Una cerimonia solenne, carica di memoria e significato, ha segnato l’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella oggi a Genova, in occasione dell’80° anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Alla presenza di studenti, istituzioni civili e militari, rappresentanti del Parlamento e della Corte Costituzionale, il Capo dello Stato ha scelto il capoluogo ligure, simbolo della Resistenza, per ribadire con forza che “è sempre tempo di Resistenza”. Nel suo discorso ufficiale, Mattarella ha reso omaggio al coraggio delle popolazioni liguri che, accanto ai partigiani delle montagne e delle città, si opposero alla dittatura fascista e all’occupazione tedesca. “Una regione, la Liguria, che, ricca di virtù patriottiche, tanto ha contribuito alla conquista della libertà del nostro popolo”, ha dichiarato.
Il Presidente ha ricordato con commozione le città e le province liguri decorate al valor militare e civile per la Resistenza: Genova, Savona, Imperia, La Spezia, Albenga, Rossiglione, San Colombano Certenoli, Zignago. “Dalla Liguria è venuta una forte lezione sulla moralità della Resistenza”, ha detto, richiamando il Codice di Cichero, un insieme di regole etiche adottate dai partigiani che riflettevano uno spirito di fratellanza e rispetto.
Il coraggio della pace
Non è mancato il ricordo di figure emblematiche come Aldo Gastaldi, il partigiano ʼBisagnoʼ, morto un mese dopo la Liberazione, la cui causa di beatificazione è stata recentemente avviata. Al cimitero di Staglieno, Mattarella ha deposto un omaggio floreale ai caduti della Resistenza e ai patrioti dei due Risorgimenti. Nel suo discorso, il Capo dello Stato ha passato in rassegna le stragi che segnarono la Liguria durante il conflitto: dalla Benedicta a Fontanafredda, da Portofino a Molini di Triora. Ha ricordato le ʼzone libereʼ e le repubbliche partigiane di Pigna, Triora, Torriglia e l’Alta Val di Vara, esperimenti locali di democrazia e autogoverno che anticipavano la nascita della Repubblica.
“Nel 1945 l’Italia si univa nuovamente — Sud e Nord — dopo che quest’ultimo era stato separato e trattenuto in ostaggio dai nazisti e dalla Repubblica di Salò”, ha affermato Mattarella, ribadendo come la Resistenza fosse molto più che un fatto militare: fu un movimento di popolo, una rivoluzione morale e civile.
Europa e democrazia
Ampio spazio è stato dedicato anche al respiro europeo della Resistenza. Il Presidente ha ricordato figure come Luciano Bolis e Fiodor Poletaev, simboli di una solidarietà internazionale che contribuì alla rinascita democratica del continente. “Anche dalle diverse Resistenze nacque l’idea dell’Europa dei popoli”, ha sottolineato, ricollegandosi all’attualità del progetto europeo e alla necessità di difendere i valori della democrazia, dell’eguaglianza, della pace. Un monito forte è arrivato contro l’astensionismo e il disimpegno civico: “Non possiamo arrenderci all’assenteismo dei cittadini dalla cosa pubblica. È l’esercizio democratico che sostanzia la nostra libertà”.
Un legame che non si spezza
Nel finale, Mattarella ha ricordato il gesto simbolico che segnò la Liberazione di Genova: la resa delle truppe tedesche firmata a Villa Migone grazie alla mediazione del cardinale Pietro Boetto, con il partigiano Paolo Emilio Taviani ad annunciare l’alba della libertà. “Si apriva la stagione dei diritti umani delle persone e dei popoli”, ha concluso, richiamandosi alle parole di Papa Francesco nella sua Fratelli tutti per sottolineare che la lotta per la giustizia e la dignità non è mai conclusa.
Con un omaggio accorato anche a Guido Rossa, martire della democrazia negli anni del terrorismo, il Presidente ha chiuso la cerimonia con un messaggio limpido e potente: “Viva la Liguria partigiana, viva la libertà, viva la Repubblica”.