lunedì, 24 Marzo, 2025
Attualità

Dazi e soluzioni, guardando ancora al realismo di De Gasperi

Nell’acceso dibattito politico italiano torna il ruolo dello statista trentino: libertà di iniziativa privata e aperture internazionali fondate su rispetto e fiducia. Le riflessioni di Tajani e Casini

Scenari difficili per l’economia italiana ma le idee non mancano. Rafforzare e sostenere le imprese e aprire un dialogo con tutti che si ispiri ad intese fruttuose

In queste ore eventi contrastanti si sommano. Dalle decisioni dell’Unione di riarmo e rilancio della difesa comune, al ruolo dell’Italia con le sue priorità e scelte, alle preoccupazioni sull’imminente impatto dei dazi sull’economia europea e sul nostro Paese. Da sfondo anche un acceso confronto politico sul Manifesto di Ventotene e sulla visione più volte evocata in questi giorni di Alcide De Gaspari sul ruolo dell’Italia uscita dalla dittatura fascista e dalla guerra. Evitiamo come di tradizione le polemiche ideologiche per rimanere ai fatti.

Uno scenario difficile

Iniziamo una riflessione sui dazi e su cosa possono rappresentare per noi. Come viene ricordato da economisti e studiosi il nostro sistema produttivo è legato a doppio filo all’export e nel ricevere materie prime da trasformare. La crisi dei dazi potrebbe avere quindi effetti significativi in termini economici che sociali. Tratteggiando gli scenari sfavorevoli ci troveremo ad un aumento dei costi per le imprese. Settori come l’agricoltura, il manifatturiero, l’industria e meccanica, l’agroalimentare e la moda ne risentiranno maggiormente. Per l’Istat sono 23 mila le imprese vulnerabili all’export. L’istituto ricorda inoltre come “negli ultimi anni, in particolare, l’Italia ha orientato i propri flussi di export verso i mercati extra-Ue, soprattutto quello statunitense”.

Attenzione al Pil

Se l’Italia non riesce a competere sui mercati globali questo inciderà su una parte significativa del Pil. Le prime ad avere un contraccolpo sul piano della competitività saranno le nostre piccole e medie imprese che già soffrono una forte pressione fiscale, di una concorrenza sleale per l’agroalimentare, costi energetici alti, fattori che innescherebbero un ulteriore calo di opportunità nei mercati.

Incertezze e rischi

Nel mirino restano le imprese cosiddette “foreign dependent”, 4.600 aziende, che impiegano 400 mila addetti e generano il 5,7% del valore aggiunto e il 23,8% delle importazioni complessive. Da questi numeri si comprende la delicatezza delle nostre relazioni internazionali per le quali discende la cautela del presidente del Consiglio Giorgia Meloni che punta alle intese diplomatiche per evitare drammatiche rotture e sterili arroccamenti. Un avvitamento degli scambi unita alla crescente instabilità incideranno sulla fiducia dei consumatori e degli investitori, contribuendo a una riduzione della crescita.

Idee per uscire dalla crisi

Da Confindustria, alle Associazioni di categoria di commercio e agricoltura, si ragiona su come siano possibili soluzioni che devono essere trovate. Le idee di cui ci facciamo portavoce non mancano, ad esempio, il diversificare i nostri mercati di esportazione, l’espansione del commercio con Paesi che non impongono dazi elevati o che sono meno suscettibili a guerre commerciali. Nel contempo alle imprese servono incentivi fiscali, accesso a finanziamenti e assistenza nel commercio internazionale, potrebbe mitigare gli effetti negativi.

L’Italia che dialoga con tutti

Le questioni economiche sono rilevanti ma a noi preme tuttavia fare una riflessione su un altro versante quello delle alleanze perché l’Italia ha sempre dialogato con tutti e ne hanno tratto benefici tutti. I nuovi scenari economici comportano sfide per l’Italia, ma con politiche appropriate di diversificazione e cooperazione internazionale, è possibile minimizzare gli effetti negativi e mantenere la competitività a livello globale. Siamo una nazione che per capacità e ingegno ha saputo affrontare difficoltà anche maggiori.

De Gasperi: mercato libero e libertà politica

Arriviamo alle polemiche parlamentari sul manifesto di Ventotene, noi ci schieriamo dalla parte di Alcide De Gasperi perché nel dopo guerra con lui come statista abbiamo avuto uno spartiacque tra la dittatura e la democrazia. La struttura economica nazionale si fondava sulla “iniziativa privata ed il libero mercato”, contro le “concentrazioni industriali e finanziarie” con il presupposto “indispensabile”, della “libertà politica”. Ci piace ricordare chi ha posto le basi di una crescita economica concreta, diffusa e duratura, animata da un partito popolare come la Democrazia cristiana. Concludiamo con due autorevoli esponenti politici. Le parole del ministro degli Esteri e vice premier Antonio Tajani: “Grande rispetto per tutti, la mia Europa è quella di De Gasperi, Adenauer e Schuman”. E quelle del senatore, Pierferdinando Casini: “De Gasperi ha imposto idee che allora erano divisive (la Nato, l’Europa) e con il passare del tempo quelle sue idee sono diventate patrimonio condiviso. Non se ne può appropriare in esclusiva la destra o al sinistra. Perché sono, in senso largo, il “tesoretto italiano”.

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