Un Primo Maggio, quello di ieri, nel segno della mobilitazione, del ricordo e dello scontro politico. In tutta Italia i cortei promossi da Cgil, Cisl e Uil si sono svolti nei luoghi simbolici delle tragedie sul lavoro: da Montemurlo in Toscana, dove perse la vita la giovane Luana, a Casteldaccia in Sicilia dove il 6 maggio dell’anno scorso cinque operai morirono mentre eseguivano lavori sulla rete fognaria, fino al cuore di Roma, dove migliaia di persone hanno attraversato i Fori Imperiali. Il grido è unanime: “Basta morti sul lavoro”. Un tema che scuote le coscienze e infiamma il confronto tra governo e opposizioni. Il Segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha aperto la giornata con parole nette: “I morti sul lavoro aumentano, è una strage silenziosa che va fermata. Serve un cambio radicale: la sicurezza non è un costo, ma un investimento. Se l’incontro dell’8 maggio con il governo sarà solo di facciata, ci mobiliteremo”. Landini ha anche attaccato l’ossessione per il profitto e chiesto che le famiglie delle vittime siano trattate come quelle colpite da mafia e terrorismo.
Pierpaolo Bombardieri, leader della Uil, ha parlato da Montemurlo: “Si muore più sul lavoro che per mano della mafia. Servono più ispettori, una Procura speciale, il reato di omicidio sul lavoro. Non bastano le parole, servono atti concreti”. Accanto a lui, Emma Marrazzo, madre di Luana, simbolo del dolore e della lotta. Daniela Fumarola, alla guida della Cisl, ha scelto Casteldaccia per rilanciare la piattaforma sindacale: “Formazione obbligatoria, più controlli, sorveglianza sanitaria e incentivi alle imprese che investono in sicurezza. Il luogo di lavoro deve essere il più salubre che ci sia”.
“Più di un milione di nuovi posti”
Dal fronte di governo, il Premier Giorgia Meloni ha rivendicato i risultati ottenuti: “In due anni e mezzo creati oltre un milione di posti di lavoro. L’occupazione è ai massimi storici, la disoccupazione ai minimi da 18 anni”. In un post su X ha aggiunto: “Il nostro impegno è concreto anche sulla sicurezza: nuove risorse, più controlli, più formazione. C’è ancora da fare, ma la direzione è chiara. Buon Primo Maggio a chi lavora, a chi cerca un’occasione, a chi non si arrende”. Ma il clima resta teso. Il botta e risposta con Elly Schlein, Segretaria del Pd, ha acceso la polemica. “Meloni mente sui numeri, i salari sono più bassi dell’8% rispetto al 2021, lo dice l’Istat. Ha voltato le spalle a 3,5 milioni di lavoratori poveri e ha bloccato la legge sul salario minimo”, ha dichiarato la leader dem, che ha poi partecipato alla manifestazione abbracciando Landini.
Schlein ha rilanciato la sfida del referendum dell’8 e 9 giugno: “È un passaggio cruciale. In gioco ci sono sicurezza, precarietà, dignità. Il Pd sarà con i lavoratori nelle piazze e nelle urne”.
Sicurezza, lavoro e musica
Alle 15.15, in contemporanea ai cortei, si è aperto a Roma il Concertone del Primo Maggio in piazza San Giovanni, trasmesso su Rai3. La manifestazione, organizzata dai sindacati, ha visto salire sul palco per primo Leo Gassmann con ‘Bella Ciao’, seguita da una dedica a Papa Francesco, omaggiato per il suo continuo appello alla dignità del lavoro. Oltre 50 artisti si sono alternati fino a mezzanotte: tra i più attesi Elodie, Brunori Sas, Ghali, Giorgia, Achille Lauro e il gran finale affidato al dj Gabry Ponte. Una festa che, tra note e riflessioni, vuole ricordare che il lavoro è cultura, diritti, sicurezza e futuro.
L’8 maggio il confronto
Tutti gli occhi sono ora puntati sull’incontro dell’8 maggio a Palazzo Chigi, convocato da Meloni con le parti sociali. Per i sindacati sarà il banco di prova: o si apre un vero confronto o scatterà una nuova stagione di mobilitazione. Landini, Bombardieri e Fumarola hanno ribadito che non basteranno promesse e annunci. “Basta cordoglio e spot, vogliamo riforme vere”, ha detto il Segretario Uil. Le proposte sono chiare: più controlli, più formazione, tutele per le famiglie delle vittime, appalti trasparenti e un sistema sanzionatorio efficace. Il governo, da parte sua, ha rilanciato: “C’è l’impegno a rafforzare l’apparato ispettivo, investire nella cultura della prevenzione e garantire incentivi alle aziende virtuose”. Ma il nodo resta politico: quanto spazio è disposto a concedere l’esecutivo alle richieste sindacali?