“Chi non legge vive una sola vita, chi legge ne vive mille”. Parte dalla suggestiva citazione di Umberto Eco il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che questa mattina ha incontrato al Quirinale una delegazione dell’Associazione italiana editori. Un incontro denso di contenuti, riflessioni e preoccupazioni, in cui il Capo dello Stato ha tracciato una vera e propria mappa culturale e civile dell’importanza del libro nella società italiana. “È un grande piacere incontrarvi – ha esordito Mattarella – anche per respirare un po’ di ossigeno culturale”. Un respiro che, secondo il Presidente, si alimenta grazie alla “varietà delle vocazioni e dei campi di impegno delle varie case editrici”, presidi fondamentali di libertà, cultura e promozione dei diritti.
Nel suo discorso, Mattarella ha valorizzato i numeri illustrati dal Presidente dell’AIE Ricardo Franco Levi, che ha accompagnato la delegazione: oltre 5.000 editori attivi in Italia, più di 70.000 nuove pubblicazioni l’anno e 160 milioni di libri acquistati. Dati che confermano, ha sottolineato il Presidente, quanto l’editoria sia un “motore economico e culturale” e al tempo stesso “un elemento indispensabile per la nostra democrazia”.
Criticità
Pur riconoscendo i progressi, Mattarella non ha ignorato le criticità: grandi differenze territoriali nella diffusione della lettura, difficoltà di accesso per molte famiglie, il pericolo di un’attenuazione dell’approfondimento culturale tra i giovani. “C’è un rischio di depressione culturale, di impoverimento del linguaggio”, ha ammonito, facendo riferimento anche all’abitudine – sempre più diffusa – di “liofilizzare le parole” nei messaggi digitali. Mattarella ha rivolto un monito preciso, in particolare ai più giovani: “Questa tendenza a contrarre le parole, a ridurle a simboli, impedisce al pensiero di esprimersi appieno, privandolo della sua ricchezza e profondità”. Da qui la centralità del libro come “strumento che stimola, sviluppa e custodisce la capacità espressiva e critica”.
Non è un semplice appello nostalgico, ma una chiamata all’impegno anche per il futuro. “Il pensiero – ha detto il Presidente – è ciò che ci permetterà di governare l’intelligenza artificiale, non di subirla. Senza una mente capace di esprimersi, rischiamo che il rapporto tra uomo e tecnologia si ribalti”.
Il libro come strumento democratico
Un passaggio cruciale del discorso ha riguardato la dimensione etico-politica del libro. “L’editoria è un presidio di libertà”, ha affermato Mattarella, sottolineando la necessità di tutelare il diritto d’autore e garantire il sostegno istituzionale alla diffusione del libro, in particolare in ambito scolastico. Ha poi elogiato l’iniziativa ‘#ioleggoperché’, che ha portato in nove anni 700.000 libri nelle biblioteche scolastiche: “Un contributo prezioso alla qualità dell’istruzione e all’esortazione alla lettura”, ha osservato il Capo dello Stato.
L’apertura alle nuove tecnologie, incluso l’uso dell’intelligenza artificiale, è stata riconosciuta come inevitabile e anche positiva, ma solo se accompagnata da una solida cultura del libro. L’editoria, ha osservato Mattarella, “deve continuare a innovare, ma senza perdere di vista la sua funzione originaria: stimolare il pensiero, custodire la memoria, formare coscienze”.
Il ruolo delle istituzioni
Nel suo intervento, il Presidente ha richiamato anche la responsabilità delle istituzioni: “La lettura e l’editoria non sono un lusso, ma una necessità civile. Il loro sostegno deve essere tra le priorità della vita pubblica, perché riguarda il futuro dell’Italia”. Un futuro che passa non solo dall’economia e dalla tecnologia, ma dalla capacità di continuare a pensare, a raccontare, a tramandare. “Per questo – ha concluso Mattarella – vi ringrazio per quello che fate ogni giorno per la cultura del nostro Paese. È un contributo prezioso, che dobbiamo valorizzare e difendere”.