domenica, 4 Maggio, 2025
Economia

La finanza vola, l’economia reale spera

Si acceleri sull’ammortamento delle infrastrutture, sui sostegni all’industria, commercio e artigianato. Meno burocrazia e tasse per gli autonomi e sul lavoro. Far crescere il reddito delle famiglie

Governo e Premier Giorgia Meloni in sintonia con le Associazioni di categoria per ridare forza alle imprese e al lavoro. La crescita è possibile e ci sono le condizioni 

Le borse festeggiano, la grande finanza si scopre audace e profittevole, conquista “terreni” positivi e utili. Al contrario l’economia reale quella della industria, delle piccole e imprese e delle famiglie, è sempre più in affanno, disorientata dai costi come l’energia, in un guado di incertezze, e si scopre più indebitata e spera.

Le notizie economiche ci offrono un punto di riferimento per comprendere la realtà, i suoi paradossi, gli slanci, le speranze e le delusioni offerte dalla realtà.

Chi vola e chi cade

Il solco tra i due mondi uno che sale l’altro che cade diventa sempre più ampio. Titolano la Confcommercio così come la Confesercenti: fiducia in calo per imprese e consumatori

Nei servizi e nel commercio i ribassi più marcati. L’indice delle imprese ai minimi da marzo 2021. Il presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli, così come la leader della Confesercenti, Patrizia De Luise, sottolineano : “Famiglie e imprese subiscono l’incertezza del momento”, un peggioramento che appare diffuso. Nell’altra faccia della medaglia, quella della finanza, le cifre scrivono gli analisti: “sono sopra le attese”. A sostenere i listini anche il possibile avvio dei negoziati tra Usa e Cina sui dazi, e venerdì i giornali economici segnalavano: “le borse volano”, così come altri beni con l’oro in rialzo a 3.260 dollari l’oncia (+1,2%) e il bitcoin che tocca i 96.842 dollari (+0,3%).

Economia e finanza, mondi contrapposti

Per operare in borsa servono capitali enormi non certo a disposizione di piccole imprese o di famiglie. Se gli investitori credono che ci sarà una ripresa economica o che le banche centrali sosterranno il sistema (con tassi bassi o liquidità), i mercati azionari possono salire anche quando l’economia reale soffre. Ma per quest’ultima il nodo diventa più stretto. Le imprese hanno barriere materiali ineludibili: burocrazia, fisco, competitività, personale da tutelare, contratti da onorare; così come le famiglie sono alle prese con la gestione dei mutui, del carrello della spesa, i tanti imprevisti della quotidianità. Fatto non trascurabile, il credito non arriva a chi ne ha davvero bisogno. Dal 2011 al 2023, i prestiti bancari alle imprese sono diminuiti da 1.017 miliardi a 667 miliardi di euro, con una perdita di 350 miliardi di euro, pari a una riduzione del 52,4% .

La divergenza tra economia reale e mercati finanziari non è certo una novità, tuttavia, quando la divaricazione aumenta, gli squilibri diventano preoccupanti.

Disuguaglianze, rischio sociale

Se osserviamo i conti ne abbiamo una idea: il debito medio per famiglia in Italia è di circa 22.710 euro, con un totale complessivo di 595,1 miliardi di euro in prestiti bancari. Le province con i debiti medi più elevati sono Milano (35.342 euro), Monza e Brianza (31.984 euro) e Bolzano (31.483 euro). L’aumento dell’indebitamento mentre la borsa sale è un segnale da monitorare con attenzione perché indica una disuguaglianza tra finanza e vita reale. Se questa divergenza continua, siamo su un terreno di forti instabilità sociali. Secondo la Cgia di Mestre, circa 118.000 imprese italiane sono a rischio usura, con un aumento di oltre 2.600 unità rispetto all’anno precedente. Le aree metropolitane, come Roma, Milano e Napoli, presentano il maggior numero di imprese insolventi.

Borsa ok, imprese e famiglie ko

Se la borsa è dominata da grandi imprese (spesso tecnologiche, globali) che possono resistere meglio imporre una loro visione tale da influenzare Governi e mercati. Le piccole e medie imprese hanno dimensioni locali, non possono giovarsi di meccanismi di pressioni geo politiche e finanziarie, malgrado siano loro il cuore dell’economia reale, senza di esse crollerebbe l’intera Nazione. Per le famiglie le cose vanno peggio. L’aumento dei tassi di interesse, in particolare per i mutui a tasso variabile, ha aggravato la situazione. Nel 2023, il credito al consumo ha raggiunto un record di 160 miliardi di euro, con un incremento del 220% rispetto a 20 anni fa.

Governo e Premier ci sono

Questo lo scenario che oggi viviamo. Ci sono alternative? Se vogliamo l’Italia ha avuto per la capacità dei suo variegato tessuto sociale e geografico, per la qualità delle imprese, per la politica quella che avverte l’importanza di essere protagonista sui temi della crescita. Il Governo con il premier Giorgia Meloni oggi sono una garanzia nazionale e internazionale, può fare un balzo di produttività e di crescita. Le Associazioni di categoria sono oggi consapevoli che è necessario uno sforzo di coesione sui progetti. Bisogna accelerare sugli investimenti del Piano nazionale di ripresa, sulle infrastrutture, l’industria, l’agricoltura. L’occupazione e l’inflazione ci dicono che crescono i contratti a tempo indeterminato e l’inflazione è sotto controllo. Sul lavoro si deve avviare una grande discussione sul senso stesso dell’impegno professionale e su quel “vuoto” che la Cgia di Mestre denuncia come “svuotamento occupazionale”.

Far brindare chi lavora

Così come bisogna sostenere le piccole imprese del commercio, dell’artigianato, dell’edilizia, che sono loro che possono migliorare le condizioni di vita di molte famiglie. Basta poi assediare il lavoro autonomo di norme spesso avvilenti per quanti devono assolverle. C’è da fare, e ovviamente le difficoltà non mancano. Così come non mancano capacità e impegno per uno sforzo ideale e comune. Parlamento e Governo sono sul punto di arrivo di molte riforme su burocrazia, fisco, sostegni alle imprese. Incentivi a chi produce e assume togliendo tutte quelle inutili strettoie che fanno desistere anche i più volenterosi a investire su se stessi e una attività autonoma. Facciamo brindare chi lavora, chi alza la saracinesca ogni mattina e chi crede davvero che l’Italia sia un Paese che ha la forza, la volontà di crescere non solo in borsa ma anche nelle officine, nei laboratori e nelle case.

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