteri. Le risorse sottratte, se reinvestite all’interno del sistema previdenziale, potrebbero contribuire a migliorare le prestazioni per i professionisti. È necessario avviare una revisione della politica fiscale, che riconosca la valenza sociale dell’attività previdenziale e superi l’iniquità dell’attuale sistema, che di fatto impone una doppia tassazione: prima sulle Casse e poi sui beneficiari delle prestazioni”. Lo ha reso noto Nunzio Monteverde, presidente dell’Isnec (Istituto Nazionale Esperti Contabili), nel corso del Cnpr Forum speciale “Scenari della previdenza e della finanza”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.

“Gli istituti pensionistici dei professionisti – ha sottolineato Fedele Santomauro, consigliere d’Amministrazione della Cnpr – rappresentano un punto di riferimento essenziale in un contesto competitivo come quello attuale, non solo per la loro funzione previdenziale, ma anche per il contributo attivo che offrono all’economia nazionale attraverso investimenti mirati. È fondamentale riconoscere loro un ruolo più centrale, poiché possono favorire il raggiungimento di nuovi obiettivi in ambito professionale, contribuendo a rendere più attrattivo un settore oggi segnato da una profonda crisi di vocazione. Lo Stato dovrebbe intervenire per superare l’attuale regime di tassazione sui rendimenti. In sinergia con l’Isnec, stiamo lavorando anche per valorizzare la figura dell’esperto contabile, destinata a svolgere un ruolo sempre più strategico sia nel mondo delle professioni che in quello aziendale”.

Nel corso del forum, condotto da Anna Maria Belforte, Giuseppe Patriossi, partner responsabile consulenza Casse previdenziali e sanitarie Prometeia advisor Sim ha reso noto che “il 2024 si è chiuso in modo molto positivo grazie in particolare alla performance degli asset a maggior profilo di rischio, in continuità con il 2023. L’inizio del 2025 è stato sin da subito più complesso specie dopo il ‘Liberation day’ del presidente Trump che ha generato in aprile una forte incertezza sulle politiche economiche che l’amministrazione americana metterà in atto. I mercati hanno quindi iniziato una fase di volatilità elevata ed in aumento, specie quelli azionari. A ciò si sono inoltre affiancate tensioni sul debito americano, anche in ragione della necessità di rifinanziarlo in maniera importante oltre che in relazione alla dinamica inflattiva che rimane presente e potrebbe essere esacerbata quantomeno nel breve termine dalle politiche tariffarie di Trump. La politica dei dazi causerà una contrazione del commercio mondiale e quindi della crescita, ragion per cui ci attendiamo quest’anno il protrarsi di episodi di volatilità significativa dei mercati, comprese le parti più lunghe delle curve obbligazionarie. Tra i beni rifugio continua a spiccare l’oro mentre il dollaro americano, solitamente safe heaven nelle fasi di volatilità, ha intrapreso un percorso di significativo deprezzamento”.

Per Valentino Filippini, senior institutional sales Amundi Sgr: “il mercato è rimasto sorpreso dalla numerosità e dalle dimensioni dei dazi annunciati dall’amministrazione americana. Capire l’impatto in termini di crescita passa attraverso l’analisi delle negoziazioni bilaterali tra paesi che determinano quello che potrà essere, a regime, il sistema di commercio internazionale che sarà presumibilmente differente da quello che finora abbiamo avuto. Il cambiamento ci attendiamo impatterà in termini negativi sulle aspettative di crescita a livello globale con impatti più marcati nei paesi più coinvolti in questa dinamica come potenzialmente Cina, Usa ma anche l’Europa. Anche se a livello Europeo la dinamica di crescita potrebbe essere mitigata da un aumento della spesa pubblica nel settore della difesa. Il mercato ha già messo sotto forte pressione determinati settori, tra cui sicuramente l’automotive e quello della tecnologia. In questo contesto è fondamentale costruire un portafoglio diversificato e resiliente”.

Andrea Cattaneo, head of Italy, Switzerland & Iberia – Bnp Paribas, Securities Services, ha affermato che “il momento di turbolenza dei mercati finanziari, come quello che stiamo vivendo, presenta molti rischi. Quelli operativi, di frode e i rischi della gestione finanziaria. Oggi Bnp Paribas intermedia circa il 40 per cento del mercato italiano quindi abbiamo un ottimo punto di vista su come stanno andando i mercati. Nelle ultime due settimane abbiamo visto un picco di operatività che è addirittura raddoppiato rispetto ai volumi standard. Abbiamo raggiunto una media di più di centomila operazioni al giorno. Come banca depositaria abbiamo un ruolo istituzionale, il nostro compito è monitorare l’operato dei gestori terzi. Operiamo in una funzione di controllo per quelle che sono le operatività sui mercati al fine di rimanere aderenti alle politiche d’investimento del fondo. A livello regolamentare controlliamo che vengano svolti gli investimenti in linea con le procedure e i provvedimenti emessi dalla Banca d’Italia, dalla Covip e da Consob. Per la banca depositaria il principio della solidità patrimoniale è un principio chiave”.

Nino Mancini, responsabile area gestioni Banca Patrimoni Sella&c, ha evidenziato come “Gli effetti sulla crescita globale sono già visibili nei dati di sentiment provenienti sia dagli Stati Uniti che da altre aree del mondo. Riteniamo che ci sarà un impatto immediato in termini di rallentamento economico, ma molto dipenderà dall’evoluzione delle interlocuzioni internazionali. Non siamo convinti che le dichiarazioni del presidente americano rappresentino un punto definitivo: potremmo assistere ad un passo indietro come ha fatto nei confronti dell’Europa, con una possibile sospensione dei dazi per 90 giorni. Le banche centrali si trovano oggi in una posizione particolarmente complessa. Da un lato, il rallentamento della crescita suggerirebbe l’opportunità di nuovi stimoli di politica monetaria espansiva; dall’altro, le spinte inflazionistiche che potrebbero derivare da questo scenario richiedono prudenza. In particolare, la Federal Reserve ha chiarito che eventuali ulteriori interventi espansivi saranno subordinati all’andamento dell’inflazione”.

Gli effetti di questo processo sono stati analizzati da Alessandro Franzin, sviluppo istituzionale Italia Eurizon Capital Sgr: “L’aumento delle tariffe doganali produce, come effetto immediato, una pressione inflazionistica che tende a scoraggiare l’acquisto e il consumo dei beni importati. In un contesto di guerra commerciale, il timore di un rallentamento economico supera quello dell’inflazione.

Attualmente non è ancora possibile quantificare con precisione l’entità di questo rallentamento poiché gli sviluppi futuri dipenderanno in larga misura dall’esito delle trattative bilaterali in corso. Solo una volta concluso questo processo negoziale sarà possibile effettuare un’analisi più dettagliata degli impatti complessivi sulla crescita e sui singoli Paesi e settori coinvolti.

È plausibile che le economie più colpite ricorrano a politiche fiscali di tipo espansivo per contrastare il rallentamento e stimolare l’attività economica. Nell’area euro, ad esempio, stiamo già vedendo emergere stimoli significativi nei settori della difesa e delle infrastrutture, mentre in Cina è probabile un rafforzamento delle misure a sostegno della domanda interna.

In un quadro globale in rapida evoluzione, che conserva fondamentali economici ancora solidi, è comunque preferibile mantenere come investitore un approccio prudente, sempre pronto a cogliere le opportunità che si dovessero manifestare”.

Gianluca Bergamaschi, head of fixed income mandates and Pm Generali Asset Management Sgr, ha dichiarato: “Ci troviamo di fronte a una situazione senza precedenti per il commercio mondiale, determinata da due eventi chiave: da un lato, l’adozione del cosiddetto ‘bazooka fiscale’ da parte del governo tedesco a inizio marzo, che ha comportato una revisione al rialzo delle stime su crescita e inflazione in tutta l’Eurozona; dall’altro, la decisione dell’amministrazione Trump di modificare in modo drastico la politica commerciale statunitense, introducendo dazi sulle importazioni. Siamo così passati da uno scenario che prevedeva un rallentamento contenuto dell’economia europea e un atterraggio morbido per quella americana, a uno che mette potenzialmente a rischio l’intera crescita globale. Molto dipenderà dall’esito delle negoziazioni internazionali e dal livello a cui si stabilizzeranno i dazi, così come da eventuali misure di ritorsione da parte delle principali aree commerciali. L’Europa, fortemente orientata all’export, potrebbe subire un impatto negativo sulla domanda esterna, con effetti più deflazionistici che inflazionistici. Negli Stati Uniti, invece, è probabile che si verifichi un rallentamento accompagnato da una crescita dei prezzi, generando contraddizioni nella dinamica economica. Le banche centrali hanno risposto in modo coerente: da una parte la Fed mantiene un atteggiamento prudente, mentre la BCE si è mostrata più reattiva, adottando politiche monetarie accomodanti”.

Francesco Spadaccia, portfolio manager Ubs asset management, ha messo in risalto che “la politica estera di Trump può avere un impatto rilevante sull’economia globale, con effetti particolarmente negativi a livello locale, soprattutto in termini di inflazione. Ci aspettiamo ulteriori tagli dei tassi da parte della Banca Centrale Europea, che nel breve periodo può ancora beneficiare della fase di rallentamento dell’inflazione. Negli Stati Uniti, invece, la situazione è decisamente più complessa: i dazi introdotti contribuiranno ad aumentare le pressioni inflazionistiche. Inoltre, il deprezzamento del dollaro rappresenta un ulteriore elemento critico, poiché implica un’importazione di inflazione nell’economia americana. Di conseguenza, la posizione della Federal Reserve diventa più difficile. È probabile che vi siano dei tagli, ma certamente in misura inferiore rispetto a quanto sarebbe stato possibile prima delle recenti scelte di politica estera”.

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