In questi giorni così solenni per la morte di Papa Francesco, così pieni di eventi diplomatici e di affetto per il Pontefice, vogliamo ricordarlo per la sue costanti invocazioni per la pace. Abbiamo ancora in corso guerre fratricide, conflitti disumani e vittime innocenti. Nulla per il Santo Padre giustifica questo odio, queste morti, queste distruzioni che avvelenano i popoli e accecano i potenti. Le parole del Santo Padre sono dinnanzi a tutti noi e sono di verità non solo spirituale ma di profondo realismo. Leggiamole:
“Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all’incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza. Per tutto questo ci vuole coraggio, grande forza d’animo”.
I leader saranno giudicati
Inoltre alle parole morali del Pontefice aggiungiamo noi una verità politica e storica, sulla quale siamo chiamati a riflettere. Una verità che dice che nessuno potente, artefice di una guerra è sopravvissuto ad essa. I conflitti, una volta generati, consegnano poi conseguenze profonde e durature, ben oltre la fine delle ostilità. Le distruzioni sono poste sulle spalle della storia ma anche su quelle di una opinione pubblica stremata non più disposta a fare sconti. Il bilancio sarà sul costo umano e materiale, sulle distruzioni e sulle vittime, si guarderà con sospetto sulla stessa necessità del conflitto. Verranno di conseguenza le responsabilità di coloro che hanno avviato le guerre e protratto le ostilità. Le speculazioni fatte sulla pelle di chi era al fronte. Si celebreranno le migliaia e migliaia di caduti, vittime innocenti delle violenze. Mentre la generazione che uscirà dalla guerra avrà l’immediato desiderio di voltare pagina e gli ex leader cadranno cosi in un angolo. È sempre accaduto così, e sarà ancora oggi così.
Kissinger e la diplomazia

Sappiamo che un grande personaggio del secolo ‘900, Henry Kissinger, il volto USA della diplomazia mondiale, Nobel per la pace e teorico della politica di distensione con l’Unione Sovietica e con la Cina, ripeteva che ogni conflitto doveva terminare con un accordo, un trattato, una pace. Da Kissinger è arrivata la lezione che gli individui possono imporre temporaneamente la propria concezione, ma di essere pur consapevoli di non poter rendere il proprio trionfo auto-sostenibile o duraturo. Oggi in Ucraina, in Russia, in Israele e nella Palestina di Hamas c’è ancora guerra e distruzioni, ma i leader sopravviveranno alle loro decisioni? La storia dice di no, perché le guerre logorano anche i leader, mentre i conflitti fagocitano chi li genera.
Einaudi e De Gasperi
In Italia abbiamo subito, la guerra, le morti, le distruzioni, ma ne siamo venuti fuori grazie a personaggi e statisti convinti assertori della pace. I presidenti della Repubblica Luigi Einaudi, e del Consiglio, Alcide De Gasperi, fautori della democrazia, del dialogo, contro le brutalità delle guerre. Alcide De Gasperi, sottolineò il suo pensiero e quello degli italiani, nell’immediato dopo guerra, nel suo discorso di pace tenuto a Parigi nel 1954, con la convinzione disse: “Di riaffermare la fede della nuova democrazia italiana nel superamento della crisi della guerra e nel rinnovamento del mondo operato con validi strumenti di pace”.
Infine parole di Papa Francesco
“C’è nella mitologia greca e romana un monito: ‘Le porte di Marte sono sempre aperte’, il Dio della guerra è sempre pronto. Nel contempo agli umani è data la forza e il coraggio del dialogo, della ragione, della diplomazia. Per dirla con le parole di Papa Francesco che vogliamo ancora una volta ricordare per il suo impegno totale per la Pace. “La forza di perseverare nel dialogo ad ogni costo, la pazienza di tessere giorno per giorno la trama sempre più robusta di una convivenza rispettosa e pacifica, per la gloria di Dio e il bene di tutti”.