Mentre i fronti di guerra in Ucraina continuano a essere scossi da raid e offensive, la diplomazia internazionale lavora sottotraccia per tentare di costruire le basi di una tregua. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha incontrato in Italia il cardinale Matteo Zuppi e il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin. Al centro dei colloqui, il dramma dei bambini ucraini deportati in Russia: “La cosa più importante per l’Ucraina è riportare tutti i nostri a casa”, ha dichiarato Zelensky, sottolineando l’urgenza di un intervento vaticano per facilitare il ritorno dei piccoli sfollati. A margine della sua visita in Europa, Zelensky ha incontrato anche Donald Trump, il quale ha rilanciato la sua proposta di mediazione. “Abbiamo avuto un ottimo incontro”, ha commentato Zelensky, mentre Trump ha ribadito che un accordo di pace è “abbastanza vicino”. Il riferimento è ai contatti tra Steve Witkoff, suo emissario diplomatico, e il presidente russo Vladimir Putin. Dal Cremlino, il portavoce Dmitry Peskov conferma che esiste una “certa sintonia” con Washington, ma sottolinea che per garantire il successo dei colloqui è necessaria la massima riservatezza. Tuttavia, Trump si è mostrato scettico sull’effettiva volontà di Mosca di fermare la guerra: “Non c’è alcun motivo per cui Putin debba aver lanciato missili contro aree civili negli ultimi giorni. Forse sta solo prendendo tempo”, ha scritto su Truth Social, invocando l’introduzione di “sanzioni secondarie” contro la Russia. Secondo indiscrezioni riportate dal Telegraph, gli Stati Uniti si sarebbero detti disposti a fornire garanzie di sicurezza alla “coalizione dei volenterosi” sostenuta dal premier britannico Keir Starmer, con supporto logistico e d’intelligence ai contingenti europei.
149 droni russi sull’Ucraina
Mentre si moltiplicano i tentativi diplomatici, il fronte ucraino continua a sanguinare. L’aeronautica militare di Kiev ha riferito che nella notte la Russia ha lanciato almeno 149 droni contro le regioni di Zhytomyr, Dnipropetrovsk, Odessa, Donetsk, Sumy e Cherkasy. Circa 60 droni sono stati abbattuti, mentre altri 70 si sarebbero persi a causa delle contromisure elettroniche ucraine. Il bilancio è tragico: nella città di Pavlohrad un uomo è morto e una ragazza di 14 anni è rimasta ferita. Le forze russe rivendicano inoltre successi significativi nella regione di Kursk, al confine con l’Ucraina. Il comandante di un’unità della Flotta del Mar Nero ha dichiarato il pieno controllo dell’insediamento di Gornal, annunciando che “le sacche di resistenza ucraine saranno presto eliminate”. Kiev, tuttavia, smentisce di essere stata completamente cacciata dall’area.
Attentato Moskalik
In un contesto già teso, un episodio rischia di infiammare ulteriormente gli animi: il Cremlino accusa i servizi segreti ucraini di essere i mandanti dell’attentato che ha ucciso Yaroslav Moskalik, alto ufficiale dello Stato Maggiore russo, in un’esplosione d’auto a Balashikha. Ignat Kuzin, presunto esecutore materiale, è stato incriminato per terrorismo dopo aver confessato di aver agito su ordine di Kiev, in cambio di una promessa di 18mila dollari. Moskalik aveva partecipato a missioni diplomatiche con l’Occidente per trovare una via d’uscita al conflitto, ed era coinvolto anche nei dossier su Siria e cooperazione militare in Africa e Medio Oriente.
Macron, Rubio e Markov
Da Parigi arriva un ulteriore segnale di apertura: secondo fonti vicine all’Eliseo, l’Ucraina sarebbe disposta a considerare un “fine guerra incondizionato”, senza precondizioni formali, pur di fermare il massacro in corso. Una posizione che riflette, forse, una crescente stanchezza nel fronte occidentale. Il segretario di Stato Usa Marco Rubio ha dichiarato che questa settimana sarà cruciale per capire se Mosca e Kiev vogliono realmente la pace, lasciando intendere che l’unico in grado di mediare efficacemente sia Trump. Più pessimista Sergey Markov, ex consigliere di Putin, che valuta in appena il 25-30% la probabilità di un accordo serio nel breve termine. Tuttavia, secondo Markov, entro l’autunno – anche grazie a una possibile nuova offensiva russa – la chance di un cessate il fuoco o di un congelamento del conflitto potrebbe salire fino al 70%. Nel frattempo, il commissario europeo per la Difesa Andrius Kubilius avverte: Mosca mira a impedire l’ingresso di Kiev nella NATO non per paura di un attacco dall’Ucraina, ma per mantenere la porta aperta a future aggressioni. Una visione che conferma quanto il destino ucraino sia al centro di equilibri geopolitici ben più ampi del solo teatro di guerra.