lunedì, 28 Aprile, 2025
Società

Amianto, un milione di siti a rischio: in Italia la strage continua

Settemila decessi in un anno, la fibra killer ancora presente in scuole, ospedali e reti idriche

Oggi si celebra la Giornata mondiale in memoria delle vittime dell’amianto, una ricorrenza che invita a riflettere su una tragedia ancora in pieno svolgimento. A oltre trent’anni dal bando italiano del 1992, l’amianto continua a mietere vittime: oltre 200.000 decessi ogni anno nel mondo, secondo i dati ufficiali delle Nazioni Unite. Ma si tratta di una cifra che, secondo l’Osservatorio Nazionale Amianto presieduto da Ezio Bonanni, sarebbe pesantemente sottostimata. “I numeri dellʼOnu non tengono conto dei casi non registrati nei cosiddetti Stati canaglia”, le parole di Bonanni, “quei Paesi che non segnalano né malattie né decessi, ignorando le conseguenze sanitarie della fibra killer. Né si tiene conto delle morti per esposizione ambientale”. La realtà è ancora più allarmante: una strage silenziosa, che nel nostro Paese, solo nell’ultimo anno, ha causato 7.000 decessi.

Nel mondo solo 62 Paesi hanno vietato la produzione e l’uso dell’amianto. Russia, India, Cina (colossi economici e produttivi) continuano a estrarre, utilizzare e commercializzare materiali contenenti amianto. Le conseguenze sono globali: prodotti contaminati, come aeromobili o freni d’aereo, arrivano anche in Europa e in Italia, diffondendo fibre letali nell’ambiente.

La piaga delle esposizioni

Ogni atterraggio, ogni manutenzione di un velivolo può potenzialmente esporre passeggeri e lavoratori aeroportuali. Un’esposizione che non dà sintomi immediati, ma che può condurre alla malattia anche dopo 10, 20 o 60 anni. Le stime dell’Ona considerano principalmente asbestosi, mesotelioma e tumore polmonare. Ma secondo la Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, l’amianto è responsabile anche di tumori della laringe, della faringe, dello stomaco, del colon e delle ovaie.

La sottostima è evidente, come dimostrano i dati 2024 sull’incidenza in Italia: mesotelioma (2.000 casi, con mortalità del 93% a 5 anni; tumore del polmone da amianto (4.000 casi, con mortalità dell’88% a 5 anni); asbestosi (600 casi, mortalità al 25% a 5 anni. In tutto, più di 16.000 nuovi malati ogni anno solo nel nostro Paese.

Un’emergenza mai risolta

Nonostante la legge 257/92 abbia messo fuori legge l’amianto in Italia, la presenza del minerale killer è ancora capillare: 40 milioni di tonnellate di materiali contaminati, 1 milione di siti e 58 milioni di metri quadri di coperture in cemento-amianto secondo le stime Ona. Numeri che certificano il drammatico ritardo delle bonifiche. “L’Italia ha bandito l’amianto, ma l’amianto non ha ancora bandito l’Italia”, osserva amaramente Bonanni, “questa giornata non è solo memoria, è un grido. È una chiamata alla responsabilità, alla giustizia per le vittime e alla tutela dei vivi”.

Le scuole italiane, i luoghi che dovrebbero essere i più sicuri, sono invece spesso trappole mortali. Dalle materne agli istituti tecnici, lʼ Ona continua a ricevere segnalazioni di amianto, persino nei materiali didattici (come il Das contenente crisotilo usato fino al 1993). Nelle ultime settimane sono emersi 4 nuovi casi di mesotelioma tra il personale docente. Anche gli ospedali non sono risparmiati: più di 250 strutture sanitarie segnalate per presenza di amianto. Una situazione resa ancora più grave dalla presenza di amianto nella rete idrica: 300.000 km di tubazioni contaminate, secondo le stime dellʼ Ona.

Regioni più colpite

Le regioni con il più alto numero di morti da amianto nel 2024 sono Lombardia (oltre 2.000 decessi), Piemonte (circa 1.000), Emilia-Romagna (660, Liguria (oltre 600) e Lazio (oltre 500).

Sul fronte della bonifica, Lombardia e Friuli Venezia Giulia si distinguono per l’impegno nello smaltimento dei materiali contaminati, ma nel complesso il quadro nazionale resta drammatico. “Troppe persone sono state sacrificate sull’altare del profitto”, prosegue Bonanni. “Non è più ammissibile che a governarci sia la lobby dei produttori di amianto. Non è più tollerabile che le bonifiche procedano a rilento, mentre si continua a morire”. Le istituzioni hanno avviato nuove misure di sostegno, come il Bando Isi Inail 2025, che stanzia 333 milioni di euro per contributi a fondo perduto destinati alla rimozione dell’amianto. Ma la strada è ancora lunga.

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