Come è cambiata oggi la percezione delle persone anziane rispetto anche all’incidenza nella società?
Oggi la percezione di cosa significa essere persona anziana è cambiata rispetto a cinquant’anni fa. Così come fra cinquant’anni l’evoluzione sociale sarà ancora più dirompente. La presenza di circa oltre 1 miliardo di persone over 65 nel Mondo nel 2050 e circa oltre il 35 per cento in Italia sempre nello stesso periodo apre a scenari che l’Umanità non ha mai conosciuto. L’età anziana è un’età abitabile, è un mix di età biologica, sociale, anagrafica, psicologica stretta tra la determinazione e la motivazione che accompagna ogni età ed ogni generazione.
Come sono mutate le generazioni?
Come ho più volte detto, le generazioni si sono accorciate. Quest’epoca che spesso chiamo “time-tech” sta andando verso le età tecnologiche, le così chiamate age-tech. I boomers, la generazione X, Y, Z, i nativi digitali e non ultima gli immersivi del metaverso, è una larga generazione che vive i medesimi contesti sia nell’active ageing sia nel tempo della fragilità.
Cosa può fare il terzo settore in questo scenario?
Come Rete Associativa del terzo settore, dare un contributo alla costruzione della società intergenerazionale della longevità è un traguardo da perseguire. Abbiamo una sfida fenomenologica di senso, quello dell’impegno non solo nel volontariato ma anche in tutte quelle forme connesse al terzo settore stesso. Si tratta di essere trasformatori sociali per la costruzione del bene comune relazionale con parti sociali, società civile, associazionismo, istituzioni, università, enti di ricerca e del sapere.
Quale è la responsabilità del terzo settore ed in particolare della Rete Associativa ADA?
Il passaggio centrale è nel ruolo. La Rete Associativa è un’unità di governo, responsabile del benessere di una comunità, pronta ad interfacciare e connettere la pluralità di generazioni che oggi e domani si ritroveranno sempre di più a vivere, abitare e sperimentare insieme, uno accanto all’altro, gli stessi contesti delle comunità del futuro. Penso che sia il tempo di entrare nella long-live society e pensare all’Italia come una grande valley, un’officina connessa di innovazione relazionale. Un grande piano strategico per l’intergenerazionalità attiva e per la longevità trasversale con al centro il benessere di tutto l’arco della vita, anche con l’ausilio delle tecnologie emergenti, non può più essere rinviabile. Amministrazione condivisa ma anche co-produzione della programmazione e della progettazione.
La possiamo considerare una visione innovativa di progresso?
Direi una visione riformista di progresso. Sono i valori da cui proveniamo, in particolare della UIL Pensionati, nostra ispiratrice. Il terzo settore è innovazione sociale ed umanesimo sociale avanzato. È connettere luoghi, esperienze, sogni, condividere la partecipazione e le sofferenze, riconnettere lo sviluppo umano delle persone. Una rete associativa come ADA è un network aperto, è un progetto di speranza in rete per le persone anziane ma anche per tutte le generazioni. È Il nostro desiderio, ma anche il nostro tentativo di continuare ad esserci per vivere meglio, più a lungo, in buona salute ed in pace in modo particolare.