La Commissione europea “promuove” i Centri di permanenza per il rimpatrio attivati dall’Italia in Albania. Secondo il Portavoce della Commissione per gli Affari interni, Markus Lammert, la trasformazione dei centri per migranti a Gjader è “in linea di principio conforme al diritto dell’Unione Europea”. Durante un briefing con la stampa a Bruxelles, Lammert ha spiegato che “la legislazione nazionale italiana si applicherebbe a questi centri, come finora per l’asilo” e ha garantito che Bruxelles continuerà a monitorare “l’attuazione del protocollo nella sua nuova versione”. La dichiarazione della Commissione ha immediatamente acceso il dibattito politico in Italia. Il Premier Giorgia Meloni ha rivendicato la bontà dell’accordo con Tirana, sottolineando come il progetto, inizialmente osteggiato, stia guadagnando sempre più riconoscimenti internazionali. “Non dobbiamo avere paura di costruire soluzioni innovative, come quella che l’Italia ha lanciato con l’Albania – ha detto Meloni in un videomessaggio al Border Security Summit di Londra –. Un modello che oggi viene ripreso dall’Ue stessa. Questo significa che avevamo ragione”.
Il Presidente ha anche ricordato il sostegno del Regno Unito al progetto, sottolineando il ruolo dell’Italia come “apripista” in materia di gestione dell’immigrazione irregolare. “Abbiamo ancora molto lavoro da fare insieme – ha concluso – ma sono felice di contare sul supporto di Londra”.
Le reazioni
Immediate le reazioni politiche. Fratelli d’Italia esulta per il via libera europeo: “La Commissione conferma che i Cpr in Albania sono compatibili con le norme Ue – ha dichiarato la Deputata FdI Sara Kelany –. Cosa diranno ora la Schlein, Renzi o la presidente di Magistratura Democratica Silvia Albano, che parlavano di violazione del diritto europeo?”. Di segno opposto il commento di Alleanza Verdi e Sinistra, che attacca duramente il Primo Ministro. “Meloni si giustifica continuamente perché sa che ha causato un danno da 1 miliardo di euro per una scelta puramente ideologica – ha dichiarato Filiberto Zaratti –. Il progetto è disumano e fallimentare: altro che modello, è una figuraccia internazionale”.